Quando le parole non sono precise, non lo sono nemmeno le definizioni, e quindi si crea confusione, una confusione che permea chi scrive e chi legge, provocando crisi d'identità.
La rete ha cambiato molto: non è che prima non si potesse scrivere, ma farsi leggere non era così semplice; oggi invece con internet è molto più facile intercettare lettori più o meno interessati agli argomenti dei quali ci occupiamo scrivendo.
Comunemente si pensa a uno scrittore come a qualcuno che scrive qualcosa come libri, poesie, storie, notizie, resoconti, riflessioni.
Se però andiamo dietro a ogni singolo genere di scrittura, agli stili, alle tecniche, alle correnti e al tipo di destinatario, saranno più le differenze che i punti in comune, e ci sembrerà ci siano troppi modi per pensare alla scrittura.
Quando ci sono troppe cose, a volte, è come se non ce ne fosse nessuna.
Bisognerebbe trovare qualcosa che definisca gli scrittori al di là della forma e della modalità della loro espressione.
Possibile?
Quanti tipi di scrittori ci sono?
Narratori, giornalisti, ricercatori, inviati, corrispondenti, sceneggiatori, dialoghisti, autori, articolisti, bloggers...
Tanti... troppi..?
E soprattutto, quanti di loro
- lo fanno solo se sono pagati per un certo numero di parole
- lo considerano solo un lavoro
- non si sono preparati o non sono specializzati in una forma in particolare
- non hanno una loro visione da condividere
- non si aspettano di ricevere riscontri perché non pensano di poter produrre buona scrittura
È davvero questo essere uno scrittore?
O piuttosto non è altro che fare lo scrittore?
Sicuramente chi è scrittore fa anche lo scrittore, ma non è vero il contrario.
Chi lo fa soltanto si può riconoscere da alcune caratteristiche:
- La scrittura non lo appassiona, e quindi la lascerebbe perdere per qualsiasi altro lavoro
- Accetta di scrivere qualsiasi cosa, perché pensa sia solo una questione operativa
- Non gli piace leggere, lo fa per informarsi, per raccogliere dati da usare nei suoi testi, non per provare piacere o per una sete di conoscenza disinteressata
- Non supera mai il limite per il quale è pagato, anche se il testo a cui sta lavorando necessiterebbe di qualche riga in più
- Non è fiero di ciò che scrive, e infatti se potesse non lo farebbe leggere a nessuno
- Non scrive quando non lavora, la scrittura non è un mezzo di espressione ma un modo per raccattare denaro o consenso
- Non crede di saper scrivere bene, e tuttavia non fa nulla per migliorarsi
Se ti riconosci in una di queste descrizioni, forse stai seguendo una strada sbagliata.
Non ti sto invitando a lasciar perdere la scrittura, ma a interrogarti sul suo senso.
E se dopo aver guardato in te, sentirai il desiderio di essere scrittore, e non solo di farlo, allora dovrai:
- avere pensieri, opinioni, visioni personali da condividere, perché anche se ti occupi di fatti che non ti riguardano personalmente, li puoi rileggere alla luce delle tue conoscenze e della tua personalità, che formeranno il tuo stilo ed eventualmente i tuoi lettori
- ricercare, informarti, indagare, capire che cosa sta succedendo intorno a te, seguire le tendenze, aggiornarti sull'argomento del quale ti occupi
- leggere con piacere, e mi rendo conto che non ci si può obbligare a fare una cosa e pretendere che sia piacevole, ma la lettura è un vero discrimine per capire dove sei rispetto alla scrittura, perché non è onesto voler essere letti e non essere disposti a leggere gli altri
- scrivere per passione, e non solo per denaro o come merce di scambio per qualcos'altro, e questo vuol dire scrivere alla domenica, alla sera quando magari vorresti solo riposare, scrivere nei momenti liberi proprio perché la libertà è la condizione migliore per esprimerti
Se dovessi riassumere tutto in una breve definizione, potrei dire che lo scrittore è una persona che ritiene importante ciò che fa, che non può fare a meno di farla al meglio di sé, perché verrebbe meno a sé stessa.
E tu che scrittore sei?
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