L'autore

La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto.

Scrivere, una parola cava come un buco nero: nessuna pratica umana è più insidiosa e nello stesso tempo entusiasmante di quella del mettere insieme parole.

Scrittura, solo un lavoro come un altro, o un dono, un’arma, realizzazione dell’intelletto possibile, gaudio della comunicazione e fucina del senso.

Che cosa diventiamo quando scriviamo?

Posso provare a spiegare quello che faccio:

rifletto sull’uso della parola


se lo ritieni troppo alto, posso anche eccedere:

sono uno studioso del dire che diventa il fare, del linguaggio che si fa realtà momentanea, di come le parole di ogni giorno hanno un aspetto prezioso che solo il testo in cui le organizzi è in grado di svelare.


Nulla di strano se a questo punto clicchi e te ne vai da questa pagina, a mo’ di telecomando con cui zappingare quando c’è la reclame.

Che cosa fa chi scrive?

Traduce, è una persona che pesca dalla Babele quotidiana e ne riordina i pezzi inventando una loro nuova prima volta, ben sapendo che quei pezzi sono l’esaltazione del riciclaggio.

C’è un dietro le quinte, nel raccogliere idee e parole, e un oltre il sipario nel regalarle a chi legge.

È una relazione naturale/artificiale che però non lascia spazio all’inganno, i testi tollerano poco mala fede e tendenziosità, e anche il più neofita dei lettori se ne accorge.

Una meraviglia del creato umano!

Su un fondo di semplicità, parole di tutti i giorni, lo scrittore finge, cioè fabbrica un senso diverso: è la storia dell’arte in dieci righe, nessun’altra arte può fare questo con un così basso dispendio di risorse!

Non è un lavoro da sottovalutare, si tratta di aprire finestre su nuovi panorami nella mente di chi legge.

Ogni sillaba vale infiniti percorsi possibili.

Noi siamo a mollo nella retorica, in ogni istante.

Chi scrive non inventa davvero nulla, anzi, può togliere il superfluo dai linguaggi stantii, gergali, parziali e presuntuosamente totalizzanti.

Scrivere è politica pura, non solo arte del possibile, ma striglia della coscienza: avere il coraggio di trovare nuovi modi di esprimersi è la strada maestra per la chiarezza, per uscire dall’ipnosi mediatica.

Zelo missionario?

Sicuramente no, la scrittura è anti-ecclesiastica per sua natura (per questo alcuni ce l’hanno messa tutta pur di costruire un corpus di Sacra Scrittura), scismatica verso sé stessa, eretica verso le etichette del tempo e della critica.

Se sai scrivere seguendo le trite 5 w puoi andare dappertutto, in questo mondo, ma è meno facile di un uovo fritto (e chi ha detto che sia facile, poi).

Buona lettura

Sergio Cima

P.S. A proposito di scrittura e cibo, Karl Kraus una volta disse: che cosa disgustosa uno scrittore che legge! Sarebbe come un cuoco che mangia!

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