giovedì 27 maggio 2010

Tre approcci per amare, allevare e dominare il testo


Da un commento a un post
Lunedì 24 commentavo un post di Luisa Carrada su Il blog del Mestiere di Scrivere, intitolato L'editing da oriente a occidente, nel quale parla in modo suggestivo su come intendere l'editing e la produzione di un testo.

L'autrice fa un riferimento indiretto ad Aristotele e alla dispositio latina, che per il grande filosofo greco coincideva con l'oikonomia.

In senso etimologico, l'oikonomia è la gestione della casa, quindi gestire l'editing di un testo - conclude la Carrada - è come amministrare una dimora.

Da questa suggestione, ho commentato ricordando che Aristotele, nella Politica, parla di tre relazioni basilari dell'economia casalinga:
  1. la relazione marito-moglie, basata sull'amore
  2. la relazione padre-figlio, basata sull'educazione
  3. la relazione padrone-schiavo, basata sul dominio
Può, quindi, un testo essere amato come una moglie, allevato come un figlio e dominato come uno schiavo?

In questi tre giorni successivi, il piccolo commento ha continuato a "parlarmi" fino a trasformarsi nell'idea per questo post.

Perché le tre relazioni, a mio parere, corrispondono a grandi linee a tre approcci alla scrittura, che implicano tre atteggiamenti operativi e che sfociano in tre testi molto differenti.


Partiamo dalla terza
Cosa vuol dire approcciare un testo in modo da dominarlo?

Vuol dire partire con una forte preparazione tecnica, magari con un modello di testo già pronto, una scaletta precostituita, una struttura ben pianificata.

Quando la struttura è molto solida, riempire gli spazi con le nostre parole è un'operazione abbastanza semplice.

Tecniche alternative sono costruire un elenco di domande le cui risposte costituiranno le parti salienti del nostro testo, o subito un elenco puntato dei concetti di nostro interesse.

Il testo-schiavo si realizza in poco tempo ed è destinato a un consumo rapido.

Molti post, anche i miei, sono così (non questo, eh eh!).

E il testo-figlio?
Si tratta di un testo che letteralmente ti cresce nella mente, tu ogni tanto gli dai uno sguardo, gli parli, cerchi di fargli prendere una direzione.

Nasce, come un figlio, perché un "seme" va a "fecondare" la tua creatività e assume in poco tempo una forma quasi compiuta, finché non ti metti lì e lo trasformi in testo vivo, con parole sonanti.

Il post che stai leggendo è di questo tipo.

Testi-figli sono in genere articoli, aforismi, considerazioni poetiche o vere e proprie poesie.

L'amore è una cosa meravigliosa
Infine, il testo-moglie (non me ne vogliano le donne, i greci erano terribilmente maschilisti).

Il testo che si ama.

Amare vuol dire volere il bene dell'altro.

Quindi, mentre ci lavori, vuoi che diventi quanto di meglio ti è possibile e non ti accontenti.

Il testo-moglie ci mette molto tempo ad assumere la sua forma finale.

Lo si accarezza a lungo, e a volte fa il sostenuto, non si lascia adulare.

Per lunghi tratti siamo presi da vere e proprie "lune di miele", nelle quali le sue parole sgorgano spontanee.

Altre volte, non lo sopportiamo (o è lui a non sopportare noi?), dubitiamo della sua sincerità e fantastichiamo di abbandonarlo e dedicarci ad altro.

Ma la pienezza di un testo-moglie (un racconto, un romanzo, un'opera d'ampio respiro) è inarrivabile.

Solo che l'amore costa molto sacrificio.

Perché scegliere?
Chi può si dedichi a tutti e tre e da buon amministratore porti avanti con giudizio la sua famiglia di scritti.

2 commenti:

  1. Stavo pensando che gli stessi suggerimenti si possono dare anche agli alunni quando scrivono un testo, uno solo.
    Si inizia con l'allevarlo, raccogliendo tutte le idee, i pensieri, le suggestioni che l'argomento centrale ci suggerisce; si continua con la stesura di una buona scaletta, magari facendo riferimento a un modello precostituito (lo si domina) e infine lo si coccola, revisionandolo, aggiustandolo, aggiungendo e togliendo finchè non ha assunto la forma che ci soddisfa

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  2. Grazie per il commento, anch'io sono d'accordo: le tre modalità possono coesistere e dare ognuna il proprio contributo al testo finale.

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