mercoledì 30 gennaio 2013

E allora virgola, ce la vedremo!

Facciamo qualche passo nel regno della scrittura imprecisa.

E per farlo, parliamo un secondo di Picasso.

Quando qualche benpensante guarda un quadro del periodo cubista e afferma che anche il suo bambino sarebbe in grado di fare meglio, una cosa è certa: egli ignora l'esistenza di tutti quei quadri nei quali il grande pittore spagnolo diede sfoggio delle sue capacità illustrative.

Nei cosiddetti periodi rosa e blu infatti Picasso dipinse in maniera pressoché convenzionale, dimostrando di conoscere la pittura realistica.

Una volta dimostrata questa competenza - e per ragioni legate alle tendenze dell'epoca - cominciò a dare il suo contributo alle rivoluzioni in campo artistico che scossero l'inizio del secolo scorso.

Come a dire che per fare qualcosa di straordinario c'è bisogno prima di saper fare le cose ordinarie.

Venendo alla scrittura, io auspico sempre la profusione della creatività, anche a costo di sorvolare sulle regole della corretta scrittura.

Ma siamo poi così sicuri che chi le trasgredisce lo fa in maniera consapevole, potendoselo permettere?

Non è che in nome della creatività si commettono abomini?

Non sto parlando di ortografia o errori di coordinazione e coniugazione, perché almeno questi aspetti ci si augura che gli scrittori sappiano padroneggiarli.

Andiamo a cercare tra le virgole, invece, che in questo caso non è solo un modo di dire ma il vero focus del post.

L'uso della virgola come elemento di giunzione tra frasi o parti di esse può celare trappole ben mimetizzate.


Se io dico:
Giorgio ruotò con forza la maniglia a metà della porta a vetro, il viso dell'uomo alle sue spalle apparve riflesso per un secondo.

Che cosa c'è che non va?

Se hai avvertito come un vuoto d'aria per la mancanza di una giunzione tra le due frasi allora hai vinto l'oscar della grammatica.

L'uso della virgola per congiungere due frasi rischia sempre di fare l'effetto-tombino: il lettore sta passeggiando sulle parole della prima parte, poi plof!, finisce in un vuoto, passa alla frase successiva e ci mette qualche secondo a capire la vera connessione tra i due pezzi.

Visto che non siamo tutti Picasso nel periodo cubista, io ti consiglio di non usare la virgola in questo modo.

Qual è l'alternativa?

Le care, vecchie congiunzioni andranno benissimo.

Sto parlando di e, ma, mentre, e di tutte quelle belle paroline che ti permettono di attaccare due frasi che altrimenti sembrerebbero come due innamorati che si salutano alla partenza del treno, con le mani di lui a terra e di lei al finestrino che stentano a toccarsi.

Quindi, potremmo dire:
Giorgio ruotò con forza la maniglia a metà della porta a vetro mentre il viso dell'uomo alle sue spalle apparve riflesso per un secondo.

Invece di mentre potremmo usare ma - se Giorgio magari sta evitando di incontrare l'uomo alle sue spalle - oppure quando - se Giorgio non si aspetta l'uomo dietro di sé - o più semplicemente e.

Se proprio non ti piacciono le congiunzioni, la punteggiatura offre altre risorse più efficaci della semplice virgola.

Potrebbe andar bene così:
Giorgio ruotò con forza la maniglia a metà della porta a vetro; il viso dell'uomo alle sue spalle apparve riflesso per un secondo.

Il punto e virgola, come ci diceva la maestra, ci fa fermare un po', giusto il tempo di capire che un pensiero è finito e un altro sta sorgendo.

Oppure:
Giorgio ruotò con forza la maniglia a metà della porta a vetro. Il viso dell'uomo alle sue spalle apparve riflesso per un secondo.

Ci mettiamo un bel punto, perché due frasi sicuramente corrette sono meglio di una che vuole fare la splendida ma rischia di essere sbagliata.

Quindi, hai ben tre sistemi - congiunzioni, punto e virgola e punto - per evitare l'unione con la sola virgola.

Non hai più scuse.

Se però ti vuoi accollare una rivoluzione epocale come quella di Picasso, tentar non nuoce.

Vedi?

M'hai fatto sbagliare: nell'ultima frase, dopo Picasso, invece della virgola ci andava allora...

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