domenica 5 giugno 2011

Tecniche di scrittura: il testo uno e trino


Prendi tre e scrivi uno
Triplicare i tuoi testi senza sforzo


Introduzione
Credo che il sogno di ogni scrittore sia poter scrivere solo ed esclusivamente ciò che il lettore vuole leggere.

È quello che voglio provare a fare con questo Special Report.

Se riesco a elaborare qualcosa che so essere ai primi posti tra gli interessi dei lettori, allora potrò ritenermi soddisfatto.

L’ideale dunque è partire da una testimonianza diretta: l’email di una lettrice.

Nelle sue parole c’era scritta a chiare lettere la richiesta di una soluzione a un problema di scrittura.

Quando ho letto il suo messaggio, una vocina interna mi ha detto che questa era l’occasione buona di scrivere, in un certo senso, on demand.

Ma partiamo senz’altro dal testo vero e proprio.

Nell’email la lettrice dichiara:

Il mio problema più grande nello scrivere è paradossalmente che sono troppo sintetica (lo sono anche quando parlo) i miei scritti mancano di trama, di abbellimento al contenuto, almeno questo è quello che penso.

Una definizione del problema molto precisa, non c’è che dire: troppa sintesi, poca dimensione narrativa ed estetica, quindi testi scarni e una velata richiesta su come fare.

Aiuto, mi si è ristretto il testo!
Prima di provare a rispondere, è bene chiedersi se ci siano o meno delle lunghezze e delle corposità prestabilite.

È giusto chiedersi quanto dev’essere lungo un testo?

È una domanda che tutti coloro che scrivono si pongono, vuoi perché gli vengono dati dei limiti, vuoi perché temono di annoiare i potenziali lettori.

Proviamo a esaminare insieme alcune tipologie testuali e a misurarle, e vediamo a mo’ di esempio quali differenze passano tra i quotidiani, i romanzi o la rete.

  • L’articolo di giornale, per esempio, si aggira intorno al migliaio di parole: tieni presente che la lunghezza degli articoli su un quotidiano è influenzata da fattori che nulla hanno a che vedere con la scrittura, come la necessità di inserire dei box pubblicitari nella pagina.
  • Se entriamo nel campo della narrativa, i nostri anni hanno visto l’esplosione del formato romanzo e in giro circolano mattoni di quattrocento o cinquecento pagine, se non di più, perché la tecnica compositiva utilizzata dagli autori si basa proprio sull’espansione.
  • Infine, se voltiamo lo sguardo verso internet e ci tuffiamo nel mondo dei blog, possiamo contare una oscillazione tra cinquecento e settecento parole per un post medio, per favorire la velocità di lettura.

Tre contesti editoriali molto diversi, con lettori motivati da fattori completamente distanti tra loro, e quindi con dei limiti di lunghezza estremamente dissimili.

Anche senza voler essere fiscali, delle misure medie e dei limiti massimi senz’altro esistono e tutti ne siamo consapevoli.

Non si può quindi rispondere né alla mia lettrice né a nessun altro che non bisogna crearsi il problema della lunghezza.

Si può provare a riflettere con la consapevolezza che ogni testo in qualche modo richiede una certa estensione.
In base al contesto, infatti, scrivere in una misura inferiore agli standard può essere un problema più o meno grave.

  • È meno grave su un blog, dove un post può essere costituito da una riga di commento a una foto, per esempio.
  • È più grave in un testo argomentativo, dove l’esposizione dev’essere dettagliata e minuziosa.

A ciascuno il suo, insomma.

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