Oggi è una bella giornata, puoi affacciarti e sentire direttamente sul viso il calore del sole che ti investe.
Quello che senti e che vuoi è solo la sua energia, il suo potere rigenerante, la vitalità che ti trasmette.
Non ti preoccupi di come hanno fatto quei raggi così caldi ad arrivare lì, sulla tua faccia, quanti anni ci sono voluti per raggiungerla, né del fatto che magari quando sono partiti tu e la tua faccia non eravate nemmeno lì ad aspettarli e l'idea stessa di mettere la testa fuori a beccarsi un po' di sole non era ancora balenata in te.
La fonte di energia solare è lì e incessantemente non fa che irradiarci addosso tutta la sua potenza.
Sarebbe bello poter attingere a una fonte d'energia simile quando si tratta di trovare idee per scrivere.
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domenica 12 aprile 2015
Via col libro: leggere, ascoltare, trovare idee
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venerdì 18 aprile 2014
Essere scrittore o fare lo scrittore?
Per chi si occupa di scrittura le parole sono o dovrebbero essere fondamentali.
Quando le parole non sono precise, non lo sono nemmeno le definizioni, e quindi si crea confusione, una confusione che permea chi scrive e chi legge, provocando crisi d'identità.
La rete ha cambiato molto: non è che prima non si potesse scrivere, ma farsi leggere non era così semplice; oggi invece con internet è molto più facile intercettare lettori più o meno interessati agli argomenti dei quali ci occupiamo scrivendo.
Comunemente si pensa a uno scrittore come a qualcuno che scrive qualcosa come libri, poesie, storie, notizie, resoconti, riflessioni.
Se però andiamo dietro a ogni singolo genere di scrittura, agli stili, alle tecniche, alle correnti e al tipo di destinatario, saranno più le differenze che i punti in comune, e ci sembrerà ci siano troppi modi per pensare alla scrittura.
Quando ci sono troppe cose, a volte, è come se non ce ne fosse nessuna.
Bisognerebbe trovare qualcosa che definisca gli scrittori al di là della forma e della modalità della loro espressione.
Possibile?
Quanti tipi di scrittori ci sono?
Quando le parole non sono precise, non lo sono nemmeno le definizioni, e quindi si crea confusione, una confusione che permea chi scrive e chi legge, provocando crisi d'identità.
La rete ha cambiato molto: non è che prima non si potesse scrivere, ma farsi leggere non era così semplice; oggi invece con internet è molto più facile intercettare lettori più o meno interessati agli argomenti dei quali ci occupiamo scrivendo.
Comunemente si pensa a uno scrittore come a qualcuno che scrive qualcosa come libri, poesie, storie, notizie, resoconti, riflessioni.
Se però andiamo dietro a ogni singolo genere di scrittura, agli stili, alle tecniche, alle correnti e al tipo di destinatario, saranno più le differenze che i punti in comune, e ci sembrerà ci siano troppi modi per pensare alla scrittura.
Quando ci sono troppe cose, a volte, è come se non ce ne fosse nessuna.
Bisognerebbe trovare qualcosa che definisca gli scrittori al di là della forma e della modalità della loro espressione.
Possibile?
Quanti tipi di scrittori ci sono?
domenica 29 dicembre 2013
Una buona ragione per (smettere di) scrivere
Da una parte, è come se ti stessi dicendo che questo post vale doppio, e quindi vale la pena di scrivere (e leggere).
Dall'altra parte, è come se stessi tentando di contraddire la logica, dicendo che una cosa è e nello stesso tempo non è (e Aristotele mi sculaccerebbe).
Partiamo dalla versione senza parentesi: una buona ragione per scrivere.
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mercoledì 16 ottobre 2013
La scrittura che crea controversie
Mi piace essere un blogger, e mi piace provare a esserlo con coscienza.
Per questo, prima ancora di scrivere post per i miei blog, vado a leggerne tanti altri, sugli argomenti più disparati.
Leggo in particolare alcuni blog perché trovo sempre pezzi per me molto utili.
Altri post, magari, non li trovo così fondamentali per me, e fin qui siamo nella normalità.
Leggere un post, però, vuol dire molto spesso leggere e partecipare alla discussione che esso può generare.
Perché si sa che alcuni pezzi fanno scaturire sfilze impressionanti di commenti, come già ti ho raccontato qui.
Di recente, anche a me è capitata questa circostanza, mai accaduta prima, e come tutte le prime esperienze mi ha dato da pensare.
mercoledì 28 agosto 2013
Il vero successo nella scrittura
Scrivere è una faticaccia.
Puoi immaginare tutti quelli che si mettono davanti al computer per buttare giù qualcosa che sia degno di essere condiviso sulla rete: da incubo.
E non sto parlando della qualità: perché scrivere qualcosa che poi valga anche la pena leggere, una volta che la rete ce l'ha messa davanti, è un evento da festeggiare.
Con queste tre frasi potrei anche chiuderla qui e usarle come commiato dalla scrittura online.
Ma dopo quattro anni di presenza in rete, tra ebook, videocorsi, seminari e centinaia di post, per non parlare delle varie forme in cui comunico online, sedermi a scrivere diventa sempre più un momento di autoriconoscimento, libero da scopi altri, soprattutto se oltre a scrivere rifletto sulla scrittura stessa, come faccio in questo blog.
Scrivere professionalmente non mi basta più, è diventata una questione di onestà, nel tentativo di non separare me stesso che scrive da me stesso che esiste e basta.
E a distanza di tempo, mi è più facile tentare di ricavare dalla mia esperienza un po' di consigli.
Consigli che do innanzitutto a me stesso, per ricordarmi che cosa ho imparato post dopo post, ma con l'auspicio che possano esserti utile, sulla strada della tua scrittura online.
Puoi immaginare tutti quelli che si mettono davanti al computer per buttare giù qualcosa che sia degno di essere condiviso sulla rete: da incubo.
E non sto parlando della qualità: perché scrivere qualcosa che poi valga anche la pena leggere, una volta che la rete ce l'ha messa davanti, è un evento da festeggiare.
Con queste tre frasi potrei anche chiuderla qui e usarle come commiato dalla scrittura online.
Ma dopo quattro anni di presenza in rete, tra ebook, videocorsi, seminari e centinaia di post, per non parlare delle varie forme in cui comunico online, sedermi a scrivere diventa sempre più un momento di autoriconoscimento, libero da scopi altri, soprattutto se oltre a scrivere rifletto sulla scrittura stessa, come faccio in questo blog.
Scrivere professionalmente non mi basta più, è diventata una questione di onestà, nel tentativo di non separare me stesso che scrive da me stesso che esiste e basta.
E a distanza di tempo, mi è più facile tentare di ricavare dalla mia esperienza un po' di consigli.
Consigli che do innanzitutto a me stesso, per ricordarmi che cosa ho imparato post dopo post, ma con l'auspicio che possano esserti utile, sulla strada della tua scrittura online.
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domenica 25 novembre 2012
Prepararsi a scrivere bene
C'è chi cerca la ricetta rapida per scrivere subito un pezzo.C'è chi vuole diventare un esperto della fine dicitura e si abbuffa di discorsi sulla retorica e le tecniche per rendere esplosivo il discorso di un testo.
C'è il perfezionista sempre a caccia di procedure a prova di bomba per un editing e una revisione capaci di trasformare il rospo della prima stesura nel principe del risultato finale.
Ma c'è una linea, di spazio e di tempo, che separa nettamente tutto ciò che è la pratica della scrittura da tutto ciò che la informa, la anima, le dà sostanza, la rende possibile.
Al di là di questa linea c'è tutto ciò che fai con la tua penna o la tua tastiera per materializzare il tuo prossimo post, articolo o quello che ti pare.
Ma al di qua della linea c'è tutta la tua preparazione.
Chi riesce bene al di là della linea, per qualche motivo ha fatto un buonissimo lavoro anche al di qua.
Se ti stai chiedendo come mai ti riesce difficile sfornare testi efficaci, stringenti, centrati e comunicativi, e stai sbattendo la testa a cercare lo sbaglio in una delle fasi al di là della linea, oggi è il tuo giorno fortunato.
Forse lo sbaglio sta al di qua, in ciò che viene prima, in ciò che non puoi controllare passo dopo passo, però puoi favorire e rendere possibile con una serie di accorgimenti.
Scopri che cosa viene prima della scrittura vera e propria e impara a potenziare la tua preparazione allo scrivere bene.
sabato 8 settembre 2012
Il delirio del copia e incolla
Primo caso
Come tutor per un master universitario, ricevo da una studentessa il file con la sua tesi conclusiva.
Mi sembra che l'esposizione dei contenuti e lo stile subiscano cambi repentini e sospetto che abbia rubacchiato testi qua e là, ma questo non mi preoccupa: quasi sempre, lo studente lo fa perché teme di non saper scrivere bene, mentre attingere a contenuti già esistenti è perfettamente lecito se il fine è la costruzione di un testo rielaborativo e se le fonti vengono citate.
Da una certa pagina in poi, però, si ripetono le stesse sezioni delle pagine precedenti e, superata questa zona doppione del testo, tutto il brano si ripete una terza volta.
Chi ha provato a fare selezioni multiple di contenuti elettronici lo sa, se si passa troppo rapidi sulle zone selezionate il computer ne fa una copia, quindi la studentessa ha selezionato il testo da copiare e incollare senza accorgersi di averlo moltiplicato e l'ha incollato senza controllare.
Se ti scandalizza l'idea che uno studente non controlli ciò che afferma di aver scritto, sappi che almeno io me ne sono accorto leggendo, perché ci sono anche esimi colleghi che danno il loro placet senza leggere.
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lunedì 6 giugno 2011
Otto semplici modi per farti leggere di più
La fuga dei lettori
Hai scritto un testo.
Ci hai messo tutto l'impegno di cui sei capace, hai scavato sul fondo del tuo bagaglio culturale, hai revisionato tre volte il tuo testo, lo hai fatto leggere a un tal numero di persone da perderne il conto, hai fatto passare una settimana prima di diffonderlo per ricontrollarlo a mente fresca.
Le hai tentate tutte.
Ma lo hanno letto in pochi, troppo pochi se paragonati all'immane fatica spesa per scriverlo.
Ti aspettavi di più: più lettori, più riscontro, più successo.
Sono momenti difficili, metti in discussione addirittura le tue idee, i temi di cui ti piace scrivere.
Vuoi cedere alla più terribile delle tentazioni: rinunciare a ciò che sei purché ti leggano.
Ma il motivo può stare da tutt'altra parte.
Sta nel fatto che le persone più che leggere guardano i testi, hanno poco tempo e vogliono sapere in un battibaleno di cosa parla il tuo scritto, vogliono potersi fare un'idea senza leggere parola per parola.
Non devi cambiare il contenuto.
Puoi assecondare questi bisogni dei lettori.
Non sempre, forse, ma qualche volta sì.
Ecco come.
Hai scritto un testo.
Ci hai messo tutto l'impegno di cui sei capace, hai scavato sul fondo del tuo bagaglio culturale, hai revisionato tre volte il tuo testo, lo hai fatto leggere a un tal numero di persone da perderne il conto, hai fatto passare una settimana prima di diffonderlo per ricontrollarlo a mente fresca.
Le hai tentate tutte.
Ma lo hanno letto in pochi, troppo pochi se paragonati all'immane fatica spesa per scriverlo.
Ti aspettavi di più: più lettori, più riscontro, più successo.
Sono momenti difficili, metti in discussione addirittura le tue idee, i temi di cui ti piace scrivere.
Vuoi cedere alla più terribile delle tentazioni: rinunciare a ciò che sei purché ti leggano.
Ma il motivo può stare da tutt'altra parte.
Sta nel fatto che le persone più che leggere guardano i testi, hanno poco tempo e vogliono sapere in un battibaleno di cosa parla il tuo scritto, vogliono potersi fare un'idea senza leggere parola per parola.
Non devi cambiare il contenuto.
Puoi assecondare questi bisogni dei lettori.
Non sempre, forse, ma qualche volta sì.
Ecco come.
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lunedì 30 maggio 2011
Prendere appunti, studiare, collegare
Un fenomeno al di sopra delle "medie"
Riccardo ha tredici anni, è in seconda media, ha tutti dieci in pagella e nessuno lo chiama "secchione".
Non perché sia alto e grosso né perché figlio "intoccabile" di malavitosi.
Solo perché non è un "secchione":non passa le giornate immerso nei libri, non impara a memoria le parole stampate, non sta sempre con la mano alzata per chiedere la parola e rispondere al posto degli altri interrogati.
Altri suoi compagni sì - pochi, a dire il vero - ma lui no, e il resto della classe, anche senza saper spiegare perché, ha colto questa differenza.
Però noi non abbiamo tredici anni, quindi non solo possiamo rilevare la sua singolarità, ma possiamo anche provare a spiegarcela.
Se un ragazzo di tredici anni riesce ad essere brillante senza "secchioneria" forse possiamo imparare qualcosa anche noi che con i testi da leggere e scrivere e le idee da organizzare abbiamo scelto di "sposarci".
Riccardo ha tredici anni, è in seconda media, ha tutti dieci in pagella e nessuno lo chiama "secchione".
Non perché sia alto e grosso né perché figlio "intoccabile" di malavitosi.
Solo perché non è un "secchione":non passa le giornate immerso nei libri, non impara a memoria le parole stampate, non sta sempre con la mano alzata per chiedere la parola e rispondere al posto degli altri interrogati.
Altri suoi compagni sì - pochi, a dire il vero - ma lui no, e il resto della classe, anche senza saper spiegare perché, ha colto questa differenza.
Però noi non abbiamo tredici anni, quindi non solo possiamo rilevare la sua singolarità, ma possiamo anche provare a spiegarcela.
Se un ragazzo di tredici anni riesce ad essere brillante senza "secchioneria" forse possiamo imparare qualcosa anche noi che con i testi da leggere e scrivere e le idee da organizzare abbiamo scelto di "sposarci".
giovedì 21 aprile 2011
Perché devi assolutamente leggere questo post
Ci sono volte in cui sai di avere maledettamente ragione.È una ragione compresa con la mente e provata sulla pelle, e ti sentiresti capace di sfidare il mondo in nome di essa.
È così che a volte ti avvicini alla scrivania o al pc per scrivere la tua ragione.
Ma è sufficiente?
Quasi mai no: tra il tuo aver ragione e il fatto che gli altri te l'attribuiscano ce ne passa.
Dove sta l'inghippo?
Nella fiducia per il contenuto: se il contenuto è valido, pensi, di per sé esso è una buona ragione perché gli altri lo leggano.
Così nei tuoi testi finiscono tante affermazioni valide, ma nessuno le legge, perché mancano le ragioni per farlo.
Diamogliele.
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domenica 13 febbraio 2011
leggere e scrivere, due facce della stessa medaglia
Lego, ergo scribo
Non si scappa: lettura e scrittura vanno "a braccetto" da secoli e il loro destino "siamese" è segnato.
Per noi che amiamo - o dobbiamo - scrivere, la lettura, e soprattutto la comprensione delle parole e delle frasi che i nostri occhi o le nostre mani scorrono, è qualcosa di imprescindibile.
Nell'abilità di lettura si mescolano competenze grammaticali fondamentali e meccanismi di pensiero basilari, anzi: comprendere la sintassi vuol dire capire come si formano i pensieri, significa rendersi conto di come il linguaggio - letto, scritto o pensato - è l'equivalente del mondo che ci circonda.
Quello che noi crediamo di percepire in realtà è una versione specialissima del mondo là fuori, una "lettura" particolare fatta dal nostro cervello, usando come matrice le strutture linguistiche innate e apprese (ma forse ho sbagliato blog, queste cose starebbero meglio in www.studialamente.com!).
Quindi, ti piace scrivere?
Impara a leggere, comprendere, elaborare, schematizzare, mappare e memorizzare i testi che ti capitano davanti.
Per aiutarti a portare queste abilità ad alti livelli è nato Studio facile, nel quale trovi i cinque unici modi nei quali è possibile riassumere, schematizzare e mappare un testo: conoscerli significa andare a colpo sicuro con la lettura e la comprensione.
Ma è necessario anche leggere con metodo: non è affatto un'attività legata all'estro, bensì richiede una strategia operativa precisa.
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venerdì 2 ottobre 2009
Per scrivere bene bisogna leggere molto?

Scrivere bene, nell'era dell'informazione superveloce, non ha perso la sua importanza, anzi, è oggi più che mai l'abilità-chiave per partecipare in modo attivo ai nuovi mezzi di comunicazione.
Ma come si fa?
Non voglio certo dilungarmi in questo post sulle strategie, i metodi e i principi del buon scrivere: chiunque può trovare nei motori di ricerca una quantità impressionante di risorse.
Mi interessa invece invitare tutti a riflettere sul significato di un vecchio adagio molto in voga tra coloro che insegnano a scrivere.
Mai sentita la frase "per scrivere bene bisogna leggere molto"?
Una verità indiscutibile: chi l'ha sperimentata lo sa sulla propria pelle.
Ma allora, il problema della "cattiva" scrittura, tema molto gettonato da insegnanti, educatori e formatori di oggi, dipenderebbe dalla scarsa quantità di letture?
Non c'è dubbio, siamo tra i popoli che leggono meno, a giudicare dalle analisi del mercato editoriale, ma da cosa dipende? Come mai si fa sempre più fatica a leggere?
Ma come si fa?
Non voglio certo dilungarmi in questo post sulle strategie, i metodi e i principi del buon scrivere: chiunque può trovare nei motori di ricerca una quantità impressionante di risorse.
Mi interessa invece invitare tutti a riflettere sul significato di un vecchio adagio molto in voga tra coloro che insegnano a scrivere.
Mai sentita la frase "per scrivere bene bisogna leggere molto"?
Una verità indiscutibile: chi l'ha sperimentata lo sa sulla propria pelle.
Ma allora, il problema della "cattiva" scrittura, tema molto gettonato da insegnanti, educatori e formatori di oggi, dipenderebbe dalla scarsa quantità di letture?
Non c'è dubbio, siamo tra i popoli che leggono meno, a giudicare dalle analisi del mercato editoriale, ma da cosa dipende? Come mai si fa sempre più fatica a leggere?
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