La maggior parte dei blogger in circolazione è arrivata all'età della - presunta - ragione in un arco di tempo nel quale i blog nemmeno esistevano.
Vuol dire che in realtà è tagliata fuori da questo campo, e che solo i cosiddetti nativi digitali sono degni di digitare e mandare in rete?
A ben vedere, le lezioni più importanti sul comunicare online non arrivano da corsi specialistici, da software diabolici né tantomeno da tattiche ardite per scalare i motori di ricerca.
Le lezioni fondamentali le abbiamo già incamerate molto prima che certi algoritmi informatici regolassero le nostre ventiquattr'ore al giorno.
Forse non ci abbiamo fatto caso, o forse chi ce le ha impartite non si è preso la briga di dirci che sarebbero tornate utili nell'era digitale.
Ma l'importante è che quelle lezioni sono arrivate a noi e ora le possediamo.
E sono arrivate a noi dalle parole dei nostri genitori, dai consigli di fratelli e sorelle più grandi, dai racconti degli amici, dai moniti e dalle dritte dei nostri insegnanti.
Le lezioni veramente importanti che ogni blogger dovrebbe usare ci sono arrivate mentre crescevamo, mentre ci educavano a stare al mondo, con buon senso, saggezza e autorevolezza.
Prima di pensare di fare del buon blogging perché conosci ogni piega del web, chiediti se invece la tua bravura non consista in realtà nell'applicare la saggezza dei grandi che hanno guidato il tuo cammino fino a oggi.
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lunedì 11 maggio 2015
domenica 12 aprile 2015
Via col libro: leggere, ascoltare, trovare idee
Oggi è una bella giornata, puoi affacciarti e sentire direttamente sul viso il calore del sole che ti investe.
Quello che senti e che vuoi è solo la sua energia, il suo potere rigenerante, la vitalità che ti trasmette.
Non ti preoccupi di come hanno fatto quei raggi così caldi ad arrivare lì, sulla tua faccia, quanti anni ci sono voluti per raggiungerla, né del fatto che magari quando sono partiti tu e la tua faccia non eravate nemmeno lì ad aspettarli e l'idea stessa di mettere la testa fuori a beccarsi un po' di sole non era ancora balenata in te.
La fonte di energia solare è lì e incessantemente non fa che irradiarci addosso tutta la sua potenza.
Sarebbe bello poter attingere a una fonte d'energia simile quando si tratta di trovare idee per scrivere.
Quello che senti e che vuoi è solo la sua energia, il suo potere rigenerante, la vitalità che ti trasmette.
Non ti preoccupi di come hanno fatto quei raggi così caldi ad arrivare lì, sulla tua faccia, quanti anni ci sono voluti per raggiungerla, né del fatto che magari quando sono partiti tu e la tua faccia non eravate nemmeno lì ad aspettarli e l'idea stessa di mettere la testa fuori a beccarsi un po' di sole non era ancora balenata in te.
La fonte di energia solare è lì e incessantemente non fa che irradiarci addosso tutta la sua potenza.
Sarebbe bello poter attingere a una fonte d'energia simile quando si tratta di trovare idee per scrivere.
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domenica 12 ottobre 2014
Attenti al plagio
Questo post nasce dopo aver scoperto che un mio scritto era stato "saccheggiato" e riutilizzato nel sito di Stefano Borghesi, a sua insaputa e a opera di una persona della cui collaborazione spero si sia liberato; ringrazio Stefano per aver riconosciuto subito, con me, l'evidente plagio, e aver immediatamente rimosso il testo sostituendolo con un altro, stavolta di suo pugno. Lascio comunque questo post perché credo abbia ancora senso rispetto al tema del plagio che nella scrittura del terzo millennio, e nell'era del copia e incolla, è sempre attuale.
Che cos'è il plagio?
Si tratta solo di ricopiare esattamente, parola per parola - o nota per nota, immagine per immagine ecc. - un'opera già edita spacciandola per inedita?
O è plagio anche ricalcare un testo, cambiandone - ma neanche più di tanto - i termini, la struttura sintattica, le misure?
E soprattutto, si può ancora definire frutto di plagio un testo che ripete gli stessi contenuti di un altro, le sue stesse definizioni - non nelle parole, ma nella semantica - o si deve considerare lecito?
Di solito, quando scrivo post su questo mio blog cerco di fornire risposte e soluzioni a chi vuole scrivere.
Ma stavolta mi trovo sguarnito, posso solo prendere atto di quanto è successo, e rimandare la palla a chi vorrà leggere e riflettere.
Io ritengo di essere stato plagiato.
Che cos'è il plagio?
Si tratta solo di ricopiare esattamente, parola per parola - o nota per nota, immagine per immagine ecc. - un'opera già edita spacciandola per inedita?
O è plagio anche ricalcare un testo, cambiandone - ma neanche più di tanto - i termini, la struttura sintattica, le misure?
E soprattutto, si può ancora definire frutto di plagio un testo che ripete gli stessi contenuti di un altro, le sue stesse definizioni - non nelle parole, ma nella semantica - o si deve considerare lecito?
Di solito, quando scrivo post su questo mio blog cerco di fornire risposte e soluzioni a chi vuole scrivere.
Ma stavolta mi trovo sguarnito, posso solo prendere atto di quanto è successo, e rimandare la palla a chi vorrà leggere e riflettere.
Io ritengo di essere stato plagiato.
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domenica 5 ottobre 2014
Tre motivi per stare attenti ai post in formato lista
Nove post su dieci sono costituiti da liste di concetti, consigli, considerazioni e così via.
E non importa tanto il contenuto, quanto il formato: la lista, l'elenco puntato, la serie di osservazioni, dritte, regole, tabù e altri più o meno rilevanti argomenti.
Un formato che di per sé non è certo una novità - tutti i testi regolativi, a partire dai Dieci Comandamenti, sono costituiti da elenchi - ma che ha trovato la sua efficacia e addirittura la sua praticità grazie alla rete.
Vuoi perché quando leggi in un titolo il numero di cose di cui si parlerà in quell'articolo è come se ti tranquillizzassi sulla quantità.
Vuoi perché se qualcuno ti promette di risolvere un tuo problema o insegnarti qualcosa in tot mosse già ti sembra più facile del previsto.
Vuoi ancora perché ci sono numeri che la mente percepisce come corretti, giusti in sé, e anch'io adesso, con i miei vuoi perché ho rispettato la regola del tre, numero magico e significativo per la nostra psiche, e forse se mi fossi fermato a due tu avresti sentito che mancava qualcosa.
sabato 26 luglio 2014
Perché qualcuno dovrebbe leggere il tuo blog?
Hai deciso finalmente di aprire un blog?
Congratulazioni, è una scelta che ti darà senza dubbio tante soddisfazioni e opportunità.
Con un blog, infatti, potrai raggiungere un mare di obiettivi, allargare i tuoi contatti, creare un tuo ruolo online, costruire la tua autorità, aumentare le tue scelte per il futuro e sfruttare tante altre occasioni.
Questo è quello che - forse, se ti va bene - potrai fare tu.
Ma hai pensato anche a che cosa c'è dentro il tuo blog che possa dare le stesse soddisfazioni e le stesse opportunità al lettore?
Perché qualcuno dovrebbe leggere il tuo blog?
Congratulazioni, è una scelta che ti darà senza dubbio tante soddisfazioni e opportunità.
Con un blog, infatti, potrai raggiungere un mare di obiettivi, allargare i tuoi contatti, creare un tuo ruolo online, costruire la tua autorità, aumentare le tue scelte per il futuro e sfruttare tante altre occasioni.
Questo è quello che - forse, se ti va bene - potrai fare tu.
Ma hai pensato anche a che cosa c'è dentro il tuo blog che possa dare le stesse soddisfazioni e le stesse opportunità al lettore?
Perché qualcuno dovrebbe leggere il tuo blog?
sabato 12 luglio 2014
Sondaggio: e tu che blogger sei?
Meno di un mese fa è stato pubblicato forse il più importante sondaggio sul fenomeno dei blog.
Condotto da Andy Crestodina di Orbit Media Studios, il sondaggio ha coinvolto più di mille bloggers cercando di capire come si muovono, quanto tempo investono, quali procedure utilizzano e che cosa succede ai loro post una volta lanciati.
Il sondaggio è rilevante perché statisticamente affidabile, dato che oltre agli Stati Uniti sono stati coinvolti bloggers di altri trentasette paesi, con numeri che garantiscono margini d'errore molto bassi.
Undici domande sui tempi, i luoghi e le modalità del fare blogging.
Tralasciando le sezioni del sondaggio relative al marketing, può essere curioso e istruttivo, per chi si diverte a scrivere online, dare un'occhiata ai risultati.
Com'è andata?
Condotto da Andy Crestodina di Orbit Media Studios, il sondaggio ha coinvolto più di mille bloggers cercando di capire come si muovono, quanto tempo investono, quali procedure utilizzano e che cosa succede ai loro post una volta lanciati.
Il sondaggio è rilevante perché statisticamente affidabile, dato che oltre agli Stati Uniti sono stati coinvolti bloggers di altri trentasette paesi, con numeri che garantiscono margini d'errore molto bassi.
Undici domande sui tempi, i luoghi e le modalità del fare blogging.
Tralasciando le sezioni del sondaggio relative al marketing, può essere curioso e istruttivo, per chi si diverte a scrivere online, dare un'occhiata ai risultati.
Com'è andata?
sabato 5 luglio 2014
Il post perfetto: ecco come fare!
I blog aumentano, nonostante i de profundis dei benpensanti, quindi i post da leggere aumentano.
Peccato però che non aumenti la qualità, anzi, che l'eccesso di quantità spesso implichi un abbassamento del livello.
Proprio in questi giorni, ho avuto modo di leggere tanti post su un evento al quale ho preso parte, e sono rimasto impressionato da diversi aspetti:
Peccato però che non aumenti la qualità, anzi, che l'eccesso di quantità spesso implichi un abbassamento del livello.
Proprio in questi giorni, ho avuto modo di leggere tanti post su un evento al quale ho preso parte, e sono rimasto impressionato da diversi aspetti:
- pochissimi, tra coloro che ne hanno scritto, erano davvero presenti
- pochissimi hanno scritto con tempismo
- moltissimi non hanno fatto altro che ricopiare i primi due post usciti sull'argomento (uno dei quali è il mio!)
Tuttavia, anche commettendo questi tre grossolani errori, si può ancora scrivere un pezzo decente, con un linguaggio curato, uno stile dinamico, un post che ti fa dire be', comunque questo qui sa scrivere.
Invece niente, tra i cattivi consigli della fretta, le ansie da prestazione e deplorevoli dosi d'incoscienza, molti aspiranti blogger sembrano aspirare poco e restare in apnea.
Certo, questo accade perché il loro obiettivo è il presenzialismo e non la scrittura, è il poter dire c'ero prima io e non la cura delle informazioni, è far sapere che loro sono al corrente e non raccontare una storia.
Tutto perché non vogliono prendersi il tempo di dare una scorsa al loro testo, buttato lì, per aggiustare e migliorare i punti deboli.
Tu non vuoi leggere post scritti così male, e soprattutto non vuoi correre (più) il rischio di scriverne.
Ecco per te la guida rapida ed efficace per trovare i punti deboli del tuo post e trasformarli in punti di forza.
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sabato 28 giugno 2014
Scrivere con le immagini: scegli la foto giusta

In realtà, le foto che tutti noi blogger attacchiamo accanto, sopra o dentro i nostri testi stanno lì per toccare la psicologia del lettore.
Del resto, il cervello sembra fatto apposta per questo: esso funziona per due terzi in maniera visuale, e la capacità di processare le immagini è di decine di migliaia di volte superiore a quella necessaria a leggere parole.
Le immagini, insomma, attirano la materia grigia dei potenziali lettori prima che questi abbiano letto anche soltanto la prima parola del titolo, anzi, quasi la metà dei lettori occasionali decidono di soffermarsi grazie al fascino delle foto.
Se ora non hai più dubbi sull'opportunità di inserire foto nei tuoi testi su internet, cerchiamo insieme di capire quali immagini è meglio utilizzare in base al tipo di contenuto che vuoi proporre, affinché non siano solo un abbellimento ma uno strumento che aggiunge utilità ai tuoi testi.
venerdì 18 aprile 2014
Essere scrittore o fare lo scrittore?
Per chi si occupa di scrittura le parole sono o dovrebbero essere fondamentali.
Quando le parole non sono precise, non lo sono nemmeno le definizioni, e quindi si crea confusione, una confusione che permea chi scrive e chi legge, provocando crisi d'identità.
La rete ha cambiato molto: non è che prima non si potesse scrivere, ma farsi leggere non era così semplice; oggi invece con internet è molto più facile intercettare lettori più o meno interessati agli argomenti dei quali ci occupiamo scrivendo.
Comunemente si pensa a uno scrittore come a qualcuno che scrive qualcosa come libri, poesie, storie, notizie, resoconti, riflessioni.
Se però andiamo dietro a ogni singolo genere di scrittura, agli stili, alle tecniche, alle correnti e al tipo di destinatario, saranno più le differenze che i punti in comune, e ci sembrerà ci siano troppi modi per pensare alla scrittura.
Quando ci sono troppe cose, a volte, è come se non ce ne fosse nessuna.
Bisognerebbe trovare qualcosa che definisca gli scrittori al di là della forma e della modalità della loro espressione.
Possibile?
Quanti tipi di scrittori ci sono?
Quando le parole non sono precise, non lo sono nemmeno le definizioni, e quindi si crea confusione, una confusione che permea chi scrive e chi legge, provocando crisi d'identità.
La rete ha cambiato molto: non è che prima non si potesse scrivere, ma farsi leggere non era così semplice; oggi invece con internet è molto più facile intercettare lettori più o meno interessati agli argomenti dei quali ci occupiamo scrivendo.
Comunemente si pensa a uno scrittore come a qualcuno che scrive qualcosa come libri, poesie, storie, notizie, resoconti, riflessioni.
Se però andiamo dietro a ogni singolo genere di scrittura, agli stili, alle tecniche, alle correnti e al tipo di destinatario, saranno più le differenze che i punti in comune, e ci sembrerà ci siano troppi modi per pensare alla scrittura.
Quando ci sono troppe cose, a volte, è come se non ce ne fosse nessuna.
Bisognerebbe trovare qualcosa che definisca gli scrittori al di là della forma e della modalità della loro espressione.
Possibile?
Quanti tipi di scrittori ci sono?
sabato 12 aprile 2014
Che cosa vogliono i lettori dei blog
Il nostro è un mondo in cui le persone non sanno cosa vogliono e sono disposte a passare un inferno per ottenerlo.
La frase è dell'umorista statunitense Don Marquis, e forse la conoscevi già (o forse conosci l'altra più famosa, che ben si adatta al momento attuale della politica italiana: se dai alla gente l'illusione di pensare, la gente ti amerà; ma se la fai pensare davvero, ti odierà).
In effetti, molte persone che gironzolano in rete leggendo qua e là si comportano proprio come se non avessero la minima idea di che cosa davvero le interessi, pur spendendo tempo ed energie a cercarlo.
Quando diciamo, nel mondo del blogging, che ogni blog ha i suoi lettori, investiamo su una fiducia verso ipotetici lettori, ma la realtà è un'altra.
La maggioranza dei lettori arriva per caso, non sa perché ci è arrivata, non lo sappiamo noi, e le possibilità di prevedere e governare questo fenomeno sono scarsissime.
Questo discorso vale anche per la gran parte dell'editoria: non sempre ci rechiamo in libreria sapendo già che cosa vogliamo, e ci capita di lasciarci guidare dall'istinto nello scegliere dei titoli.
Solo quando abbiamo letto comprendiamo veramente da dove siamo partiti: da un problema.
Ciò che guida l'attenzione del possibile lettore, dunque, come un radar, è un problema o qualcosa di irrisolto, una domanda, un dubbio, una curiosità indefinita, tutte cose alle quali un post, un articolo o un libro potrebbero rispondere.
Ma la maggior parte dei lettori, anche quando è consapevole del problema di partenza, quasi sempre non ha la minima idea di quale possa essere la soluzione, e quando ce l'ha finisce per scoprire che la soluzione pensata era sbagliata, e quella giusta era lontana dal loro pensiero.
Il lavoro di chi sta da questa parte, di chi quei post, quegli articoli e quei libri si prende la briga di scriverli è proprio tirar fuori questa soluzione desiderata ma non ancora compresa.
Dunque, i lettori, come le persone di cui parla Don Marquis, non sanno che cosa vogliono.
La frase è dell'umorista statunitense Don Marquis, e forse la conoscevi già (o forse conosci l'altra più famosa, che ben si adatta al momento attuale della politica italiana: se dai alla gente l'illusione di pensare, la gente ti amerà; ma se la fai pensare davvero, ti odierà).
In effetti, molte persone che gironzolano in rete leggendo qua e là si comportano proprio come se non avessero la minima idea di che cosa davvero le interessi, pur spendendo tempo ed energie a cercarlo.
Quando diciamo, nel mondo del blogging, che ogni blog ha i suoi lettori, investiamo su una fiducia verso ipotetici lettori, ma la realtà è un'altra.
La maggioranza dei lettori arriva per caso, non sa perché ci è arrivata, non lo sappiamo noi, e le possibilità di prevedere e governare questo fenomeno sono scarsissime.
Questo discorso vale anche per la gran parte dell'editoria: non sempre ci rechiamo in libreria sapendo già che cosa vogliamo, e ci capita di lasciarci guidare dall'istinto nello scegliere dei titoli.
Solo quando abbiamo letto comprendiamo veramente da dove siamo partiti: da un problema.
Ciò che guida l'attenzione del possibile lettore, dunque, come un radar, è un problema o qualcosa di irrisolto, una domanda, un dubbio, una curiosità indefinita, tutte cose alle quali un post, un articolo o un libro potrebbero rispondere.
Ma la maggior parte dei lettori, anche quando è consapevole del problema di partenza, quasi sempre non ha la minima idea di quale possa essere la soluzione, e quando ce l'ha finisce per scoprire che la soluzione pensata era sbagliata, e quella giusta era lontana dal loro pensiero.
Il lavoro di chi sta da questa parte, di chi quei post, quegli articoli e quei libri si prende la briga di scriverli è proprio tirar fuori questa soluzione desiderata ma non ancora compresa.
Dunque, i lettori, come le persone di cui parla Don Marquis, non sanno che cosa vogliono.
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lunedì 6 gennaio 2014
Post, ovvero: partenza, ossatura, storia e titolo
Che cosa leggi da sinistra a destra, nei cerchi rossa sulla tastiera in foto?
STOP!
Perciò, fermati e leggi queste indicazioni, per poi tornare a scrivere e a pubblicare testi che funzionano veramente.
Hai il tuo post pronto per essere pubblicato?
Hai scelto con cura il taglio da dare?
Hai tenuto la prima stesura in decantazione, per qualche ora o per un giorno intero?
Il tuo testo, insomma, è pronto per una revisione attenta e senza indulgenze.
Ogni dettaglio deve funzionare, non vuoi che il lettore scorga la benché minima imperfezione e ti giudichi superficiale.
Ogni parola dovrà dire esattamente ciò che ti serve, dovrà illustrare con la massima aderenza il tuo pensiero.
Solo così potrai pubblicare un articolo tosto, senza fronzoli, che va dritto al bersaglio.
Quante cose da controllare, prima di quel fatidico clic oltre il quale le tue parole viaggeranno nella rete, in pasto a lettori pronti a sfamarsene o a buttarle via senza rispetto.
Eppure, chiunque pubblichi un post deve sapere che ci sono quattro cose veramente essenziali per fare centro.
E queste quattro cose sono già contenute nella parola post.
Post è il magico acronimo con il quale ogni post sarà definitivamente... a post.
STOP!
Perciò, fermati e leggi queste indicazioni, per poi tornare a scrivere e a pubblicare testi che funzionano veramente.
Hai il tuo post pronto per essere pubblicato?
Hai scelto con cura il taglio da dare?
Hai tenuto la prima stesura in decantazione, per qualche ora o per un giorno intero?
Il tuo testo, insomma, è pronto per una revisione attenta e senza indulgenze.
Ogni dettaglio deve funzionare, non vuoi che il lettore scorga la benché minima imperfezione e ti giudichi superficiale.
Ogni parola dovrà dire esattamente ciò che ti serve, dovrà illustrare con la massima aderenza il tuo pensiero.
Solo così potrai pubblicare un articolo tosto, senza fronzoli, che va dritto al bersaglio.
Quante cose da controllare, prima di quel fatidico clic oltre il quale le tue parole viaggeranno nella rete, in pasto a lettori pronti a sfamarsene o a buttarle via senza rispetto.
Eppure, chiunque pubblichi un post deve sapere che ci sono quattro cose veramente essenziali per fare centro.
E queste quattro cose sono già contenute nella parola post.
Post è il magico acronimo con il quale ogni post sarà definitivamente... a post.
lunedì 23 dicembre 2013
Come non essere più a corto di idee nella scrittura
Da quando ho aperto questo blog ne ho fatto una questione di principio.
Credo veramente che chiunque possa scrivere, e possa farlo anche piuttosto bene con un minimo di studio.
Ma in questi anni di divulgazione e insegnamento, dopo aver ascoltato, letto e incontrato centinaia di appassionati, curiosi, scrittori o aspiranti tali, professionisti e gente comune, ho visto che il problema più diffuso è sempre quello: non so che cosa scrivere.
Le grandi idee non arrivano sempre con facilità.
Anche chi scrive per professione ed è abituato a sentirsi sotto pressione, con le scadenze che incombono e i testi da consegnare, può trovarsi nella tua stessa condizione.
Ma lo scrittore professionale non si fa mai trovare impreparato, esattamente come l'elettricista o l'idraulico che arrivano a ripararti il guasto a casa, e ci riescono solo perché nella loro cassetta degli attrezzi c'è quell'utensile che tu non hai e che non andresti mai a comprarti pensando che tanto non ti servirà.
Spesso, la differenza tra te e loro, nel trovare l'idea di partenza, è soltanto quella: la valigetta degli attrezzi.
Con i miei migliori auguri, ecco per te il mio regalo di Natale.
E non venirmi più a dire che non hai idea di che cosa metterti a scrivere.
Credo veramente che chiunque possa scrivere, e possa farlo anche piuttosto bene con un minimo di studio.
Ma in questi anni di divulgazione e insegnamento, dopo aver ascoltato, letto e incontrato centinaia di appassionati, curiosi, scrittori o aspiranti tali, professionisti e gente comune, ho visto che il problema più diffuso è sempre quello: non so che cosa scrivere.
Le grandi idee non arrivano sempre con facilità.
Anche chi scrive per professione ed è abituato a sentirsi sotto pressione, con le scadenze che incombono e i testi da consegnare, può trovarsi nella tua stessa condizione.
Ma lo scrittore professionale non si fa mai trovare impreparato, esattamente come l'elettricista o l'idraulico che arrivano a ripararti il guasto a casa, e ci riescono solo perché nella loro cassetta degli attrezzi c'è quell'utensile che tu non hai e che non andresti mai a comprarti pensando che tanto non ti servirà.
Spesso, la differenza tra te e loro, nel trovare l'idea di partenza, è soltanto quella: la valigetta degli attrezzi.
Con i miei migliori auguri, ecco per te il mio regalo di Natale.
E non venirmi più a dire che non hai idea di che cosa metterti a scrivere.
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sabato 9 novembre 2013
Scrivere sul web: ecco due elementi essenziali
Anche se stiamo arrivando al paradosso per il quale la scrittura sul web cerca di imitare quella sulla carta stampata, con i nuovi tipi di lettori multimediali, la maggior parte dei testi che circolano in rete subiscono l'influenza del mezzo elettronico.
Il solo fatto che un testo sia su uno schermo trasforma l'esperienza di lettura in una sorta di seduta davanti alla tv.
E quando siamo davanti alla tv le regole cambiano di parecchio.
Da una parte,mentre facciamo zapping, i programmi devono riuscire a catturare la nostra attenzione.
Dall'altra parte, una volta che ci siamo fermati per un secondo su un dato canale, quel programma deve convincerci a restare lì.
Sembrano la stessa cosa, e si completano a vicenda.
Ma sono due cose differenti.
Trasferendo l'esempio della tv al mondo della scrittura sul web, i testi in rete devono essere scritti sia per calamitare l'attenzione di chi naviga, sia per convincerlo di aver fatto la cosa giusta, scegliendo di leggere il nostro testo.
Ci sono almeno due elementi essenziali per ottenere entrambi i risultati.
Catturare l'attenzione può essere una gran cosa, ma diventa davvero grande solo se il testo che invitiamo a leggere è organizzato in modo da soddisfare il lettore.
Il solo fatto che un testo sia su uno schermo trasforma l'esperienza di lettura in una sorta di seduta davanti alla tv.
E quando siamo davanti alla tv le regole cambiano di parecchio.
Da una parte,mentre facciamo zapping, i programmi devono riuscire a catturare la nostra attenzione.
Dall'altra parte, una volta che ci siamo fermati per un secondo su un dato canale, quel programma deve convincerci a restare lì.
Sembrano la stessa cosa, e si completano a vicenda.
Ma sono due cose differenti.
Trasferendo l'esempio della tv al mondo della scrittura sul web, i testi in rete devono essere scritti sia per calamitare l'attenzione di chi naviga, sia per convincerlo di aver fatto la cosa giusta, scegliendo di leggere il nostro testo.
Ci sono almeno due elementi essenziali per ottenere entrambi i risultati.
Catturare l'attenzione può essere una gran cosa, ma diventa davvero grande solo se il testo che invitiamo a leggere è organizzato in modo da soddisfare il lettore.
mercoledì 16 ottobre 2013
La scrittura che crea controversie
Mi piace essere un blogger, e mi piace provare a esserlo con coscienza.
Per questo, prima ancora di scrivere post per i miei blog, vado a leggerne tanti altri, sugli argomenti più disparati.
Leggo in particolare alcuni blog perché trovo sempre pezzi per me molto utili.
Altri post, magari, non li trovo così fondamentali per me, e fin qui siamo nella normalità.
Leggere un post, però, vuol dire molto spesso leggere e partecipare alla discussione che esso può generare.
Perché si sa che alcuni pezzi fanno scaturire sfilze impressionanti di commenti, come già ti ho raccontato qui.
Di recente, anche a me è capitata questa circostanza, mai accaduta prima, e come tutte le prime esperienze mi ha dato da pensare.
mercoledì 28 agosto 2013
Il vero successo nella scrittura
Scrivere è una faticaccia.
Puoi immaginare tutti quelli che si mettono davanti al computer per buttare giù qualcosa che sia degno di essere condiviso sulla rete: da incubo.
E non sto parlando della qualità: perché scrivere qualcosa che poi valga anche la pena leggere, una volta che la rete ce l'ha messa davanti, è un evento da festeggiare.
Con queste tre frasi potrei anche chiuderla qui e usarle come commiato dalla scrittura online.
Ma dopo quattro anni di presenza in rete, tra ebook, videocorsi, seminari e centinaia di post, per non parlare delle varie forme in cui comunico online, sedermi a scrivere diventa sempre più un momento di autoriconoscimento, libero da scopi altri, soprattutto se oltre a scrivere rifletto sulla scrittura stessa, come faccio in questo blog.
Scrivere professionalmente non mi basta più, è diventata una questione di onestà, nel tentativo di non separare me stesso che scrive da me stesso che esiste e basta.
E a distanza di tempo, mi è più facile tentare di ricavare dalla mia esperienza un po' di consigli.
Consigli che do innanzitutto a me stesso, per ricordarmi che cosa ho imparato post dopo post, ma con l'auspicio che possano esserti utile, sulla strada della tua scrittura online.
Puoi immaginare tutti quelli che si mettono davanti al computer per buttare giù qualcosa che sia degno di essere condiviso sulla rete: da incubo.
E non sto parlando della qualità: perché scrivere qualcosa che poi valga anche la pena leggere, una volta che la rete ce l'ha messa davanti, è un evento da festeggiare.
Con queste tre frasi potrei anche chiuderla qui e usarle come commiato dalla scrittura online.
Ma dopo quattro anni di presenza in rete, tra ebook, videocorsi, seminari e centinaia di post, per non parlare delle varie forme in cui comunico online, sedermi a scrivere diventa sempre più un momento di autoriconoscimento, libero da scopi altri, soprattutto se oltre a scrivere rifletto sulla scrittura stessa, come faccio in questo blog.
Scrivere professionalmente non mi basta più, è diventata una questione di onestà, nel tentativo di non separare me stesso che scrive da me stesso che esiste e basta.
E a distanza di tempo, mi è più facile tentare di ricavare dalla mia esperienza un po' di consigli.
Consigli che do innanzitutto a me stesso, per ricordarmi che cosa ho imparato post dopo post, ma con l'auspicio che possano esserti utile, sulla strada della tua scrittura online.
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martedì 20 agosto 2013
Come scrivere un post da 431 commenti
Quattrocentotrentuno commenti fino a questo momento, 20 agosto 2013 ore 15 circa.
156 commenti - se ho contato bene, ma se ho sbagliato è in difetto - nelle sue prime dodici ore di vita.
Questi numeri e questi tempi, per dei post e delle discussioni non banali, si vedono solo su importanti blog americani e vengono studiati dagli esperti di copywriting e web marketing.
E invece tutto ciò è accaduto il 5 agosto su Gazzetta Gastronomica, blog di Stefano Bonilli che a suo tempo diede vita a Gambero Rosso Channel, per un post a firma Tokio Cervigni che prova a fare a pezzi il prestigio di Eataly, l'arcinoto megastore enogastronomico di Oscar Farinetti.
Troppo lungo, dispendioso e soprattutto insufficiente tentare qualsiasi riassunto del pezzo e soprattutto della discussione-fiume che ne è seguita, alla quale si è accodato un successivo post, anch'esso con un numero considerevole di commenti rispetto alla media del blog ma comunque irrisorio nei confronti dell'altro, e che ha avuto riverberi su tutte le altre testate di enogastronomia online.
Per chi si occupa di copywriting e per chiunque sia interessato alla scrittura sul web, questo è il classico case study che in Italia è un caso più unico che raro, e che tuttavia spicca proprio per la sua italianità.
Sebbene al successo della discussione abbiano concorso alcuni fattori calamitatisi a vicenda in maniera fortuita, è evidente però che il post ha fatto il botto perché corrisponde perfettamente al modello vincente del blog post che si rivolge al pubblico giusto nel momento giusto.
Una lezione di blogging involontaria ma comunque utilissima per tutti i blogger, che si può riassumere così:
156 commenti - se ho contato bene, ma se ho sbagliato è in difetto - nelle sue prime dodici ore di vita.
Questi numeri e questi tempi, per dei post e delle discussioni non banali, si vedono solo su importanti blog americani e vengono studiati dagli esperti di copywriting e web marketing.
E invece tutto ciò è accaduto il 5 agosto su Gazzetta Gastronomica, blog di Stefano Bonilli che a suo tempo diede vita a Gambero Rosso Channel, per un post a firma Tokio Cervigni che prova a fare a pezzi il prestigio di Eataly, l'arcinoto megastore enogastronomico di Oscar Farinetti.
Troppo lungo, dispendioso e soprattutto insufficiente tentare qualsiasi riassunto del pezzo e soprattutto della discussione-fiume che ne è seguita, alla quale si è accodato un successivo post, anch'esso con un numero considerevole di commenti rispetto alla media del blog ma comunque irrisorio nei confronti dell'altro, e che ha avuto riverberi su tutte le altre testate di enogastronomia online.
Per chi si occupa di copywriting e per chiunque sia interessato alla scrittura sul web, questo è il classico case study che in Italia è un caso più unico che raro, e che tuttavia spicca proprio per la sua italianità.
Sebbene al successo della discussione abbiano concorso alcuni fattori calamitatisi a vicenda in maniera fortuita, è evidente però che il post ha fatto il botto perché corrisponde perfettamente al modello vincente del blog post che si rivolge al pubblico giusto nel momento giusto.
Una lezione di blogging involontaria ma comunque utilissima per tutti i blogger, che si può riassumere così:
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mercoledì 24 luglio 2013
Titoli con la doppietta: come istigare alla lettura dei post
Lo guardi mai Zelig?
Ti piace di più Bertolino o Ale e Franz?
Gioele Dix o Ficarra e Picone?
Annamaria Barbera o Nuzzo e Di Biase?
E soprattutto, lo guarderesti ancora se invece di due conduttori ce ne fosse solo uno?
Chi scrive per il teatro lo sa: il testo di un monologo dev'essere di ferro, mentre nel dialogo contano gli attori e i tempi di recitazione.
In un certo senso, il duo comico va più sul sicuro, perché ognuno può contare sull'altro, mentre i monologhisti devono avere battute eccezionali.
Anche l'attenzione di chi li guarda e ascolta viene stimolata diversamente, e nell'assistere all'esibizione di un duo c'è maggior attesa per come reagirà l'altro.
Lo stesso principio puoi sfruttarlo nel costruire i titoli dei tuoi post, con la doppietta: la procedura non cambia, se sai scrivere buoni titoli, ma in questa versione lo sparo sul lettore è duplice.
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martedì 9 luglio 2013
Come funziona la curiosità
Quando si parla di curiosità si può intendere l'emozione verso qualcosa che all'improvviso attira la nostra attenzione, o l'oggetto di quest'attenzione, le cose curiose.
Cammino per strada, sento degli strani rumori dietro un angolo, e mi affaccio a curiosare: ho seguito l'emozione.
Vado al mercato dell'usato, sapendo che troverò un sacco di cose inusuali, quindi curiose, a vedere se una di esse acchiapperà il mio interesse: ho cercato l'oggetto.
Come scrittore di blog, cerco di capire anche che cosa muove la curiosità di chi legge.
A mio parere, l'esperienza del lettore su internet somiglia più alla seconda accezione del termine curiosità che alla prima.
Perché è vero che di tanto in tanto ci imbattiamo per puro caso in pagine alle quali arriviamo seguendo percorsi non preventivati, e allora seguiamo l'emozione.
Però, la maggior parte del tempo passato in rete, lo impieghiamo cliccando sui siti che già conosciamo, nei quali sappiamo che in media troveremo sempre qualcosa di interessante, e allora cerchiamo direttamente l'oggetto.
Spero tu non scriva online per lettori che capitano per puro caso sulla tua pagina, ma che tu abbia creato un blog o un sito con un lettore ben preciso in mente, al quale interessa il tuo stesso argomento.
Se dunque il lettore si comporta come una persona che scava tra cianfrusaglie, alla ricerca della cosa curiosa che faccia al caso suo, che cos'è che gli fa scegliere quell'oggetto tra tanti?
Cammino per strada, sento degli strani rumori dietro un angolo, e mi affaccio a curiosare: ho seguito l'emozione.
Vado al mercato dell'usato, sapendo che troverò un sacco di cose inusuali, quindi curiose, a vedere se una di esse acchiapperà il mio interesse: ho cercato l'oggetto.
Come scrittore di blog, cerco di capire anche che cosa muove la curiosità di chi legge.
A mio parere, l'esperienza del lettore su internet somiglia più alla seconda accezione del termine curiosità che alla prima.
Perché è vero che di tanto in tanto ci imbattiamo per puro caso in pagine alle quali arriviamo seguendo percorsi non preventivati, e allora seguiamo l'emozione.
Però, la maggior parte del tempo passato in rete, lo impieghiamo cliccando sui siti che già conosciamo, nei quali sappiamo che in media troveremo sempre qualcosa di interessante, e allora cerchiamo direttamente l'oggetto.
Spero tu non scriva online per lettori che capitano per puro caso sulla tua pagina, ma che tu abbia creato un blog o un sito con un lettore ben preciso in mente, al quale interessa il tuo stesso argomento.
Se dunque il lettore si comporta come una persona che scava tra cianfrusaglie, alla ricerca della cosa curiosa che faccia al caso suo, che cos'è che gli fa scegliere quell'oggetto tra tanti?
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giovedì 27 giugno 2013
Scrivere post: sei un ghepardo o un bradipo?
Ti piacciono gli animali?
Se ti interessi di scrittura online e blogging questa domanda non dovrebbe sembrarti fuori luogo.
Perché uno dei problemi che sicuramente ti trovi ad affrontare durante il tuo lavoro di scrittura è la velocità con cui lo esegui.
Anche gli animali, come ben sai, si muovono a velocità estremamente diverse.
Se il ghepardo si distingue per essere forse l'animale più veloce al mondo - almeno nella corsa - dalla parte opposta c'è il bradipo che invece ci mette una vita per fare anche il più piccolo movimento.
Puoi forse dire chi sia il migliore tra i due?
Entrambi hanno caratteristiche opposte che però, in certe situazioni, potrebbero tornare utili.
La nostra società schizofrenica attualmente si barcamena tra la necessità di correre come dei pazzi - motivo di stress e lamentele - e l'utopia di un ritorno alla lentezza che però ci riserviamo solo nei momenti di tempo libero.
Così sugli scaffali delle librerie due tipi di pubblicazioni fanno a gara per allettarci: da un lato i supermanuali per ottenere di più in minor tempo, e dall'altra i libri che elogiano il lento andare come cura da un mondo troppo frenetico.
Anche in questo caso, difficile dire che cosa sia meglio e probabilmente entrambe le strategie operative hanno i loro pro se attuate nelle giuste condizioni.
Così, quando scrivi post per il tuo blog, preferisci un sistema per produrre testi in mezz'ora con una procedura a colpo sicuro, o ti piace perderti nell'esplorazione della tua scrittura arrivando poco a poco alla stesura definitiva dei tuoi pezzi?
Se ti interessi di scrittura online e blogging questa domanda non dovrebbe sembrarti fuori luogo.
Perché uno dei problemi che sicuramente ti trovi ad affrontare durante il tuo lavoro di scrittura è la velocità con cui lo esegui.
Anche gli animali, come ben sai, si muovono a velocità estremamente diverse.
Se il ghepardo si distingue per essere forse l'animale più veloce al mondo - almeno nella corsa - dalla parte opposta c'è il bradipo che invece ci mette una vita per fare anche il più piccolo movimento.
Puoi forse dire chi sia il migliore tra i due?
Entrambi hanno caratteristiche opposte che però, in certe situazioni, potrebbero tornare utili.
La nostra società schizofrenica attualmente si barcamena tra la necessità di correre come dei pazzi - motivo di stress e lamentele - e l'utopia di un ritorno alla lentezza che però ci riserviamo solo nei momenti di tempo libero.
Così sugli scaffali delle librerie due tipi di pubblicazioni fanno a gara per allettarci: da un lato i supermanuali per ottenere di più in minor tempo, e dall'altra i libri che elogiano il lento andare come cura da un mondo troppo frenetico.
Anche in questo caso, difficile dire che cosa sia meglio e probabilmente entrambe le strategie operative hanno i loro pro se attuate nelle giuste condizioni.
Così, quando scrivi post per il tuo blog, preferisci un sistema per produrre testi in mezz'ora con una procedura a colpo sicuro, o ti piace perderti nell'esplorazione della tua scrittura arrivando poco a poco alla stesura definitiva dei tuoi pezzi?
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giovedì 25 aprile 2013
La scrittura prolifica

Se hai un blog e provi a regalarti una settimana scrivendo un post al giorno, entro la fine del mese in corso è garantito che i tuoi testi schizzeranno ai primi posti nelle pagine dei motori di ricerca.
Ovviamente non devi farlo con il solo scopo di occupare le prime posizioni, perché sarebbe innaturale.
Però è interessante il fatto che i programmatori dei motori abbiano tenuto conto di questa variabile, la frequenza di pubblicazione, come sintomo di un autore da prendere in considerazione.
E in effetti, se una persona vuole davvero dedicarsi alla scrittura allora dovrà seriamente confrontarsi con questo aspetto.
Per chi vuole scrivere con una certa consistenza, produrre dalle cinquecento alle mille parole al giorno dovrebbe essere come fare la doccia, ossia un'igiene quotidiana.
A pensarci può sembrare uno sforzo immane, ma chi si cimenta sa che dopo qualche giorno la sensazione è proprio quella di una normale manutenzione giornaliera, leggera e che fa sentire meglio.
Naturalmente, ci sono tantissimi modi di produrre tutte quelle parole ogni giorno e qui di seguito ne trovi alcuni che potrebbero funzionare alla grande per te così come hanno fatto e continuano a fare per me.
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