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domenica 13 settembre 2015

Il lato oscuro della retorica

Nella settimana appena conclusa, dal mondo dell'informazione sono rotolate a noi due perle che è il caso di mettere ancora un po' in luce, se si vuole capire bene come funziona la comunicazione e interrogarsi sulle proprie responsabilità quando si scrive di qualcosa e ci si rivolge a un pubblico.

Abbiamo letto e sentito di Scattone che prima si è visto assegnare una cattedra e poi vi ha rinunciato per evitare l'ostracismo di parte dell'opinione pubblica.

Abbiamo anche letto e sentito, o visto, di membri della famiglia di Vittorio Casamonica ospiti di Bruno Vespa e abbiamo soprattutto subito gli strascichi, forse ancora più spinosi del fatto in sé.

Con la retorica bisogna stare attenti.

Io capisco il desiderio di chi fa informazione - anche il mio - di dare ai propri testi - quelli da leggere, ma anche quelli da ascoltare o da vedere - una bella forma, che possa accattivare, che possa inchiodare il lettore o lo spettatore, che possa suscitare in lui una reazione emotiva.

Al di là della verità e dell'utilità dei tuoi contenuti, per ottenere questo devi per forza ricorrere alla retorica.

Ma spesso, anzi, sempre, la retorica è un inganno.

Un inganno a fin di bene, ma sempre inganno resta.

Una metafora è bella, ma non contiene nessuna verità, una similitudine addirittura assume l'aspetto esteriore di un ragionamento corretto quando in realtà non lo è.

Da un punto di vista strettamente logico la retorica è fallace, ossia i collegamenti logici tra gli elementi in gioco non sono validi, anche se i singoli elementi possono essere veri o plausibili.

E nei fatti di Scattone e dei Casamonica della scorsa settimana, di fallacie ce ne sono a iosa.

domenica 25 novembre 2012

Prepararsi a scrivere bene

C'è chi cerca la ricetta rapida per scrivere subito un pezzo.

C'è chi vuole diventare un esperto della fine dicitura e si abbuffa di discorsi sulla retorica e le tecniche per rendere esplosivo il discorso di un testo.

C'è il perfezionista sempre a caccia di procedure a prova di bomba per un editing e una revisione capaci di trasformare il rospo della prima stesura nel principe del risultato finale.

Ma c'è una linea, di spazio e di tempo, che separa nettamente tutto ciò che è la pratica della scrittura da tutto ciò che la informa, la anima, le dà sostanza, la rende possibile.

Al di là di questa linea c'è tutto ciò che fai con la tua penna o la tua tastiera per materializzare il tuo prossimo post, articolo o quello che ti pare.

Ma al di qua della linea c'è tutta la tua preparazione.

Chi riesce bene al di là della linea, per qualche motivo ha fatto un buonissimo lavoro anche al di qua.

Se ti stai chiedendo come mai ti riesce difficile sfornare testi efficaci, stringenti, centrati e comunicativi, e stai sbattendo la testa a cercare lo sbaglio in una delle fasi al di là della linea, oggi è il tuo giorno fortunato.

Forse lo sbaglio sta al di qua, in ciò che viene prima, in ciò che non puoi controllare passo dopo passo, però puoi favorire e rendere possibile con una serie di accorgimenti.

Scopri che cosa viene prima della scrittura vera e propria e impara a potenziare la tua preparazione allo scrivere bene.

giovedì 11 febbraio 2010

Introduzione: fai anche tu uno di questi cinque errori?


Si può?
Come vi sentite a entrare in una casa dove non siete mai stati?

Se entrando in una casa l'ospite ci fa accomodare guidandoci con pazienza e introducendoci nelle sue stanze, magari facendo le dovute presentazioni con i presenti, ci sentiamo ben accolti e a nostro agio.

E cos'è l'introduzione di un testo se non l'accoglienza benevola verso il nostro lettore e il nostro "presentargli" le parti dell'argomento da trattare?

Un po' di storia
L'introduzione non è un'invenzione moderna ma nonostante l'età continua a essere una prova difficile per chi scrive.

Nella retorica classica, gli oratori dedicavano all'arte di organizzare il discorso in parti strutturate, la dispositio, una fetta notevole del loro impegno.

L'oratore abile sapeva bene che la prima cosa da predisporre era l'introduzione di tutto il suo discorso.

I latini la chiamavano exordium ed era il tentativo dell'oratore di accattivarsi l'attenzione, la benevolentia, degli ascoltatori.

Perché serve
Anche se sono passati più di duemila anni, l'introduzione non ha perso la sua importanza né ha cambiato la sua funzione: deve mettere a suo agio il lettore e creare, se possibile, un clima di reciproca disponibilità.

Lo scrittore in realtà è il primo a giovarsi dell'introduzione: stabilire sin dall'inizio la traccia del suo percorso, i contenuti, l'angolo d'osservazione, le fonti di partenza gli rendono il lavoro più semplice.

Eppure non sempre chi scrive da la giusta importanza a questo elemento.

Ecco gli errori più frequenti.

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