martedì 28 settembre 2010

Un anno di Scrivibene.com!

Tanti auguri a me e a questa creatura il cui pensiero mi accompagna ogni giorno.

Per l'occasione, voglio pubblicare un appunto che risale a qualche mese fa: gli otto pilastri della mia scrittura.

Li avevo custoditi per una sorta di pudore, e me li rileggevo ogni tanto, come a misurare le condizioni della creatura.

 La ricorrenza mi sembra il momento giusto per condividerli con te.

Insieme alla torta, si capisce.

Buona lettura

giovedì 23 settembre 2010

Scrivere oggi con l'eredità degli antichi

Qualche giorno fa, durante un noto programma televisivo, si è parlato di un vecchio modo di dire che attribuisce all'oca, all'ape e alla pecora il ruolo di animali padroni del mondo.

Il titolo, assegnato in epoche remote, deriverebbe dall'impiego di questi animali, o di loro derivati, nella scrittura: dall'oca infatti si ricavano le penne, dall'ape la cera per sigillare e dalla pecora la pelle per la pergamena.

Non avevo mai sentito questo modo di dire né l'ho trovato negli elenchi di proverbi, tuttavia la mia mente di blogger è partita in quarta, ed eccomi qua.

È vero, oggi non scriviamo più intingendo il calamo delle penne d'oca nell'inchiostro, né timbriamo la cera calda con il nostro sigillo per firmare, né tantomeno utilizziamo più un supporto di pelle per scrivere.

Tuttavia questi tre elementi, con i dovuti cambiamenti epocali, continuano a essere fattori essenziali della scrittura.

sabato 18 settembre 2010

Controllare il testo: le inezie che sfuggono

Revisionare il testo è un obbligo al quale chi scrive non può sottrarsi.

Ma è un'operazione complessa e faticosa, perché rimette in discussione non solo la forma, la correttezza linguistica, la formattazione, bensì il contenuto stesso e le scelte stilistiche.

Quando hai svolto una buona revisione ti coglie una spossatezza forse maggiore di quella provata dopo la stesura.

A me capita spessissimo, dopo aver revisionato, di non sentire più neanche un briciolo di forza per fare l'ultimo controllo del testo.

Eppure dare un'occhiata finale è fondamentale, perché alcune inezie potrebbero sfuggire o essere date per scontate, e il testo pubblicato potrebbe recare imperfezioni se non errori che guastano l'effetto complessivo.

Ti offro per questo la lista che utilizzo per i miei ultimi controlli: usala immediatamente prima di pubblicare un tuo testo.

sabato 11 settembre 2010

Scrivere un testo voluminoso: quattro pericoli da evitare

La scrittura funzionale, a differenza di quella creativa, è costituita in larga parte da testi di breve e media lunghezza.

Certo, anche nella narrativa esistono racconti brevissimi, quasi degli scherzi narrativi, ma sono appunto un'eccezione estrosa più che la norma.

Invece, nel campo della scrittura funzionale, la forma dell'articolo, del saggio breve, o del post - come questo - copre in larga parte l'intero corpus.

Ma ci sono testi funzionali di raggio più ampio, manuali, saggi, trattati, che sicuramente non possono essere scritti in poche ore o minuti, come a volte può accadere per le forme brevi.

In quel caso, allo scrittore non basta dire ora mi metto e scrivo, perché questa frase gli toccherà ripeterla più volte.

Dovrà pianificare il suo lavoro.

Con le giuste procedure è comunque possibile sfruttare tutte le tecniche per la scrittura di post e articoli, allo scopo di scrivere report, ebook e manuali più consistenti: per questo nel mio Scrittura Rapida al PC troverai uno special bonus, Ebook Rapidi che ti insegnerà proprio il metodo giusto per arrivare comunque all'obiettivo, anche scrivendo un testo più corposo.

Questa esigenza di pianificare, dettata dal voler scrivere un testo di misura più ampia, lo costringerà ad affrontare il problema della quantità, ed egli si chiederà se è troppo o troppo poco, come ampliare e come ridurre.

Spesso, lavorando a un testo voluminoso, gli autori si cautelano facendo un grosso lavoro di ricerca e raccolta materiali, ma più è ampio questo lavoro più problematica sarà la scelta su cosa conservare e cosa scartare.

Inoltre, se scrivere un piccolo post e revisionarlo può essere roba di poche ore al massimo - sto esagerando! - non si può dire altrettanto di un testo che aspiri a superare le cento pagine, e la sensazione di controllo sul proprio testo diminuirà inevitabilmente aumentando la misura, cosa che potrebbe generare irrequietezza nell'autore.

Insomma, all'aumentare delle dimensioni del testo corrisponde un aumento dei problemi, per chi scrive.

Come risolverli?

giovedì 9 settembre 2010

Scrivere un'autobiografia - Dai spazio alle tue storie!

Ti do il benvenuto in Autobiografia facile, un percorso guidato che ti permetterà di produrre racconti tratti direttamente dalle tue esperienze di vita.

Voglio subito farti una premessa importante.

Io insegno a scrivere e batto molto con gli studenti sul non eccedere nel racconto di fatti estratti dalla propria quotidianità.

Ma come, dirai, vuoi insegnarmi a scrivere la mia autobiografia e poi mi dici di non eccedere nel farlo?

Il vero problema è che quando scriviamo di noi apriamo le porte della nostra sfera emotiva e tendiamo a perdere il controllo sulla qualità di ciò che scriviamo.

Soprattutto gli esordienti abusano di questo sistema, chissà perché le persone pensano che la loro vita sia costellata di avventure coinvolgenti e che le emozioni vissute siano capaci di commuovere chiunque ne venga a conoscenza.

Potremmo chiamarla la “sindrome del diario facile”, e io non voglio che tu commetta questo errore.

Per aiutarti, ho creato questo ebook che coniuga la ricerca dei ricordi giusti sui quali costruire racconti avvincenti, e un set di tecniche per pianificare, stendere e revisionare in maniera efficace il tuo racconto autobiografico.

Perché scrivere un'autobiografia non è soltanto tradurre in parole ciò che hai nella memoria, ma significa creare le condizioni necessarie affinché il lettore possa vivere un’esperienza avvincente.

Esistono scrittori dotati e altri che hanno bisogno di conoscere come funziona la comunicazione scritta, ma la sostanza non cambia: un testo che si fa leggere risponde a delle regole ben precise.

L’autobiografia, e le storie di vita in genere, hanno un difetto: raccontano fatti svoltisi in ordine cronologico e così li abbiamo registrati nella nostra mente.

Già questo è un limite: la maggior parte delle storie di narrativa invece cattura il nostro interesse perché la narrazione comincia quando magari il protagonista è nel bel mezzo di un pericolo o di una situazione incresciosa o di un mistero, così l’autore deve spiegarci i retroscena, gli antefatti, poi passare a raccontare il seguito.

Questo è uno stratagemma che non troverai in nessuna biografia, ma perché non usarlo?

Perché mai non dovresti applicare questa, come tante altre regole della buona narrativa, per scrivere la tua storia personale?

Così come l’approfondimento del personaggio (che poi saresti tu): in un romanzo grondano dettagli che ti fanno conoscere il protagonista e gli altri personaggi come se tu stessi camminando in mezzo a loro.

Ma se leggi la maggior parte delle biografie o delle storie personali, soprattutto degli esordienti, non provi questa sensazione, si limitano a raccontare cosa gli è successo come se fosse la cosa più straordinaria di questo mondo, dimenticandosi che i “problemi” ce li abbiamo tutti, tutti soffriamo, tutti abbiamo vissuto col cuore in gola in vari frangenti.

Altrimenti tutti saremmo maestri nel raccontare, come mai non è così?

Perché in realtà anche la scrittura di una storia di vita deve rispettare alcuni canoni.

Ma la “perla” che troverai in questo percorso è il lavoro sui valori.

I migliori racconti sono quelli che ci lasciano un messaggio su questioni di importanza vitale.

Ora, come diamine fa uno scrittore a calcolare che quel particolare messaggio arriverà a destinazione?

Egli non si limita a comunicarlo, a dichiararlo, ma tutto ciò che accade in una storia, gli episodi tra i quali si muove e vive il personaggio, tutti hanno a che fare con questioni di coscienza, prese di posizione, ideali di vita, e su ognuno di questi temi importanti il protagonista spesso vive un conflitto, un momento difficile, un dubbio, ora raccontato in modo drammatico, altre volte con vena ridicola, ma un personaggio vivido ha sempre qualche importante maledetta faccenda da risolvere con la sua anima.

È questo che io ti insegnerò nel percorso di Autobiografia facile: costruire un racconto che abbia te per protagonista, dotato di tutti i canoni necessari a rendere la sua lettura intrigante e, soprattutto, nel quale scorrerà ciò che tu ritieni vitale per la tua identità e per quello che dà senso alla tua vita.

Buon lavoro!

Autobiografia facile oggi è VIDEO!!! (videotutorial 98 minuti + ebook PDF, 48 pp.) 


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martedì 7 settembre 2010

Parole in libertà

A volte ti siedi al computer ma le dita arrancano, oppure la punta della tua penna continua a ribadire lo stesso punto blu o nero sul foglio e non riesce a dipanare quel filo d'inchiostro col quale poterti esprimere.

A volte le parole sembrano cacciarsi sul fondo di un cassetto che fa fatica ad aprirsi e la pagina è una distesa innevata di bianco.

Per liberare le tue parole, prova uno di questi "grimaldelli":
  • scrivi a qualcuno, chi fa scrittura funzionale spesso immagina - a ragione - che il suo testo verrà letto da una moltitudine di persone, un articolo, un report, un annuncio, ma il pensiero di troppe persone aumenta l'ansia, riuscirò a interessarli al punto giusto? e questo frena ancora di più, perciò riduci il tuo campo a una sola persona, puoi immaginarla oppure può essere qualcuno che conosci, col quale condividi un linguaggio e un immaginario comune
  • controlla il linguaggio, dal linguaggio a volte ricavi il tuo stato mentale, se ti accorgi di usare penso, devo, faccio, probabilmente aumenti il senso di costrizione, prova a sostituirli con sento, voglio e sono per darti maggiore libertà
  • non pensare al risultato, alla reazione che ti piacerebbe ricevere dal lettore, concentrati invece sul piacere di scrivere, e per aiutarti puoi scrivere una storia invece che un articolo, un breve aneddoto, oppure una poesia, un testo che anche nella forma rappresenti uno spazio più libero di un testo informativo
  • spezza il ritmo, ossia allontanati per un po', fai qualcos'altro, a volte basta anche cambiare stanza o posizione sulla sedia, oppure "nutri" la tua sensibilità, ossia leggi qualcosa, fai una passeggiata, guarda un film, e la tua creatività riprenderà vigore
  • taglia il superfluo, questo puoi farlo quando hai quasi finito un testo ma qualcosa ancora ti trattiene dal lasciarlo andare, non ti convince, allora prova ad alleggerirlo eliminando gli eccessi, alleggerirai anche il tuo spirito
  • cambia genere, pensa a quanti tipi di testo esistono e sperimenta, fai delle liste, una lettera, una storia di sole trenta parole, un haiku, un limerick, per vedere cosa ne viene fuori e magari buttare via la zavorra
  • scrivi sul proibito, perché a volte il toro va preso per le corna, e se ci sono argomenti dai quali cerchi di tenerti a distanza, forse sono proprio quelli che stanno premendo e ingolfano la tua produttività, dagli spazio, scrivi di ciò a cui opponi una strenua resistenza
  • scrivi senza scopo, segui solo il movimento della penna o il ticchettìo delle dita sui tasti, scrivi il tuo flusso di pensieri proprio mentre stai scrivendo, a volte pochi minuti di sfrenata libertà ti aiutano a riprendere il governo delle tue capacità
Uno dei modi migliori e che ti da il notevole vantaggio di comprendere le ragioni del tuo blocco è scrivere proprio cosa ti sta bloccando, come in una confessione per sé stessi, per esplorare questo momento di stasi, comprendersi e ritrovare la serenità.

Buon lavoro...

giovedì 2 settembre 2010

Lo scopo della scrittura

Semplice: il modo in cui ti fa sentire.

La possibilità di esprimerti lasciando un segno, di svelare ciò che è celato, di soffiare vita in parole, carta, schermo, che di per sé vita non hanno, apre le porte a un senso di benessere e ti fa provare gratitudine per il privilegio di poter scrivere.

E il tuo benessere è qualcosa - forse l'unica - per cui essere grati.

Scrivere avendo come faro questo senso di gratitudine ti aiuta a notarlo, a catturarlo, a nominarlo, a condividerlo.

La gratitudine cambia il modo in cui scrivi, e scrivere con gratitudine cambia te.

Scrivere di cosa?

A volte basta notare la straordinaria ordinarietà delle persone, dei luoghi, della vita che attraversi.

Ma è un sistema che non funziona, né per te, né per gli altri, né per la scrittura, se non imprigioni i dettagli, la specificità di ogni esperienza che fai.

La gratitudine di cui parlo è refrattaria alla banalità.

Eleggila come scopo della tua scrittura ed essa cambierà le parole che scriverai.

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