lunedì 6 giugno 2011

La scrittura "scientifica"



C'eravamo io, Benjamin e...
Quando vedo Maurizio Crozza fare la parodia di Zichichi rido anche con le unghie dei piedi.

Ma voglio proprio parlare di scienza, anzi, di scienziati, per vedere se i grandi fautori della magnifica rivoluzione culturale del XVII secolo hanno ancora qualcosa da insegnarci.

E soprattutto, se la scienza è ricerca della verità, sperimentazione e rigore, e se queste tre caratteristiche riguardano anche la scrittura, in che modo i grandi scienziati rivoluzionari possono insegnare qualcosa a noi miseri lavoratori della penna che la rivoluzione la possiamo soltanto fingere sulla carta.


Galileo: contro l'autorità
Italo Calvino sosteneva che Galileo Galilei fosse il più grande scrittore di letteratura informativa, e non gli si può certo dare torto.

Ma non è del Galileo grafomane che voglio parlare, bensì dell'uomo che, animato da una sincera fede e dal vivo entusiasmo di conciliare religione e scienza, cercò per tutta la vita di convincere la Chiesa che essa non poteva basare il suo prestigio sul controllo dell'autorità culturale e scientifica, e che addirittura essa non avesse nulla da temere dalle nuove scoperte di cui lo stesso scienziato pisano si rese protagonista.

Purtroppo non fu molto convincente con le alte sfere ecclesiastiche, e lo costrinsero ad abiurare.

Ma la storia di Galileo Galilei ci insegna che il nostro compito non è assoggetarci alla cieca a qualsiasi autorità precostituita, bensì sperimentare di persona e avere il coraggio di affermare la nostra voce.

Scrivi, dunque, per affermare il tuo diritto di espressione.

Keplero: l'immaginazione al potere
Strano che proprio Galileo si comportasse con una certa rigidità nei confronti di Keplero, riguardo alle traiettorie dei pianeti.

Forse Galileo pensava che il modo in cui Keplero era pervenuto alle sue teorie fosse poco scientifico.

Keplero invece seppe seguire la sua immaginazione, in due modi:

  • innanzitutto, non si lasciò condizionare dallo stereotipo che le orbite dovessero per forza essere circolari, solo perché il cerchio è una figura "perfetta" come si pensava dovesse essere tutto il cosmo
  • per calcolare le traiettorie si servì della teoria musicale, intuendo che le distanze tra i pianeti corrispondessero agli intervalli armonici (idea che risale ai greci)
Il fantasioso metodo di Keplero ha avuto ragione sulla correttezza stereotipata del suo insigne collega.

A noi resta l'invito a non rinunciare alla nostra immaginazione e a mettere in discussione le nostre idee per scovare gli stereotipi nascosti e puntare all'originalità.

Newton: questione di "principia"
Nel 1687 Isaac Newton pubblicò Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, un'opera colossale che per trecento anni ha dominato l'ambiente degli studi di fisica.

Newton capì che la scienza, uscita dal medioevo, aveva accumulato un numero troppo vasto di nuove e grandi scoperte, e che nella letteratura specialistica si era venuto ormai a creare un vuoto di conoscenze e di fonti che andava colmato.

Così, oltre a studiare e sviluppare la fisica moderna, Newton si apprestò a scrivere ciò che non era mai stato più scritto dall'epoca classica: un trattato sistematico dell'intero sapere scientifico.

Se sei in grado di scrivere un testo che faccia il punto della situazione, che riepiloghi dalla A alla Z un corpus di conoscenze, se puoi produrre la tua piccola Bibbia su quel che t'interessa, devi farlo, per offrire ai tuoi lettori un punto di riferimento ineludibile.

È scientificamente dimostrato che tutto ciò funziona.

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