domenica 29 agosto 2010

Dal parlato allo scritto: tre trappole da evitare

Chi sa parlare in pubblico ha il dono di creare una forte connessione con gli ascoltatori.

Così si potrebbe pensare che chi ha questo dono sarebbe altrettanto capace di ricreare quel rapporto con un testo scritto.

Sfortunatamente convertire un testo vocale in un testo scritto non è così facile.

Non sto parlando di usare la voce invece che la penna o la tastiera: esistono grandiosi software per la dettatura di testi al PC e io stesso uso costantemente il più famoso, ne ho parlato a lungo anche in Scrittura Rapida al PC.

Intendo dire che un discorso, improvvisato a voce o costruito per essere ascoltato e non letto, non si adatta alla pagina scritta se non sottoposto a notevoli modifiche.

I libri sono statici, la sola interazione avviene tra le parole stampate e l'immaginazione del lettore.

Una volta che il libro è scritto, l'autore non ha più alcun ruolo (eccetto quello del marketing).

La voce è qualcosa di dinamico, chi parla si accorge delle reazioni del pubblico e può cambiare la sua presentazione al momento.

Scrivere non ti dà la stessa libertà che parlare.

Spesso chi è abituato a esporre con le parole non si accorge di questa differenza finché non prova a scrivere.

Così si cade nelle tre trappole che aspettano chiunque voglia passare dal parlato allo scritto.

Se sai evitarle, puoi scrivere un libro più velocemente, ingaggiare meglio i tuoi lettori e vendere il libro con più rapidità.


Trappola numero uno: pensare che il testo parlato vada bene così com'è
Le persone abituate a parlare in pubblico spesso dicono non ho veramente bisogno di scrivere un libro, mi registro e quando vorrò, mi basterà fare una trascrizione!.

Sarebbe molto bello ma purtroppo la scrittura non funziona così.

Prima di tutto, il discorso parlato ha dei periodi di durata di 60 o 90 minuti.

Se provi a trascrivere 60 o 90 minuti di parlato ottieni sì e no 30 o 50 pagine.

Troppo poco per un libro.

Le affermazioni parlate non raggiungono mai la profondità di quelle scritte, è per questo che oggi vanno molto di moda, la gente ha bisogno di leggerezza.

I libri hanno caratteristiche differenti, nel tono, nel contenuto, nella densità.

In più, se nel discorso parlato puoi usare aneddoti e storielle, ciò che coinvolgerà il pubblico non è tanto il tuo discorso ma l'umore col quale lo pronuncerai.

E trasmetterai il tuo umore soprattutto col linguaggio non verbale.

Un altro modo per trasmettere buon umore sarà riferirsi a qualcosa che accade nei dintorni o è accaduto il giorno stesso.

È evidente che in un libro non potrai trascrivere le storielle e gli aneddoti usate nel parlato.

Non potrai trasmettere le inflessioni vocali o i tempi precisi usati per far funzionare le battute.

Il testo scritto ha regole tutte sue.

Trappola numero due: organizzare il testo scritto come un testo parlato
I discorsi sono organizzati diversamente dai libri.

Nel linguaggio parlato puoi usare una forma amichevole e puoi saltare da un argomento all'altro.

Ma il cervello di chi ascolta si comporta in modo molto più elastico del cervello di chi legge.

Chi legge necessita di alcune puntualizzazioni.

Quando parli puoi servirti del linguaggio non verbale e para verbale per fare allusioni mentre in un testo scritto questo è quasi impossibile perché il lettore non può leggere tra le righe ciò che non vede.

Se non ci credi prova registrare un tuo discorso a braccio e ne avrai la prova.

Sarà sempre necessario riorganizzarlo.

Trappola numero tre: non modificare i riferimenti
Quando devi preparare un discorso vai a caccia di esempi adatti al tuo pubblico e alle circostanze nelle quali parlerai.

Se sei una persona che usa il discorso parlato per lavoro, saprai già che ogni volta che ricominci dovrai riadattare riferimenti, battute e informazioni al nuovo pubblico.

Figuriamoci quando dovrai passare dal parlato allo scritto.

Un testo scritto dovrà essere comprensibile a un pubblico più vasto.

Gli editori poi cercheranno un libro che possa vendere negli anni ed è difficile che i contenuti di un discorso parlato possano essere durevoli negli anni.

Nel discorso parlato poi l'uso delle storielle è un modo pratico per insegnare agli ascoltatori qualcosa e funziona perché c'è un coinvolgimento diretto.

Ma un lettore che voglia imparare qualcosa magari potrà trarre ispirazione da storie di successo, tuttavia vorrà conoscere i passi esatti da compiere.

Infine, ognuno impara in modo differente, alcune persone imparano attraverso le storie, altre imparano attraverso elenchi di azioni, altre imparano analizzando le cause e gli effetti.

Un libro che voglia insegnare dovrà contenere diverse metodologie.

Se eviterai queste tre trappole, avrei creato un libro di successo che è una vera alternativa ai tuoi discorsi, e non soltanto un loro "rigurgito" sulla pagina.

I lettori troveranno il tuo scritto logico, riceveranno un grande beneficio dalle tue parole, a prescindere dal loro stile di apprendimento.

E tu sembrerai capace di esprimerti sia con la voce che con la penna.

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