lunedì 23 gennaio 2012

Le armi segrete dello scrittore

Le hai provate tutte.

Hai passato ore col tuo notes in mano per catturare idee fluttuanti.

Hai speso le vacanze di Natale a scalettare, riordinare, ristrutturare i pezzi del tuo probabile testo.

Hai messo la quarta - chissà perché si dice ancora così, nonostante il cambio sia andato ben oltre le cinque marce - per stendere subito il tuo scritto, fluente e corposo.

Hai usato il lanternino, per una revisione coi contro... fiocchi.

Hai spulciato in lungo e in largo il mio blog - faccio il vanesio, perdonami - a caccia di trucchi e consigli su come rendere il titolo una bomba, la prima frase un arpione, il corpo del testo un fiume in piena e il finale un cataclisma mai letto prima.

Eppure... qualcosa non va.

Quando hai fatto tutta questa fatica eppure hai l'impressione di aver prodotto un testo verboso, difficile, torbido, hai bisogno di ricorrere alle armi segrete.

Quali?



Ei fu
Con queste due sole paroline, Alessandro Manzoni ha scolpito di Napoleone Bonaparte un ritratto di gran lunga più artistico di quelli che gli faceva David.

Tu pensa: due parole, ei fu.

Lui c'è stato, è esistito, è passato di qui, quando c'era lui...

Pensa: due parole che riescono a contenerne decine e decine all'interno.

Due parole che sintetizzano all'estremo tutto il resto dell'ode Il cinque maggio.

Perché è questa la prima arma segreta, la sintesi.

Come usarla?

Prendi tutte le frasi oltre le dieci parole e spendi il tuo tempo a ridurle della metà.

Scoprirai con quanta forza riesci a dire ciò che vuoi dire, facendo economia di vocaboli (ché tra un po' ci tassano pure quelli).

Questo matrimonio non s'ha da fare
È sempre Manzoni a fornirci la seconda arma segreta.

Tutti gli italiani, per obbligo scolastico, dovrebbero aver letto il romanzo dello scrittore milanese.

Quasi tutti gli italiani sono riusciti a non farlo e continuano nell'impresa non tanto furba.

Ma questa frase...

Insieme a Quel ramo del lago di Como è sicuramente la frase - l'unica - che tutti conoscono di quel romanzo.

Ne è in pratica il riassunto: un matrimonio impedito dagli uomini e permesso da Dio (alla fine, ovviamente).

Ma non è sul suo potere sintetico che voglio farti concentrare: la sintesi è l'arma che abbiamo conosciuto nella sezione precedente.

Mi interessa farti capire che quando i bravi dicono queste parole a Don Abbondio rinunciano a fare giri di parole e vanno dritti al sodo, come due picciotti mafiosi o cammorristi come loro devono saper fare.

Perciò, andare al sodo è la seconda arma segreta che devi usare.

Non senti che effetto da schiaffo al lettore, che fa?

Andare al sodo ti permetterà non solo di accrescere la sintesi ma soprattutto di dare una scossa a chi legge.

Non ragioniam di lor
Letteratura chiama letteratura, per questo il terzo esempio arriva sempre da lì.

Che cosa si può cercare di più da un maestro, se non la capacità di farti studiare solo le cose importanti e tagliare via tutto ciò che non serve?

Virgilio è stato davvero un buon maestro per Dante, in questo senso: gli ignavi non sono degni di memoria, e Dante li definisce Questi sciaurati, che mai fur vivi.

Così Virgilio lo esorta: non stare a pensarci più di tanto, ma guarda e passa.

Con altrettanta rapidità, il poeta Dante non si dedica a questo tipo di trapassati, limitandosi quasi a menzionarli e basta.

Altrettanto dovremmo fare noi, con i nostri testi, quando qualche sciaurata idea, che mai fia viva, si ostina a permanere nel nostro scritto.

Dovremmo invece smettere di ragionar di lei e tagliarla via senza pietà.

Questa è la tua terza arma segreta: quando non riesci a trovare il modo giusto e interessante per dire quella certa cosa... non dirla.






P.S. Rileggendo il post, ho notato di non aver mai nominato il romanzo di Manzoni e sicuramente non ho intenzione di farlo adesso, data l'ovvietà.

Però, in base a quello che sento ogni giorno a scuola dai ragazzi - per esempio, uno dei cinque continenti sarebbero gli Stati Uniti... - la tentazione di scrivere il titolo mi è venuta.

Ho resistito...

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