domenica 30 dicembre 2012

Cinque passi per non arenarsi nella scrittura

Per chi ha a che fare con la scrittura in maniera abituale, per lavoro o anche solo per passione, alcune sfide tornano in maniera ricorrente, e la gara sta tutta nel trovare le soluzioni migliori per vincere ognuna di queste sfide.

In tutti questi anni, le persone che si sono rivolte a me per migliorare la loro abilità nello scrivere, hanno girato e rigirato attorno a tre grandi questioni:

  • come iniziare
  • come tagliare ciò che è di troppo in un testo
  • come concludere
Sembrano tre questioni distinte, ma in realtà si comportano come sintomi dello stesso problema che affranca gli scrittori.

Il problema è non comprendere appieno quello che stai cercando di ottenere con il tuo prossimo testo.

Non preoccuparti, è il caso di seguire quel vecchio adagio che recita mal comune mezzo gaudio, perché siamo in tanti a patire le conseguenze di questa incomprensione di fondo.

Voglio salutarti e rinnovarti l'invito a seguire Scrivibene anche per il 2013, suggerendoti una procedura che aggiungerà chiarezza ai tuoi obiettivi e quindi alla tua scrittura.

Ti permetterà anche di dare il calcio d'inizio a un nuovo progetto, facendo leva solo sugli elementi davvero necessari, per cui saprai esattamente che cosa accadrà dopo e come dovrai realizzarlo.

Consideralo già fatto
Proprio così: il modo migliore per scrivere un nuovo testo è cominciare come se in realtà l'avessi già scritto, che poi è lo stesso concetto di cui ho parlato poche ore fa da quest'altra parte.

Non puoi cominciare se non sai già esattamente dove vorrai arrivare.

A volte, avere un'idea stimolante non basta ad avviare il processo di scrittura.

Non sempre l'ispirazione da sola ti permette di produrre il testo che vorresti.

Vuoi insegnare qualcosa?

Vuoi convincere i lettori di qualcosa?

Vuoi fare entrambe le cose, o meglio, ti stai accorgendo che le due cose si assomigliano molto più di quanto potrebbe sembrare a prima vista?

Di sicuro, l'idea di partenza da sola ti porterà probabilmente a un mezzo testo, che avrà bisogno di un sacco di ristrutturazioni, e addio facilità di scrittura.

Devi agguantare il perché sul fondo di quell'idea, e se non ti riesce di far questo come primissima cosa, allora è meglio che butti via l'idea - o la metti da parte - per concentrarti su un'altra della quale saprai la ragion d'essere.

Chiedete e vi sarà scritto
Gioco di parole un po' licenzioso, per dirti però la cosa fondamentale.

Hai la tua idea col suo perché, un po' come quando un esploratore è pronto per una nuova missione.

Egli sa che alla fine del suo viaggio vorrà trovarsi davanti l'Arca o lo scheletro del primo uomo o la città perduta.

Questo passo somiglia a quello per pianificare un racconto o un romanzo: quando si delineano i personaggi, prima ci si chiede che cosa vogliono ottenere, e questo è il tuo perché di fondo; poi però ci si chiede quali ostacoli o avversari incontrano sulla strada percorsa per raggiungere il loro obiettivo?

Trasferendo la metafora al mondo della scrittura funzionale, gli ostacoli che incontrerai sono tutte quelle cose che i tuoi lettori ancora non hanno compreso bene.

Certo, alcuni lettori si fidano a priori e accettano di leggere fino all'ultima parola, certi che alla fine troveranno la risposta ai loro dubbi.

Ma che cosa succederebbe se, per magia, tu riuscissi a rispondere alle loro domande, a chiarire le loro zone d'ombra, proprio mentre sorgono durante la loro lettura?

Ci sono insomma domande - attribuibili al lettore ideale - alle quali devi saper rispondere prima ancora di metter giù mezza parola per il tuo testo.

Nel mondo del copywriting si dice che ogni domanda che zampilla nella testa del lettore è un impedimento alla continuazione della sua lettura.

Soprattutto nei testi informativi, sia quelli per insegnare che quelli per persuadere, le domande inevase dei lettori impediranno loro di imparare o di accettare le tue posizioni o entrambe le cose, il che è peggio.

Prima le pietre, poi la sabbia
La vecchia storia del professore che, per dimostrare l'importanza delle priorità, riempie una vaschetta prima con delle pietre e poi con oggetti sempre più piccoli - cosa che non gli riuscirebbe facendo l'inverso - ci è utile a capire come muoverci.

Devi scrivere un testo?

Bene, allora la prima cosa che dovrai scrivere sono le pietre grosse, cioè titolo e sottotitoli.

Per queste pietre fondanti t'invito a usare la casella di ricerca del blog per leggere i post in cui parlo di questi due tasselli basilari della scrittura.

In linea di massima però ricordati che il titolo dovrà promettere al lettore un risultato, annunciargli che cosa imparerà, quale nuova idea gli verrà illustrata e perché gli piacerà, non ultimo perché egli dovrebbe interessarsene.

Per fare questo, ti servirai del perché di fondo, trovato in partenza.

I sottotitoli invece li ricaverai dalle domande alle quali avrai già risposto, così come ti ho spiegato nel secondo passo della procedura.

Abbi l'accortezza di scrivere i sottotitoli non nella forma interrogativa, ma come affermazioni dalle quali far partire il tuo discorso.

Dedica un po' di tempo a capire se alcune delle domande che userai per scrivere i sottotitoli non siano in realtà delle sotto-domande di altre più ampie: è così che nasce la struttura del testo, quella che io amo definire lo scheletro.

Dopo le pietre...
Ora è il turno dei sassi, delle pietruzze, della sabbia e dell'acqua, sempre seguendo l'esempio della storia del professore, citata prima.

Andiamo a riempire gli spazi vuoti, sottostanti a ogni sottotitolo.

Ricorda che ognuno di essi nasconde una domanda, che ti sei già posta e della quale conosci già la risposta.

In ogni spazio seguente i sottotitoli, non dovrai far altro che rispondere alle domande.

Il pericolo non è rispondere male o bene, questo dipende da fattori esterni alla scrittura, e cioè quanto veramente conosci dell'argomento di cui parli.

Il vero pericolo dal quale devi guardarti è divagare.

Sotto ogni sottotitolo dovrai inserire solo ed esclusivamente ciò che serve a rispondere alla domanda che c'è dietro.

Rispondi a una sola domanda per volta, poi nuovo sottotitolo e nuovo paragrafo.

Più chiara e più semplice sarà la tua risposta, più ostacoli avrai rimosso affinché il tuo lettore trovi agevole arrivare alla fine.

Questa è la stesura del testo.

Vestire gli ignudi
Se la struttura del testo è per me uno scheletro, la stesura non è altro che le sue carni.

Anche avendo scritto tutto il testo secondo le indicazioni illustrate, avrai adesso un essere nudo.

E il buon costume vuole che non si vada in giro nudi.

Ti tocca ora approntare dei vestiti e un'acconciatura alla tua creatura.

Rallegrati se ti sembrerà scarna: vuol dire che non hai dato spazio a cose inutili.

E puoi sempre aggiungere altre informazioni, se lo riterrai.

Questo è il passo in cui dovrai rifinire il tuo linguaggio.

A volte si tratterà di scegliere parole più adatte, in altri casi si tratterà di spostare pezzi del testo per farne meglio risaltare la forza.

Il tutto, sarà sottoposto a un controllo finale, nel quale potrai chiederti:
  • tra il titolo e il contenuto finale del testo c'è ancora la corrispondenza progettata o si è creata una scollatura?
  • Il testo comincia dando la spinta giusta al lettore?
  • Esiste un modo alternativo per scrivere e organizzare titolo, sottotitoli e incipit del testo, in modo da potenziarlo ulteriormente?
Spero che questa procedura ti dia un aiuto consistente, così come l'ha dato a me tante volte.

Un felice 2013 per te e per chi ti sta a cuore...

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