giovedì 25 marzo 2010

Il testo argomentativo: viva la tesi o abbasso l'antitesi?


Introduzione
Chi sa espone, chi insegna argomenta.

Se dovessimo spiegare quanti tipi di testi in prosa, non artistici, esistono potremmo riassumere il tutto con questa frase.

Mentre il testo espositivo serve a trasferire informazioni, il testo argomentativo tenta di convincere i lettori su una certa idea, pensiero, visione ecc.

La distinzione è fondamentale, soprattutto per gli studenti alle prese con l'esame di maturità dove questo genere testuale è inserito nella prima prova scritta.

Scrivere un testo argomentativo può essere un'esperienza affascinante perché richiede un impegno personale e non soltanto l'uso di abilità.

La motivazione a scrivere un testo argomentativo dev'essere per forza "interna": non solo voglio convincere qualcuno a pensarla in un dato modo, ma io stesso ci credo e sostengo la mia posizione.

Invece un testo espositivo si può scrivere anche se l'argomento in sé non è proprio al centro dei nostri interessi, per dovere, per studio, per lavoro, ma è difficile scrivere un saggio che offre un punto di vista specifico senza che questo punto di vista non ci appartenga sul serio.

Se c'è questa motivazione si ha già un buon punto di partenza, necessario, ma non sufficiente.




Problema
Se il testo deve convincere il lettore su qualcosa, possiamo ovviamente scrivere a favore di quel qualcosa.

Può essere un'idea, una proposta operativa, un modo di fare qualcosa, un giudizio critico su un personaggio o su un avvenimento ecc.

Tuttavia, come ci insegna Spinoza, omnis determinatio est negatio, ossia affermando che la nostra idea è valida, implicitamente stiamo anche affermando che tutte le altre idee non lo sono.

E qui nasce il problema: in un testo argomentativo è meglio esaltare la tesi, ossia l'idea che noi sosteniamo, o sarebbe preferibile sminuire l'antitesi, ossia l'idea opposta alla nostra?

Perché sebbene la storia della retorica insegni che l'argomentazione migliore si basa sulla distruzione delle idee dell'avversario, in una certa vulgata da manuali scolastici a volte leggo il contrario.

Chi ha ragione?

Sono un gran fautore della facilitazione e penso che gli studenti ormai prossimi all'esame di maturità dovrebbero avere l'occasione di svolgere le tracce più difficili imparando ad affrontarle con strumenti che li agevolano, però penso che ridursi a dire solo che il testo argomentativo consiste nell'affermare la propria opinione sia semplicemente scorretto.

In realtà, scrivere un simile testo può essere un'avventura esaltante.

Tesi
La gran parte della retorica argomentativa si basa più che sulla adfirmatio sulla confutatio, ossia su quelle tecniche retoriche utili a smontare le idee degli avversari.

Sicuramente non sempre una confutazione retorica è valida da un punto di vista logico: esistono tecniche "assassine" per confondere o far cambiare idea gli altri, ma non voglio inoltrarmi in questo ginepraio.

Tuttavia resta il fatto che da secoli i maestri della parola si concentrano su come confutare le affermazioni di chi la pensa in modo diverso dal proprio.

Ovviamente non è una presa di posizione capricciosa, ci sono motivi pertinenti alla base di questa tesi.

Argomenti della tesi
Intanto argomentare è un'operazione rischiosa perché presta il fianco proprio a coloro che, amando la retorica, sanno anche come confutare.

Perciò se concentriamo il nostro testo sull'esporre la nostra idea e basta, ci stiamo esponendo e corriamo il rischio di essere a nostra volta smentiti, per cui è meglio basare la nostra strategia sull'attacco dell'avversario.

Da un punto di vista logico poi, se io penso di sostenere un'idea forte partirò da una posizione di forza dando per scontato di aver ragione.

Proprio per questo non mi resterà che dedicarmi a smontare le idee altrui.

Infine, l'effetto psicologico della confutazione è quello di far "cadere l'ostacolo" e farci sentire liberi: contro la nostra idea si para quella dei nostri oppositori, come un "muro" che ci impedisce di passare, ma grazie alla confutazione noi "abbattiamo questo muro" e abbiamo la sensazione di esserci liberati da un'oppressione.

Antitesi
Certo c'è chi la vede in modo diametralmente opposto e pensa sia più opportuno incentrare il testo argomentativo solo sull'affermazione della propria idea e non sulla confutazione delle posizioni avverse.

Devo riconoscere che i sostenitori di questa idea sono in un certo senso più convinti della loro verità, mentre sicuramente molti fautori della confutazione, da buoni retori, sanno che la realtà che si crea con le parole può essere molto differente dalla realtà.

Argomenti dell'antitesi
Gli oppositori della confutazione pensano che se la retorica è davvero l'arte del parlar bene allora un buon retore dovrebbe innanzitutto saper affermare in modo convincente.

Certo, questo stesso argomento è una confutazione, però glielo possiamo concedere perché è ben costruito.

Da un punto di vista logico, si potrebbe pensare che sia meno dispendioso concentrarsi sulla propria idea invece di perdersi dietro quelle degli altri.

Una logica di tipo economico che può sicuramente avere la sua parte di verità.

Ma l'argomento più forte a favore di chi sostiene che un testo argomentativo dovrebbe affermare più che confutare è quello psicologico.

Se mi concentro sull'affermazione delle mie idee mi impegnerò di più perché ci tengo, sono le mie, ho basato su di esse le mie credenze, atteggiamenti, azioni.

Ci metterò il cuore, insomma.

Se invece usassi le mie energie per confutare le idee a me contrarie forse rischierei soltanto di disperdere le mie forze.

Quasi convincente, eh?

Confutazione
Non è facile decidere se sia più conveniente la tesi o l'antitesi, e se sia meglio confutare o affermare.

Entrambe le posizioni sembrano offrire argomenti interessanti e articolati.

A ben vedere però le ragioni di chi sostiene l'affermazione, se esaminate con attenzione, potrebbero mostrare "falle" inaspettate.

Può darsi che una buona retorica sia quella capace di fare affermazioni convincenti, ma questo sembra più un augurio che una verità.

Un vecchio adagio dice che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare (o c'è di mezzo "e il" come dicono Elio e le storie tese), per cui la retorica potrebbe essere capace di convincere affermando ma poi ci sono davvero retori capaci di tanto?

Da un punto di vista logico, se concentrarsi solo sulla propria idea permette di non disperdere le forze, è anche vero che non permette di fare un confronto tra la nostra idea e le altre e far emergere la migliore.

Non vorrei che limitandoci a esporre solo la nostra posizione finiremmo per convincere solo chi in realtà già la pensa come noi mentre gli altri resterebbero arroccati nella loro posizione.

In questo modo rischieremmo di fallire il nostro obiettivo principale: fare proseliti.
Poi c'è il punto di vista psicologico.

Affascinante l'idea che se ci tengo sarò convincente perché ci metterò impegno.

Ma mi ricordo che a scuola i professori dividevano gli studenti in chi è dotato ma non si impegna e chi si impegna ma non è dotato e non vorrei che l'appello all'impegno ci facesse finire in quelli poco dotati.

Perché grandi quantità di impegno non renderanno mai le nostre argomentazioni convincenti se esse non saranno innanzitutto pertinenti.

Conclusione
Diciamola tutta: non solo confutare è meglio che affermare, da tutti i punti di vista esaminati.

Ma c'è anche più gusto, cosa importante per chi, come me, vede nella scrittura un piacere.

Buona confutazione a tutti.

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