sabato 23 gennaio 2010

Saggio breve o tema generale? Roman Jakobson, aiutaci tu!


Il tema temuto
Alcuni studenti si chiedono perplessi che differenza ci sia tra il tema generale, il saggio breve, l'articolo e tutti gli altri "mulini a vento" contro i quali dovranno combattere all'esame di maturità.

La perplessità è giustificata dal fatto che si fa confusione tra i vari tipi di testo, le procedure per strutturarli e cosa si dovrebbe o non si dovrebbe scrivere in ognuno.






Quanti tipi di testo esistono?
Se guardiamo ai cosiddetti generi letterari, potremmo elencarne moltissimi: dalla poesia ai poemi, dal racconto breve al romanzo, dall'articolo al trattato, il testo scritto ha tante forme quanti sono i desideri dei lettori.

Dal punto di vista di chi scrive, invece, oggi si ragiona per tipologie: espositivo-informativo se devo spiegare o riferire, argomentativo se devo ragionare, regolativo se devo prescrivere, narrativo se devo raccontare, poetico se devo stupire.

Ci sono anche testi che semplicemente aiutano il lettore a leggere altri testi, come i dizionari.

Scrittori e lettori, infine, possono "dialogare" anche attraverso la scelta del font, i grassetti, le misure del carattere, i colori, tutti quei segni che affiancano il contenuto ma che a volte risultano determinanti, come nei fumetti dove boom o bang non sono solo quattro lettere ma riproducono l'effetto esplosivo nella forma delle lettere.






Quante cose passano dalla pagina - o dallo schermo - ai lettori?
Scrivere è comunicare: non si tratta solo di tracciare dei segni grafici al posto delle parole dette, ma di preparare un'esperienza di scambio tra chi manda il messaggio, lo scrittore, e chi lo riceve, il lettore.

Fu Roman Jakobson a descrivere come avviene questo scambio:
  • qualcuno decide di comunicare: il mittente
  • nel comunicare trasferisce un "qualcosa": il messaggio
  • qualcun altro, dalla parte opposta, è pronto a ricevere: il destinatario
  • spesso chi comunica riferisce all'altro qualcosa che "sta" nel mondo circostante: il contesto
  • chi comunica da forma al suo messaggio usando un linguaggio con delle regole: il codice
  • il messaggio arriva all'altra persona seguendo una certa via: il canale
Qualsiasi comunicazione, quindi anche la scrittura, può essere letta con lo schema di Jakobson, ma gli studi di questo linguista sulle funzioni del linguaggio ci dicono qualcosa di fondamentale riguardo ai testi.

Se ci sono tante tipologie di testo, come abbiamo visto sopra, è proprio perché nel comunicare ci si può concentrare su ognuno dei sei elementi dell'elenco.
  1. Una comunicazione centrata sul mittente svolgerà una funzione espressiva: lo scrittore si concentra su sé stesso e riproduce sulla pagina il moto dei suoi pensieri e sentimenti, così il suo testo potrebbe somigliare a un diario.
  2. La comunicazione focalizzata sul messaggio svolge una funzione poetica: chi scrive cerca di "limare" il suo messaggio per renderlo quanto più interessante gli è possibile da un punto di vista estetico usando il suono e le immagini, come in una canzone o in un favola.
  3. Se la comunicazione è indirizzata al destinatario parliamo di funzione persuasiva: chi scrive spinge i lettori ad agire secondo le sue direttive e forse scriverà testi filosofici o politici per convincere gli altri.
  4. Quando la comunicazione ha come argomento il mondo esterno o contesto ha una funzione referenziale o informativa: il lettore viene a sapere, impara, conosce qualcosa grazie alle informazioni, alle descrizioni e alle spiegazioni dell'autore, come nei manuali o nelle enciclopedie.
  5. Se durante la comunicazione l'emittente deve spiegare al destinatario parole o significati particolari del codice usato, allora la funzione è metalinguistica: uno scrittore può immaginare che non tutti i lettori conoscano un termine e allora ne fornirà la definizione, come nei testi di divulgazione scientifica in cui si usano molti vocaboli specifici da chiarire.
  6. Infine, nel comunicare, si può tenere "desta" l'attenzione, il canale, con la funzione fàtica: nella comunicazione verbale ogni impennata del volume e ogni cambio di tonalità tengono acceso l'ascoltatore, nella scrittura invece questa funzione passa attraverso l'aspetto tipografico, l'impaginazione e la formattazione e ci sono generi testuali - come l'acrostico o la poesia visiva - del tutto basati su questa funzione.
Si possono mescolare queste funzioni e sperimentare nuove forme testuali?
A volte non ci riescono neanche i grandi.

La funzione comunicativa di fondo del nostro testo non dovrebbe mai venire meno.

Questo spiega perché alla maturità non si può fare un saggio breve con le nostre opinioni e basta: il saggio breve è un testo argomentativo, risponde alla funzione persuasiva, cioè deve convincere il destinatario a pensarla come noi e quindi si scrive con una struttura rigorosa che va studiata e praticata.

La nostra opinione pura e semplice la possiamo esprimere nel tema generale che risponde in parte alla funzione espressiva, cioè ci chiede di raccontare i nostri pensieri rispetto a un argomento.

Ma ci si mette anche il ministero con delle tracce da tema generale che coi temi generali non hanno nulla a che fare.

Ci si mette la scuola quando non insegna ai ragazzi a scrivere con la funzione poetica (fare testi belli!) o almeno con quella fàtica (le regole di stile) mentre li bombarda di funzione metalinguistica (il linguaggio appropriato).

Ci si mettono infine gli scienziati quando usano parole troppo complicate: io fàtica faccio ancora fatìca a pronunciarla dopo tanti anni.

Buon tema a tutti.

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