sabato 16 marzo 2013

Guida ai paragrafi in tre mosse

Tutte le nostre tastiere sono dotate di questo meraviglioso tasto capace di far scorrere il testo in lavorazione e piazzando quegli a capo che una volta, con la macchina da scrivere, si ottenevano con la leva di metallo.

Hai mai pensato a quante volte il tuo dito ci cade sopra mentre scrivi?

E soprattutto, sei consapevole che ogni volta che lo pigi stai creando un nuovo paragrafo?

Un paragrafo non è altro che una porzione di testo delimitata dal punto e a capo.

Anche la riga qui sopra lo è, e questa stessa frase.

Suppongo dunque che tutti sappiano che cos'è e che sia capitato di scriverne.

Quando però scriviamo per qualcuno, il modo in cui gli porgiamo i paragrafi diventa determinante e capace di influenzare la sua stessa voglia di leggere.

Ti sarà capitato di aprire un libro e vedere un paragrafo che copre in realtà tutta la pagina come un unico blocco di testo.

Oppure, è facile incontrare testi che hanno paragrafi calcolati, tutti della stessa lunghezza, e se il contenuto non li regge rischiano di generare monotonia.

Ci sono poi paragrafi che contengono idee magari interessanti, ma senza essere supportati da un contesto, quindi li leggi e non capisci perché dovresti prenderli in considerazione.

O ancora, testi fatti di paragrafi che non riesci proprio a mettere in correlazione tra loro, pur comprendendoli e magari apprezzandoli uno per volta.


Sbagliando s'impara, ma poi si corregge
Va benissimo scrivere un paragrafo sbagliato, lo facciamo tutti e non smetteremo certo di farlo grazie a questo post.

Se però ne scriviamo uno errato e lo pubblichiamo, i lettori ci volteranno le spalle.

Perciò, prima di far leggere a chicchessia le tue creazioni, fai un passo indietro e controlla se i paragrafi del tuo testo sono organizzati in modo efficace, aiutandoti con queste tre mosse.

  • Immagina un titolo: i titoli vengono chiamati anche testate, perché sono in testa all'articolo, al pezzo, al post che segue. Ma questa metafora non è stupida, anzi, calza - oserei dire - come un cappello in testa. Quando, per spiegarla, diciamo che ogni testo ha un titolo così come ogni essere umano ha una testa, dovremmo prestare attenzione a quello che sembra solo un articolo indeterminativo, ma invece nasconde un aggettivo numerale. Una testa, un titolo. I titoli riprendono sempre l'idea fondamentale del testo che segue. Con i paragrafi è ancora più facile, perché avrai una e una sola idea da esprimere per ognuno di essi. Se riesci a inventare un titolo che annunci tutto ciò che hai scritto nel paragrafo sottostante, allora avrai un paragrafo che contiene un'idea unica, e sarà più funzionale. Altrimenti avrai una creatura con più teste e penserai di essere Eracle...
  • Attenzione all'eco: in alcuni testi si sente ripetutamente un ritorno alla stessa idea. Il testo magari comincia dicendo io adoro le barbabietole rosse, poi continua con quando vedo quel colore sento un profondo trasporto, insiste aggiungendo le amo come potrei amare una persona, e si conclude specificando ne mangerei a ogni ora. Io la penso davvero così sulle barbabietole, però non ti tedierei mai con una cosa simile. Ho scritto quattro frasi sulle barbabietole delle quali almeno tre sono assolutamente inutili per la tua comprensione. Naturalmente, più voglio dare carattere poetico-letterario al mio testo, più è probabile che indulgerò in questo stratagemma retorico della ripetizione. Ma se scrivi testi funzionali, ricordati che è inutile scegliere una sola idea per ogni paragrafo, se poi ripeti quest'idea dieci volte di seguito, solo cambiando le parole.
  • L'arcipelago e il vaporetto: che bello andare in vacanza sulle isole e scoprire tutte le altre che le circondano, stupirsi delle somiglianze tra isole vicine ma soprattutto delle differenze enormi che a volte passano con solo un'ora di mare di distanza o anche meno (penso alle Eolie o alle Egadi, per esempio). Certo, stando tutte più o meno nella stessa area geografica, si è deciso - alcune volte da tempo immemore - di accorpare isole affatto diverse sotto un unico arcipelago. Però le isole restano staccate, indipendenti e spesso sembrano mondi estranei tra loro. Molti testi funzionano come un arcipelago, le cui isole sono i paragrafi, e spesso questi paragrafi sembrano galleggiare nella reciproca indifferenza, senza alcun collegamento logico, consequenziale, oserei dire naturale tra essi. Però qualcuno un bel giorno ha inventato il vaporetto, grazie al quale possiamo toccare le sponde di tutte le isole e cominciare a vederle non solo come pezzi staccati, ma come elementi di un unico percorso. Quando scrivi un testo, materialmente crei le isole, ma da un punto di vista comunicativo al lettore deve arrivare il percorso del traghetto. Accertati che ogni paragrafo abbia un collegamento necessario con il precedente e il successivo, fai in modo che cominci spiegando qualcosa che è stato annunciato prima e si concluda lasciando un sospeso che verrà sviscerato solo più avanti.

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