domenica 29 agosto 2010

Dal parlato allo scritto: tre trappole da evitare

Chi sa parlare in pubblico ha il dono di creare una forte connessione con gli ascoltatori.

Così si potrebbe pensare che chi ha questo dono sarebbe altrettanto capace di ricreare quel rapporto con un testo scritto.

Sfortunatamente convertire un testo vocale in un testo scritto non è così facile.

Non sto parlando di usare la voce invece che la penna o la tastiera: esistono grandiosi software per la dettatura di testi al PC e io stesso uso costantemente il più famoso, ne ho parlato a lungo anche in Scrittura Rapida al PC.

Intendo dire che un discorso, improvvisato a voce o costruito per essere ascoltato e non letto, non si adatta alla pagina scritta se non sottoposto a notevoli modifiche.

I libri sono statici, la sola interazione avviene tra le parole stampate e l'immaginazione del lettore.

Una volta che il libro è scritto, l'autore non ha più alcun ruolo (eccetto quello del marketing).

La voce è qualcosa di dinamico, chi parla si accorge delle reazioni del pubblico e può cambiare la sua presentazione al momento.

Scrivere non ti dà la stessa libertà che parlare.

Spesso chi è abituato a esporre con le parole non si accorge di questa differenza finché non prova a scrivere.

Così si cade nelle tre trappole che aspettano chiunque voglia passare dal parlato allo scritto.

Se sai evitarle, puoi scrivere un libro più velocemente, ingaggiare meglio i tuoi lettori e vendere il libro con più rapidità.

martedì 17 agosto 2010

Compiti per le vacanze...


Un estratto dal mio prossimo lavoro, in uscita a settembre, un esercizio divertente e stimolante per chi non vuole mollare carta e penna anche sotto l'ombrellone.




Scrivi nei commenti il risultato, per condividerlo con gli altri lettori.

A presto...



Pillole personali

Si tratta di fare liste e riempirle con qualcosa che emana direttamente dalla tua personalità

Puoi usare titoli come le dieci cose a righe che io amo e sotto scrivere quaderno, pigiama, tenda, pavimento, piscina, oppure sotto il titolo le mie prime volte potresti scrivere la prima cosa che ho visto quando sono nato, la prima cosa che vedrò quando morirò, il primo amore, il primo odio, la prima paura, il primo incubo, la prima stella cadente, la prima umiliazione, la prima volta che non mi sono piaciuto...


Scrivi la tua lista in modo rapido e selvaggio:
  • le dieci cose che odio di più negli ultimi dieci minuti
  • i dieci cibi che odio di più
  • i miei dieci peggiori nemici
  • le cose che mi fanno piangere
  • i suoni più sexy
  • le sette cose che non avrei mai voluto dire
  • le otto cose che non avrei mai voluto pensare...

lunedì 9 agosto 2010

Scrivere commenti: l'onestà del lettore

Ho parlato già due mesi fa dei commenti, in Commentare o non commentare sui blog?, soffermandomi sui tanti cacciatori di link a scrocco che pensano io metto il commento con la mia firma e gli altri cliccandoci su visiteranno il mio sito.

Oggi voglio concentrarmi sull'arte di commentare i post in sé stessa e tracciare le linee guida per un commento utile.

I commenti sono fatti dai lettori, e di lettori ce n'è a bizzeffe.

Il lettore di passaggio, che non ha nulla a che fare con la materia trattata ma che, spinto da un impulso a cui non sa resistere, lascia la sua traccia, tessendo un principio di relazione spontanea con l'autore e il testo (non è un caso che io metta al primo posto dell'elenco questo tipo di commentatore, ma è solo una mia preferenza).

Poi c'è il lettore competente, lui sa tutto, l'articolo gli interessa proprio perché, come fosse la punta di un iceberg, ridesta in lui tutto il sommerso sapere che, nel breve spazio del box per i commenti, pretenderebbe di far affiorare.

C'è il lettore ingenuo, e per me questo aggettivo ha solo un'accezione positiva, che reagisce al post come a una persona, gli fa domande, spesso le prime che gli vengono in mente, confronta ciò che ha letto con le esperienze della sua vita, è un lettore e commentatore molto utile perché riporta le questioni trattate nei post a un livello terreno.

C'è il lettore polemico, che ha bisogno di vedere sé stesso riflesso e investito di visibilità, non a caso legge e commenta diverse materie nello stesso tempo, controlla con costanza lo stato dei suoi interventi, e se non può per un giorno fare il suo atto di presenza avverte un'ombra di mancanza e il sentore di sintomi da dipendenza, mentre sarebbe meglio aprisse un suo blog per lanciarsi nell'avventura di un diario pubblico.

lunedì 2 agosto 2010

Scrittura funzionale o creativa?

Il titolo non è un invito a scegliere su quale tipo di scrittura concentrarsi.

Credo che gli amanti della scrittura sappiano già quale strada seguire, e poi la distinzione sarebbe solo la prima di una lunga serie.

Scegliendo la funzionale, infatti, poi ti toccherebbe decidere se buttarti sull'informazione o sull'argomentazione, e rispettivamente scegliere da una parte se informare o spiegare e dall'altra se criticare o proporre, e mille altre piccole domandine per arrivare al tuo testo.

Non ne parliamo, poi, delle scelte sul versante della creativa: poesia o prosa? romanzo, racconto, novella? verso libero o metrica?

Tra i passi più emozionanti per uno scrittore ci sono anche le soluzioni a questi enigmi, che lascio alla tua sensibilità.

Vorrei focalizzare invece gli aggettivi, funzionale e creativa.

Mi sembrano davvero illuminanti per comprendere come funziona la nostra testa quando ci accingiamo ora a un tipo e ora all'altro tipo di scrittura.

Cerca nel blog