Da una parte, è come se ti stessi dicendo che questo post vale doppio, e quindi vale la pena di scrivere (e leggere).
Dall'altra parte, è come se stessi tentando di contraddire la logica, dicendo che una cosa è e nello stesso tempo non è (e Aristotele mi sculaccerebbe).
Partiamo dalla versione senza parentesi: una buona ragione per scrivere.
Il bambino che è in te
Nelle storie ad alto tasso di spiritualità c'è sempre qualcuno che si è perduto, poi incontra un vecchio saggio e questi gli dice: che cosa avresti voluto diventare da grande, quando eri bambino?
E che cosa avrei voluto diventare?
Il meglio, primeggiare, starmene da solo quando mi faceva comodo, avere consenso quando mi serviva.
Non ho mai pensato da grande faccio questo mestiere qua, al massimo sognavo di vivere in una determinata situazione, per esempio su una barca.
Però, col passare del tempo ho iniziato a giocare molto... da solo.
Con la fantasia, creavo mondi inesistenti quanto bellissimi, da animare con i giocattoli.
La mia inventiva trovò poi il canale del disegno, e gran parte delle mie ore libere le passavo a riempire fogli con i miei mostri e i miei eroi.
Non possedevo ancora la scrittura, ero molto piccolo e al massimo riempivo i quaderni di sillabe, però già costruivo storie con i mezzi che avevo.
Non so più quando sono passato ai libri, a entrarci dentro più che leggerli, a preferirli a volte alla realtà, a trovarci una salvezza insperata.
Col tempo, ho imparato a scrivere in un modo che oggi considero anche giocoso, e la cosa che più mi diverte e addentrarmi in strade inesplorate per mettere insieme le parole e ottenere qualcosa che prima non esisteva.
I minuti che dedico alla scrittura sono ora una sana regressione infantile, ora un moderato delirio di onnipotenza, ora anche l'uscita da un me stesso non sempre su misura.
D'altra parte...
In fondo, scrivere serve a tante altre cose, a raggiungere l'immortalità, a distinguersi dagli altri, a molte altre cosucce non materiali ma assai nutrienti per l'anima, che pare quasi inutile doverne fornire la prova.
Eppure, potrebbero esserci altrettanti buoni motivi per smettere di scrivere, se purtroppo hai già cominciato a farlo, o addirittura evitare di incominciare, se ancora non hai dato seguito a quest'intento.
Scrivere non è per niente facile, è uno di quei lavori che non finiscono mai, che ti porti appresso, nella mente, anche quando hai chiuso il quaderno o spento il computer.
Non parliamo poi dell'aspetto economico: è quasi impossibile trasformare la passione per la scrittura in un'attività davvero remunerativa, anche se all'inizio giureresti fino alla morte che tu sarai l'eccezione e che a te andrà diversamente.
Ma c'è anche qualcos'altro che dovrebbe farti riflettere, prima di iniziare o continuare a scrivere.
Scrivere, saper scrivere, dover scrivere
Nel titolo qua sopra ti ho già detto tutto.
C'è un sacco di gente che sa scrivere, ma non per questo crede di doverlo fare per forza.
E c'è parecchi altri sacchi di parecchia altra gente che scrive senza che nulla dimostri davvero che è capace di farlo.
Naturalmente tu puoi continuare pensando di essere in grado di far risuonare le tue parole, di sfoggiare una prosa che ha quel non so che, di avere la capacità di mostrare senza dire, così come il buon senso di limitarti a dire senza mostrare, di ideare un mondo intero che ancora non esiste prima che il lettore ci posi sopra gli occhi per dargli veramente vita.
Questo è quello che forse fai, e lo fai perché puoi farlo.
Ma devi proprio?
E anche se tu avessi la ferma convinzione di dover continuare a pensare tutto questo della tua scrittura, in quale magico modo il tuo pensiero è in grado di trasformare in realtà un semplice auspicio?
E se la cosa fosse così naturale, cosa dovrebbe dire tutta la gente di cui parlavo all'inizio, che sa scrivere ma non per questo lo fa?
Può esistere un mondo nel quale la capacità di scrivere bene sia così a portata di mano per chiunque?
Ecco, se sai scrivere, se sai creare un mondo dal nulla, prova a creare questo mondo qua, e allora non avrai più dubbi sulla tua buona ragione per (smettere di) scrivere.
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