venerdì 25 ottobre 2013

Quella sporca dozzina... di consigli sulla revisione

Perché alcuni testi sono scritti meglio di altri?

Non lasciarti ingannare, la domanda è solo apparentemente ovvia e banale.

Dal punto di vista del lettore, la risposta è più semplice: perché scorre bene, perché si capisce, perché è utile.

Per chi quel testo invece deve scriverlo, le cose non sono così immediate.

Non si tratta solo di mettere giù le parole che vengono in mente, ma di parlare - usando la scrittura - a qualcun altro, cioè comunicare.

Quando parliamo a qualcuno, standogli di fronte, pensiamo forse di dire ciò che ci passa per la testa in quel momento, ma non è così.

Il nostro linguaggio, cioè la scelta delle parole e del modo di incastrarle in frasi e pronunciarle con determinate inflessioni, è costantemente condizionato dal feedback immediato che riceviamo dal volto e dall'atteggiamento del nostro ascoltatore.

Ci basta un attimo, così breve da non poterlo calcolare, ad aggiustare il tiro della nostra comunicazione per renderla più efficace e aiutare il nostro interlocutore a comprendere meglio.

Forzando un po' la mano, potremmo dire che quando parliamo operiamo un costante editing, una revisione continua delle nostre parole, adattandole ai segnali che l'altra persona in ascolto ci manda, volente o nolente.

Un'opinione molto diffusa ma poco realistica afferma che un testo scritto è molto più efficace di un discorso a braccio, perché chi lo produce ha il tempo di pensare a che cosa dire.

In realtà non è così, perché chi scrive non ha mai e poi mai il segnale di ritorno da parte del lettore, mentre produce il suo testo.

Solo oggi, con i mezzi ultratecnologici, abbiamo un feedback molto più rapido che in passato, ma che comunque si realizza a partire almeno da qualche ora dopo la pubblicazione di un testo.

Fino a pochi anni fa, a un giornalista toccava aspettare almeno due o tre giorni prima che qualche lettore si prendesse la briga di scrivere all'apposita rubrica per commentare l'articolo, e avere così un segnale da parte di chi legge.

Però, anche se la rete ci permette di ricevere feedback rapidissimi, essi non consentono a chi scrive di sapere l'effetto delle proprie parole mentre le sta ancora scrivendo.

Per questo, la scrittura - anche in formato online - può rimanere un salto nel buio, a meno che non si faccia di tutto, ma proprio di tutto per far sì che il testo funzioni.

Non basta la bontà del contenuto a garantire quella del testo e della sua comunicazione, è necessario un serio lavoro di revisione e aggiustamento del testo.

Non è facile e soprattutto non è una cosa rapida come correggere le proprie parole mentre le si dice, ma è un lavoro estremamente fruttuoso e se proverai a farlo ne uscirai con un'altra idea sulle tue potenzialità nella scrittura.

Pronti? Via...


  1. Allontanati: non esistono articoli o post veramente urgenti, neanche quelli che parlano della notizia del giorno; a meno che non ti paghino per scrivere qualcosa entro una certa scadenza; se puoi permettertelo, dunque, prenditi almeno un giorno prima di pubblicare il tuo testo, e vedrai che nel rileggerlo ti verranno in mente tantissime modifiche da apportare per migliorarlo
  2. Dimenticati di te: per fare una buona revisione bisogna mettere da parte sé stessi; chi ha avuto la fortuna di correggere testi altrui sa che spesso l'autore del testo corretto accetta di buon grado le modifiche proposte; chissà perché quando lo facciamo con noi stessi proviamo un dispiacere maggiore a ogni minimo cambiamento; tuttavia, se la propria coscienza ha notato qualcosa da togliere o da migliorare, bisogna farlo senza alcuna pietà
  3. Conserva tutto: ogni parte che modificherai o eliminerai dalla prima stesura va conservata trascrivendola su un foglio o un file a parte, per poi essere riutilizzata come punto di partenza per nuovi testi; spesso, togliamo e tagliamo parti del nostro scritto non tanto perché siano scritte male, ma perché sono eccessive o fuorvianti rispetto al testo e al tema centrale; ma non per questo sono da buttare
  4. Commenta: fai pure una lettura rapida e superficiale, di quelle che si fanno di getto dopo aver scritto l'ultima parola; l'unica accortezza è quella di prendere nota di ciò che ti verrà in mente rileggendo; saranno note preziosissime, come vedrai
  5. Fai pause: revisionare è un lavoro duro, anche più duro di una prima stesura; non pensare mai di farlo tutto in una volta, perché affaticheresti la tua attenzione; comincia dalla parte di testo che più ti piace, poi alterna il lavoro con delle salutari pause
  6. Verifica: a ogni paragrafo, chiediti se hai scritto qualcosa di utile, di indimenticabile, se hai divulgato una conoscenza o hai suggerito l'utilizzo di un sistema o di uno strumento per migliorare la vita di chi legge; in caso contrario, quel paragrafo dovrebbe essere a rischio di eliminazione
  7. Usa le note: al punto 4 abbiamo parlato di commenti e note durante la prima scorsa al testo; ora è il momento di usarle; quando leggi un brano del tuo testo che ti sembra pieno di falle o addirittura da tagliare, controlla se tra i commenti o le note fatte in precedenza c'è qualcosa che può aiutarti a risolvere quel luogo del testo, e considera le alternative di scrittura, prima di operare un taglio
  8. Nessun equivoco: controlla bene, frase per frase, che le tue espressioni non lascino alcun dubbio al lettore; idealmente, nessuno dovrebbe mai chiedersi dopo aver letto una tua riga se intendevi dire questo o quello, ma essere assolutamente certo del significato
  9. Prima il contenuto: fin qui ci siamo occupati di operazioni di editing a favore del contenuto, cioè della sostanza di quello che vuoi dire col tuo testo; assicurati di aver assolto a questi otto passaggi, prima di proseguire, perché d'ora in poi ti occuperai della correzione formale del testo; purtroppo, quando si rilegge un testo, saltano subito all'occhio i piccoli errorucoli di battitura e le altre inezie, che poco hanno a che fare con la ciccia del tuo discorso; un po' come quando chi scrive al computer, invece di preoccuparsi del senso di ciò che scrive, si mette a smanettare per aggiustare il tipo di font, la misura, il corsivo e le altre baggianate simili; se il contenuto ti sembra sufficientemente solido, puoi proseguire
  10. Va' piano: la revisione degli errori di battitura e di grammatica si può fare solo se sei capace di leggere pianissimo, parola per parola; funziona molto bene - anche se fa andare al manicomio - la lettura al contrario, dall'ultima parola alla prima, perché così non siamo ingannati dal senso del discorso e possiamo notare meglio i refusi; in ogni caso, un paio di letture-lumaca dovrebbero essere sufficienti
  11. Segui le tue regole: una volta la parola stile stava a indicare la forma e l'intensità del tratto di chi scriveva, usando appunto lo stilo che incideva la cera; oggi il termine indica qualcosa in più delle semplici regole di scrittura, e include anche la preferenza per certe forme sintattiche piuttosto che per altre; se però riesci col tempo a stabilire un tuo stile e a mantenerlo, se riesci cioè a usare la punteggiatura, le virgolette, i trattini, le parentesi, i corsivi, le sottolineature, sempre nello stesso modo e con lo stesso significato per te, renderai i tuoi testi personalizzati e riconoscibili
  12. Usa il semaforo: al punto 5 ho parlato di pause, che ovviamente avrai continuato a fare; e forse ti troverai ad avere un testo con alcune parti già del tutto editate, altre ancora da aggiustare in qualche punto, altre ancora da rileggere di sana pianta; per non mandare in pezzi la tua concentrazione, usa un bell'evidenziatore colorato per distinguere le parti in questione, per esempio coprendo di verde le zone di testo pronte per la pubblicazione, di giallo quelle da completare, di rosso quelle da cominciare; naturalmente, se invece del semaforo vorrai usare altri segni grafici, sottolineando, tratteggiando, cerchiando e paragrafando, potrai farlo come meglio ti aggrada; questo ti aiuterà anche a tenere sotto controllo i tempi di lavoro e a gestire meglio i tuoi risultati
Con questa procedura, aumenterai di molto la probabilità che la tua comunicazione scritta vada a segno.

Certo, il rischio che qualche lettore ti abbandoni è sempre dietro l'angolo.

Però, anche se quando parliamo possiamo adattare il nostro linguaggio e la nostra comunicazione a chi ci sta davanti e ai suoi segnali, non sempre saremo disposti a modificare tutto ciò che vogliamo dire, e il modo in cui vogliamo dirlo, consapevoli che il primo grande ostacolo nel saper comunicare è il voler per forza piacere a tutti.

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