martedì 2 marzo 2010

Verbi impersonali: ne usi o ne abusi?


Si da il caso che...
Usare i verbi impersonali viene quasi spontaneo: la nostra mente prefigura un fatto, un evento, qualcosa che accade, e il linguaggio si "àncora" a quel concetto esprimendolo attraverso un verbo attorno al quale costruire il resto della frase.

La prima frase del paragrafo precedente, per esempio, è impersonale: il verbo venire è usato nel senso di accadere, avvenire, e sta a indicare un evento piuttosto casuale o del quale non è essenziale stabilire una causa.

E quest'ultima frase, con il verbo di necessità non è essenziale è una frase altrettanto impersonale, come i sottotitoli di tutto il post.

Si tratta di...
I verbi impersonali si caratterizzano per la mancanza di qualcuno che faccia qualcosa in modo chiaro, esprimono quindi concetti di livello più astratto, come delle regole generali che valgono un po' per tutto.

Questa loro caratteristica implica due tipi di problemi per chi scrive:
  • per il lettore leggere un testo estremamente astratto può essere stancante, difficile e in certi casi noioso, soprattutto quando a furia di verbi impersonali l'autore stabilisce regole generali ma non da alcun esempio per favorire la comprensione
  • i verbi impersonali, con il loro carattere normativo, stabiliscono presupposti sui quali si regge tutto il testo seguente, ma resta da vedere se chi scrive ha l'autorità giusta per stabilire tali presupposti o se invece non sia meglio proporre gli stessi concetti come opinioni
Nel burocratese i verbi impersonali spadroneggiano: a tutti sarà capitato di leggere cose tipo si avvisano i cittadini che, si certifica che e altre voci del genere.

Il difetto di ogni burocrazia, si sa, è la sua sfuggente inconsistenza.

Perché rischiare di burocratizzare i nostri testi?


Va detto che...
Ci sono verbi impersonali che non fanno danni, come quelli dei fenomeni atmosferici e ambientali piove, nevica, gela, o quelli con struttura verbo e aggettivo, fa caldo, fa freddo, fa giorno ecc.

I verbi impersonali come quelli già citati sopra che esprimono eventi casuali sono in genere la "stampella" degli studenti alle prese con il tema: al giorno d'oggi accade che, negli ultimi tempi avviene, a volte capita sono solo alcuni dei tipici incipit disastrosi degli incolpevoli giovani autori scolastici che imperversano nell'indifferenza degli stanchi docenti.

Ho già accennato, poi, ai pericolosi verbi di necessità come bisogna, conviene, pare, sembra, che, con il loro piglio censorio, immettono nei testi una rigidità normativa se non addirittura morale e hanno quindi il doppio difetto di ingannare i lettori sprovveduti, spacciando per regole delle semplici opinioni, e annoiare i più scaltri che si chiedono quand'è che l'autore fornirà qualche esempio concreto.

Alcune varianti di questi due casi sono più riconoscibili:
  • i verbi introdotti da si, come si vede, si sente attribuiscono a una entità indefinita opinioni, sensazioni, impressioni che in realtà stanno solo nella testa di chi scrive
  • i verbi di opinione al passivo, come è detto, va riconosciuto, che non possono celare il loro moralismo intrinseco, tant'è che di questi fanno parte anche è vietato ed è permesso
  • le forme con il verbo essere seguito da aggettivo come è chiaro, è giusto, è ovvio, che oltre a introdurre un pensiero discutibile si permettono anche di corredarlo di una valutazione qualitativa il cui scopo è fregare chi legge e persuaderlo in partenza
Bisogna dire che...
Per fortuna, possiamo tenere a bada questi nemici usando due tecniche specifiche:
  • in fase di revisione, andiamo a spulciare tutti i che del nostro testo e scoveremo facilmente tutti i verbi impersonali, dopodiché decideremo la loro sorte.
  • in fase di stesura, sforziamoci di attribuire alle nostre frasi dei soggetti umani per scongiurare il pericolo di astrarre a tutto spiano: ho provato questo esercizio diverse volte con i miei studenti, constatando che proprio i più preparati tendono a usare molti verbi impersonali, e che invece i meno brillanti da un punto di vista formale mettono sempre delle persone precise in posizione di soggetto e almeno sanno sempre chi è che fa qualcosa.
Una grande lezione, anche questa, che mi fa interrogare su che cosa voglia dire davvero "essere bravi".

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