giovedì 23 settembre 2010

Scrivere oggi con l'eredità degli antichi

Qualche giorno fa, durante un noto programma televisivo, si è parlato di un vecchio modo di dire che attribuisce all'oca, all'ape e alla pecora il ruolo di animali padroni del mondo.

Il titolo, assegnato in epoche remote, deriverebbe dall'impiego di questi animali, o di loro derivati, nella scrittura: dall'oca infatti si ricavano le penne, dall'ape la cera per sigillare e dalla pecora la pelle per la pergamena.

Non avevo mai sentito questo modo di dire né l'ho trovato negli elenchi di proverbi, tuttavia la mia mente di blogger è partita in quarta, ed eccomi qua.

È vero, oggi non scriviamo più intingendo il calamo delle penne d'oca nell'inchiostro, né timbriamo la cera calda con il nostro sigillo per firmare, né tantomeno utilizziamo più un supporto di pelle per scrivere.

Tuttavia questi tre elementi, con i dovuti cambiamenti epocali, continuano a essere fattori essenziali della scrittura.


Questione di stile
Difatti, con la parola stile una volta si intendeva letteralmente lo spessore del tratto di scrittura, determinato nell'antichità dalle misure del ramoscello - lo stilo, appunto - che si usava per incidere le tavolette, poi sostituiti dalle penne d'oca.

Per metonimia, la parola stile ha assunto il significato di modo di esprimersi.

Quando si dice stile colloquiale o stile formale si intende una particolare scelta nel lessico nella sintassi tipica di un certo gruppo sociale caratterizzato da regole di comunicazione coerenti.

Anche se in questo momento non hai certo in mano una penna d'oca, non puoi esimerti dalla scelta di uno stile e non puoi evitare le conseguenze di questa scelta, perciò fanne buon uso.

Grandi firme
Nella cera si imprimeva un marchio spesso corrispondente allo stemma o al simbolo dell'autore del messaggio.

E anche oggi, nonostante la maggior parte dei documenti siano stampati da macchine, la firma in calce, fatta a mano, viene richiesta come prova di autenticità e appartenenza di quel documento.

Ma c'è di più: col tempo gli scrittori tendono a formare il proprio insieme linguistico, a scegliere un vocabolario preferenziale, una costruzione del periodo peculiare e congeniale, fino a rendere i propri testi immediatamente riconoscibili, come se ci fosse appunto la firma, ossia il sigillo nella cera.

Visto che ciò che scrivi esce comunque dalla tua mano, fa' in modo che la tua firma, ossia la tua personalità appaia in modo evidente.

Carta canta
E veniamo alla pecora e alla pergamena.

Il supporto su cui scriviamo influenza inevitabilmente la natura dei nostri testi e la vita stessa della cultura nella quale essi emergono.

Prendiamo proprio il caso della pergamena, la quale si sostituì al papiro pian piano perché più resistente e soprattutto riciclabile: molti messali del Medioevo furono scritti su vecchie pelli contenenti classici latini e greci che erano state raschiate per poter essere vergate di nuovo.

La stessa labilità caratterizza il supporto su cui sto scrivendo io, in questo mare immenso che è la rete, nel quale galleggiano miliardi di parole, diventa sempre più difficile avere uno spazio stabile e una durata nel tempo: mentre mi fa quasi piacere vedere per settimane i miei racconti fermi come a "lievitare", la scrittura su Internet invece mi incalza e io so che se voglio conservare vivi i miei blog devo scrivere con una certa regolarità.

Il supporto su cui scrivi, carta o schermo che sia, è strettamente intrecciato con le modalità e le finalità con cui ti dedichi alla scrittura, perciò sceglilo in modo consapevole.

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