sabato 8 settembre 2012

Il delirio del copia e incolla



  Primo caso
Come tutor per un master universitario, ricevo da una studentessa il file con la sua tesi conclusiva.

Mi sembra che l'esposizione dei contenuti e lo stile subiscano cambi repentini e sospetto che abbia rubacchiato testi qua e là, ma questo non mi preoccupa: quasi sempre, lo studente lo fa perché teme di non saper scrivere bene, mentre attingere a contenuti già esistenti è perfettamente lecito se il fine è la costruzione di un testo rielaborativo e se le fonti vengono citate.

Da una certa pagina in poi, però, si ripetono le stesse sezioni delle pagine precedenti e, superata questa zona doppione del testo, tutto il brano si ripete una terza volta.

Chi ha provato a fare selezioni multiple di contenuti elettronici lo sa, se si passa troppo rapidi sulle zone selezionate il computer ne fa una copia, quindi la studentessa ha selezionato il testo da copiare e incollare senza accorgersi di averlo moltiplicato e l'ha incollato senza controllare.

Se ti scandalizza l'idea che uno studente non controlli ciò che afferma di aver scritto, sappi che almeno io me ne sono accorto leggendo, perché ci sono anche esimi colleghi che danno il loro placet senza leggere.


Secondo caso
Un lettore si iscrive ai miei corsi online e mi manda, tra i primi esercizi, un testo in cui riassume le sue conoscenze in vista di un esame universitario.

Anche qui, le evidenti differenze stilistiche tra i paragrafi, nonché le diverse font utilizzate, mi fanno immediatamente capire che siamo di fronte a un copia e incolla, solo che in questo caso davvero non capisco il senso della furbata.

Mentre la studentessa del caso precedente si poteva anche sentire emotivamente sotto esame, il lettore in questione ha scelto di pagare un percorso formativo libero, sapendo che io mai sarei andato a giudicarlo o a mettergli i voti.

Il punto però è un altro: quando per curiosità vado a cercare nei motori quali sono i testi saccheggiati, li trovo anch'essi ripetuti, cioè copiati e incollati su diversi siti e blog.

Come dire, una tradizione ladresca che si trasmette da url a url e che finisce spesso nelle pagine stampate di chi studia.

Mi è successo altre volte di fare ricerche nei motori e trovare testi clonati a raffica, il che allunga a dismisura i tempi della ricerca.

Terzo caso
Su Facebook circolano più e più volte contenuti preconfezionati, quasi sempre in forma di slides o foto con testo, graficamente curati, carini insomma, che ci arrivano da diversi amici più di una volta.

Questo va benissimo, alcuni sono anche molto divertenti e anch'io clicco sul mi piace.

A volte però si ricrea anche sul social network il meccanismo della catena di Sant'Antonio, con testi pubblicati nella bacheca o nel diario che si concludono con la fatidica richiesta di ripubblicarlo per diffonderlo.

In questi giorni ho ricevuto già tre volte un papiello che vorrebbe metterci in guardia dal pericolo di perdere la nostra privacy su Facebook.

In realtà, leggendo il testo, si notano subito due cose:

  • le informazioni sono errate e quindi la procedura suggerita per risolvere il problema non risolve un bel niente, anzi complica
  • la situazione descritta sembra riferirsi a Facebook di mesi fa, quando le nuove possibilità di impostare i livelli di privacy erano ancora in fieri


Eppure, tutte e tre le volte ho trovato sotto questi testi il commento di utenti che dichiaravano di aver fatto ciò che il testo chiede.

Ho spiegato come stavano le cose in realtà, e tutti giù a cambiare idea e a seguire quello che dicevo io, aggiungendo ah, non avevo capito e cose simili.

Una piaga insanabile?
Potrei citare numerosi altri casi simili, dai quali si evince tutta la pena, direi, che comporta questa benedetta pratica del copia e incolla.

Vorrei sottolineare di passaggio che tra tutte le locuzioni americane per indicare le fantasmagoriche funzioni dei computer, questa è l'unica che abbiamo adottato in italiano e non abbiamo lasciato in inglese.

Noi diciamo - o perlomeno, gli addetti ai lavori - drag and drop, e non "acchiappa e trascina", chiamiamo plug and play il sistema di installazione immediato di periferiche, e non "attacca e usa", però per questa pratica che risveglia il nostro istinto per il ladrocinio abbiamo riservato un posto d'onore nel nostro idioma, e non diciamo  copy and paste.

Ma non è che non lo diciamo perché è troppo difficile da pronunciare???

Sì, perché a me sembra che le motivazioni alla base del virus del copia e incolla siano tutte riconducibili alla pigrizia se non al rifiuto della letto-scrittura.

Le persone copieincollano perché:

  • non vogliono leggere (ci sono studenti che pensano al copia e incolla come un sostituto dello studio, come se muovendo e cliccando col mouse magicamente i contenuti finiscano nel cervello, ed è anche facile che copincollino testi obsoleti che ovviamente il docente "sgama" subito)
  • non sanno leggere (a un livello minimal, su Facebook bastava leggere il messaggio per capire che era una bufala, ma quasi nessuno l'ha fatto forse perché troppo lungo; a un livello più elevato, se gli studenti di cui parlavo avessero dato un'occhiata al testo finale, si sarebbero accorti che qualcosa non andava; più il lettore si sente inadeguato nel leggere, più alta è l'autorità attribuita al testo da copincollare, il che ci dice come stiamo messi male)
  • non vogliono scrivere (il tema della scrittura e del suo ruolo nella formazione è scottante e non ne posso parlare in due righe, ma prendo atto di come si sta ampliando la massa di persone che sostengono l'inutilità di scrivere quando c'è qualcuno che l'ha già fatto al posto nostro)
  • non sanno scrivere (paradossalmente, è la motivazione più "onesta", perché parte da un sentimento di inferiorità e non dalla voglia di evitarsi uno sforzo, anche se è quella che produce il maggior grado di millanteria, perché quasi sempre chi copieincolla per questo motivo finisce per spacciare come proprio il testo rubato)
Se lo spot che invita a leggere ci dice di andare oltre, per poter leggere la realtà, direi allora che più copieincolli, più qualcuno sta costruendo la realtà in cui imprigionarti.

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