sabato 14 maggio 2011

La scrittura viziosa



Sette P ne la fronte mi descrisse
col punton de la spada, e "Fa' che lavi,
quando se' dentro, queste piaghe", disse.

Con queste parole, in Purgatorio 112-114, Dante Alighieri racconta come l'Angelo simbolo della giustizia divina incida sulla sua fronte i sette segni dei vizi capitali - poi chiamati peccati - che verranno lavati via percorrendo le sette cornici del monte.

I sette vizi capitali, come anche le virtù, son stati abilmente rubati ad Aristotele - via Cicerone - dai teologi e dai padri della Chiesa come San Tommaso d'Aquino, e trasferite di sana pianta nel Cristianesimo.

È un bel po' che gli esseri umani "sanno" di avere questa tara insita nel proprio animo e cercano ogni mezzo per non farsene travolgere.

Poiché Dante rappresenta l'intero genere umano, a ben vedere questa propensione al vizio ce l'abbiamo tutti.

Superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia fanno capolino da dietro a parecchi comportamenti, eclatanti o banali, e possono dettare segretamente qualsiasi nostra azione.

Anche la scrittura?

Sì, persino in un testo scritto si può ravvisare la loro influenza.

Come evitare la scrittura viziosa?


Ci sono persone che sanno tutto, e purtroppo è tutto quello che sanno
Così Oscar Wilde metteva in guardia da coloro che ostentano sempre e comunque il proprio sapere, o il proprio valore.

Non è difficile trovare testi zeppi di termini eccessivamente ricercati, frasi oltremodo complesse, e soprattutto scritti senza essere focalizzati sul lettore, ma per l'autocompiacimento dell'autore.

Se vuoi evitare la superbia nella scrittura, ricorda che una delle parole più importanti è tu.

La semplicità a volte è il sintomo di un'interna avarizia
Alda Merini non era certo una che la mandava a dire, e solo le persone vere come lei sanno riconoscere al volo chi è semplice per virtù e chi lo è per difetto.

Poiché l'avarizia è un desiderio di trattenere, accumulare, proiettato verso il futuro, la scrittura avara è soprattutto quella di un certo marketing che ti fa "assaggiare", anzi, ti da un "sorso" di qualcosa nella speranza - spesso vana, perché se Dante nel Purgatorio ha le sette P in fronte, noi non abbiamo certo scritto giocondo - di far venir voglia al lettore di "bere" tutto il resto, naturalmente pagando.

Se il testo che scrivi non offre al lettore una possibilità concreta di cambiare il suo comportamento dopo la lettura, allora vuol dire che ti sei tenuto per te qualcosa e l'avarizia ha vinto.

Qui se non continet, nubat; melius est enim nubere quam uri
È Paolo di Tarso a parlare così, esortando coloro che non sanno contenere i propri appetiti sessuali a sposarsi, perché è meglio andare a nozze che bruciare di lussuria.

Il concetto viene poi ripreso in pieno Medioevo come monito per gli aspiranti monaci che però di continenza sessuale pare non volessero proprio sentirne parlare.

Nei testi lussuriosi abbondano citazioni, riferimenti bibliografici, note e rimandi non spiegati al lettore e non riutilizzabili.

Se citi, fallo per illustrare al lettore il perché di quella citazione, se rimandi a una fonte fallo solo se le informazioni di quella fonte sono strettamente legate a quanto stai dicendo.

Chi ha in bocca il fiele non può sputar miele
Questo proverbio sull'invidia sfiora anche la finta congratulazione, spesso dettata proprio dall'invidia più sperticata.

Una scrittura invidiosa cerca di fare a pezzi qualcosa o qualcuno senza proporre una valida alternativa.

Ciò è possibile soprattutto grazie alla retorica e ai suoi stratagemmi per smontare qualsiasi discorso individuandone la fallacia.

Ma un discorso sbagliato riferito a qualcosa di reale non rende per forza sbagliato anche quel qualcosa di reale.

Assicurati di scrivere "per" e di non scrivere "contro", se devi dire che qualcosa non va ricordati di aggiungere che cosa secondo te va.

Tanto va la gatta al lardo...
Che lo scrittore possa peccare con la gola si vede in modo chiaro dal fatto che "vomita" parole su parole.

La voglia di scrivere spesso nasce dal bisogno di tirar fuori ciò che hai ingurgitato con troppa foga.

Ma le informazioni vanno ben digerite prima di essere ritrasmesse a qualcun altro.

Testi golosi sono quelli che parlano di troppi argomenti contemporaneamente, mettendo troppa carne a cuocere e senza portarla ad adeguata cottura.

Scegli un solo argomento e parlane bene, per nutrire il lettore senza abbuffarlo.

Non ho mai conosciuto uno che non valesse un fico secco e che non fosse irascibile
Anche Ezra Pound aveva notato questa singolare ricorrenza negli esseri umani.

È un moto istintivo ricorrere all'ira quando ci sentiamo danneggiati, messi in secondo piano, scherniti.

Usare l'ira nella scrittura vuol dire fare sempre una questione personale di ciò che scrivi.

Il motivo per cui ho affermato in altri contesti che preferisco non leggere i blog diaristici è essenzialmente questo: sento l'importanza di quelle parole per l'autore ma non capisco che importanza dovrebbe avere per me.

Per evitare la scrittura iraconda chiediti qual è l'intenzione dietro al desiderio di scrivere un testo, per evitare di trasformarlo in un pulpito per i tuoi sfoghi.

La pigrizia è la ruggine dell'anima
Se gli altri sei vizi si caratterizzano per un eccesso nel comportamento, l'accidia nasce per un difetto di energia, partecipazione, azione.

L'accidioso è - tanto per fare un esempio - uno che vede le persone elette per governarlo e fare il suo bene perdersi tra riti neo-orgiastici e modifiche alle leggi da esse trasgredite e se ne sta lì a guardare, voltando la faccia dall'altra parte, indifferente e amorale di fronte all'immorale.

E nella scrittura?

Un testo accidioso è un testo senza autore, senza passione per quel tema, senza motivazione a scrivere.

Un testo fatto di parole che, pur avendo un significato, non esprimono la persona che le pronuncia.

Non si può piacere a tutti ma non per questo possiamo e dobbiamo rinunciare a noi stessi.

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