Ci sono volte in cui sai di avere maledettamente ragione.
È una ragione compresa con la mente e provata sulla pelle, e ti sentiresti capace di sfidare il mondo in nome di essa.
È così che a volte ti avvicini alla scrivania o al pc per scrivere la tua ragione.
Ma è sufficiente?
Quasi mai no: tra il tuo aver ragione e il fatto che gli altri te l'attribuiscano ce ne passa.
Dove sta l'inghippo?
Nella fiducia per il contenuto: se il contenuto è valido, pensi, di per sé esso è una buona ragione perché gli altri lo leggano.
Così nei tuoi testi finiscono tante affermazioni valide, ma nessuno le legge, perché mancano le ragioni per farlo.
Diamogliele.
Leggere perché...?
È il primo scoglio, e lo superi innanzitutto con il titolo.
Perciò il titolo è fondamentale, è la ragione principale che spinge qualcuno a fermarsi a leggere, inutile girarci intorno.
Ci sono titoli che dai per essere cortese, altri che metti per mostrare il tuo acume, altri ancora perché vuoi raccontare una tua esperienza.
Il lettore deve decidere se investire il suo tempo nel tuo testo.
Hai un perché valido per lui?
Leggere te perché...?
Perché venire a leggere proprio il tuo testo e non quello di altri?
Perché è migliore?
Allora diglielo.
Se c'è davvero una differenza che fa la differenza, tra te e gli altri, che ti permette di distinguerti, dichiarala.
Si tratta di guidare il lettore verso la tua direzione, più che andare tu incontro alle sue aspettative.
Leggere e credere a te perché...?
E soprattutto dimostra.
Ogni riga sarà la prova che il lettore ha fatto bene a fermarsi a leggere e ha fatto bene a scegliere te.
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