sabato 6 ottobre 2012

Scrivere come Michelangelo: tre ispirazioni

Michelangelo Buonarroti.

Non c'è bisogno di scrivere altro, dopo questo nome e cognome.

Si fa prima a dire quante persone non conoscono almeno per sommi capi chi sia quest'artista simbolo dell'ultimo grande periodo della cultura italiana (perché nel XVII secolo la produzione artistico-letteraria si perde in un tripudio di sensi per impressionare che genereranno poi una reazione a freddo dettata dal vento illuminista).

Ed è giusto pensare che dai grandi dobbiamo trarre importanti lezioni.

Sì, anche noi che scriviamo modesti blog per pochi lettori affezionati, possiamo farci una domanda pregna di significato.

Che cosa possiamo imparare dalle opere di un grande artista?

Quali stimoli possiamo derivare dalla contemplazione del suo genio?

Che cosa ha da dirci Michelangelo prima di accingerci a battere i tasti e pubblicare l'ennesimo testo?


Siamo figli del passato
È vero: tutti gli artisti del Rinascimento hanno prodotto ciò che la cultura cattolica imponeva in quel periodo.

Nulla di strano quindi se anche Michelangelo si sia cimentato nel rappresentare personaggi ed eventi di questa storia millenaria che dagli Ebrei portò fino ai papi del suo tempo.

Ma tutta la strategia comunicativa del Cattolicesimo, sin dalla sua sistematizzazione medioevale, è tesa a dimostrare la continuità tra il passato e il presente (per l'epoca).

Come a dire: noi siamo gli eredi delle grandezze trascorse.

Per questo, Michelangelo omaggia il padre delle grandi religioni monoteiste in questo Mosè che diede molto da pensare persino a Freud.

Noi scrittori non possiamo prescindere dal confrontarci col passato, non solo con quello classico greco-romano che ha formato le nostre menti anche a tanti secoli di distanza.

Dobbiamo riconoscere la grandezza delle culture che ci hanno preceduto, e omaggiarle per quanto ci è possibile.

Non importa da quale personaggio o da quale fatto storico o mitico ci lasceremo ispirare: nel passato troveremo sempre il trampolino giusto per scrivere qualcosa di attuale.

Siamo frutto di passioni
Sebbene ogni artista rinascimentale ingaggiato dalla Chiesa avesse soprattutto il compito di celebrarla, Michelangelo si dedicò alla rappresentazione di temi religiosi soprattutto per scopi di autoesplorazione personale.

Per questo realizzò almeno tre gruppi scultorei sul tema della Pietà, e dal loro studio si è capito che l'artista ritornò più volte sulle statue per ritoccarle, modificarle, persino distruggerle per l'insoddisfazione finale.

La Pietà ci tocca perché egli riuscì davvero a far emergere dal marmo il sentimento, l'unico elemento capace di toccare chi guarda l'opera, al di là del linguaggio espressivo utilizzato.

Per questo, se ciò che scrivi non deriva da una spinta emotiva forte, che poi canalizzerai in una forma razionale ed efficace, il tuo testo non bucherà il monitor.

Il primo a crederci, a interrogarsi, a sudare per ciò che scrive dev'essere l'autore.

Solo così il lettore potrà sentire oltre che capire il messaggio celato nel testo, ossia la tua testimonianza di essere umano che fa del suo meglio per rispondere alle domande della sua vita.

Abbiamo una visione del mondo
Qui parto dalla scrittura per arrivare a Michelangelo.

Il fenomeno dei blog e della scrittura online è ormai sterminato, e molti sono coloro che hanno intrapreso questa strada con lo scopo di indurre possibili lettori a passare dalla loro parte, vuoi aderendo a una loro idea, vuoi acquistando i suoi servizi.

C'è però chi ha calcato la mano, e ha usato la scrittura come mezzo per fini altri.

Te ne accorgi subito: i testi sono ripetitivi, sommari, superficiali, triti.

Capisci immediatamente che quel testo sta lì solo per attirarti affinché tu clicchi da qualche parte.

Quale visione del mondo emerge da questi testi?

Il lettore ci mette poco a intuire che, anche se in forma di testi, si trova davanti all'ennesimo commerciante.

La visione del mondo alla base di questo modo di comunicare è... fare soldi, a ogni costo, anche mortificando la scrittura e la lettura.

Nulla in contrario: tutti hanno diritto di vendere quello che gli pare, anche scrivendo.

Però si può scrivere anche per comunicare altre visioni del mondo, idee su ciò che ci sembra giusto o sbagliato, le nostre immaginazioni su chi siamo e dove andiamo.

Per Michelangelo, cimentarsi col Giudizio universale non fu solo un lavoro su commissione.

L'affresco, infatti, ci racconta come egli sentiva le belle favole delle Scritture, arrivando a rappresentarle con un peso tale da gravare sulle coscienza di chi lo ammira.

Se persino gli angeli non hanno ali, la questione del giudizio su chi siamo e come ci comportiamo è davvero tutta fisica e terrena.

E l'universo è una sorta di animale indomabile, fatto di corpi contorti, che il Cristo fa fatica a tenere sotto il suo imperio, e deve usare tutta la forza delle sue braccia per governarlo.

Non è solo la raffigurazione di un tema religioso, è la fotografia di come Michelangelo considera il mondo in cui vive insieme al brulicare di tutti gli altri esseri umani.

Solo così un'artista può essere interessante: quando ci trasmette immagini filtrate attraverso i pori della sua stessa pelle, e si assume il rischio di dire come egli vede il mondo.

Solo assumendoci lo stesso rischio, di comunicare la nostra idea su come dovrebbero funzionare le cose, forse costruiremo la giusta relazione con i nostri lettori.

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