sabato 22 settembre 2012

Sbloccare il blocco dello scrittore

È arrivato in sordina, ma si è diffuso più virale di un contenuto sul web, e ora chiunque abbia deciso che la scrittura - in qualsiasi forma sia - è la sua strada, lo teme come il male del nuovo millennio.

Il blocco dello scrittore, la scarsità d'idea, il terrore della pagina bianca, il non avere idea di che cosa scrivere.

Chiamalo come vuoi, il nome non ne cambierà la sostanza.

Sostanza?


Nelle mie scorribande di lettura di blog, sono sempre più stupito delle centinaia di commenti a ruota libera che certi post si portano dietro, ma non tanto per la poca attinenza col tema degli articoli - questo è tutto un altro discorso che ho già affrontato qui - quanto per la capacità, abilità, bravura persino, delle persone di lasciare il proprio commento in pochi secondi, uno dopo l'altro.

Da quando sono su Facebook ho scoperto che tutti, ma proprio tutti, e quindi me compreso, hanno qualcosa da pubblicare, da comunicare, da dare in pasto ad amici, amici di amici ed eventualmente a chiunque passi da lì, e se esco dal mio account per qualche minuto per poi tornarci, a valanga ricevo decine di foto, link, condivisioni, status e commenti a conversazioni che in poche manciate di secondi si affastellano nelle notizie.

Per non parlare delle chiacchiere gratis che durante le pause dal lavoro partono a raffica tra colleghi e personale vario, fluenti e ricche di tonalità coloristiche, dalle quali si vede proprio che i parlanti non sono incompetenti ma quel giochino del chiacchierare lo hanno imparato proprio bene e continuano ad affinarlo giorno per giorno.

Il bello è che anch'io so sempre che cosa rispondere a queste chiacchiere, so sempre quale canzone da youtube condividere, so sempre che cosa commentare a un post che m'interessa.

Non ho mai provato il blocco della chiacchiera, della condivisione su social network o del commento libero.

E come me, le centinaia di migliaia di persone che ogni giorno, ogni ora fanno queste stesse cose.

Tra esse però, accanto a me, tanti che vogliono scrivere e a volte vengono colti dal blocco dello scrittore.

Perché questa differenza?

Come mai siamo completamente sbloccati in tutte le nostre altre attività comunicative e invece quando dobbiamo scrivere ci facciamo venire mille dubbi?

La risposta ovvia è che scrivere richiede un'attenzione, una cura differenti, e quindi un lavoro e un tempo maggiore di quello necessario per un commentino o un link su Facebook, per non parlare di una chiacchiera a vuoto.

Però c'è un'altra differenza che passa sottobanco.

E se tu sei in grado di coglierla, allora comincerai a immunizzarti dal blocco dello scrittore.

La differenza sta nel fatto che quelle attività amene di cui sopra le facciamo ogni giorno, molte volte al giorno, mentre a scrivere ci mettiamo solo poche volte la settimana e forse anche meno.

Non è forse così?

Quante foto hai messo oggi?

Quanti post hai commentato?

Quanti pettegolezzi hai ascoltato e rinforzato con il tuo gruppetto di lavoro?

Non sto giudicandoti perché fai questo, lo faccio anch'io.

Sto proprio chiedendoti dei numeri: dieci foto? Sei commenti? Quattro chiacchiere, come si suol dire?

Bene, dieci + sei + quattro fanno venti cose comunicative che hai fatto.

Facciamo che a ogni cosa comunicativa equivalga un paragrafo, anzi, una proposizione, cioè una frase semplice.

Bene (lo ridico, mi piace).

Se tu, e io, e tutti gli altri malati di blocco dello scrittore, ogni giorno scrivessimo, non dico venti, ma anche solo la metà, dieci frasi semplici, SU QUALSIASI ARGOMENTO, quanto migliorerebbe la nostra scrittura nell'arco di una settimana, un mese, un semestre, un anno?

Qual è allora la sostanza di questa malattia chiamata blocco dello scrittore?

E quale sarebbe il suo vero decorso se ci decidessimo ad adottare l'unica vera cura possibile, cioè scrivere ogni giorno almeno per un po'?

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