sabato 30 novembre 2013

Scrivi meno, scrivi meglio

Il titolo deriva in realtà da un altro invito simile: mangia meno, mangia meglio.

Le indagini di mercato ci dicono che i quintali di cibo acquistato e sprecato - vuoi perché non si finisce di mangiarlo, vuoi perché va a male prima ancora di consumarlo - sono in aumento.

E l'aspetto peggiore riguarda la qualità di questo cibo: surgelati, merendine, confezioni in genere.

Prodotti che quasi sempre non nutrono davvero, e pesano sul conto finale per oltre la metà dell'importo.

Che cosa c'entra con la scrittura tutto questo?

Se è bene ridurre la lunghezza dello scontrino con il quale usciamo dal supermercato, fa altrettanto bene moderare la lunghezza dei nostri testi.

Esiste una regola infallibile per sapere quanto dev'essere lungo un articolo o un post per il web.

Una regola così apparentemente banale che finisce sempre per essere messa da parte.

Sì sì, anche da me, e devo farci molta attenzione.

Ora la enunciamo.

Dunque... un articolo o un post dovrebbero essere lunghi... lo stretto necessario.

Troppo ovvia?

E sono proprio le cose ovvie che, quando ci stanno sotto il naso, scompaiono dalla nostra vista.

E per chi scrive, questo è un grosso - anzi, lungo - problema.

Perché la scrittura è uno di quei domini nei quali vale senz'altro l'adagio che il meno vale di più.

Purtroppo, non è per niente facile tenersi a dieta mentre si scrive, e spesso tendiamo a impiattare dei testi che sono delle vere abbuffate di parole.

Alcune nutrono, ma tutto il resto va in ciccia.

sabato 9 novembre 2013

Scrivere sul web: ecco due elementi essenziali

Anche se stiamo arrivando al paradosso per il quale la scrittura sul web cerca di imitare quella sulla carta stampata, con i nuovi tipi di lettori multimediali, la maggior parte dei testi che circolano in rete subiscono l'influenza del mezzo elettronico.

Il solo fatto che un testo sia su uno schermo trasforma l'esperienza di lettura in una sorta di seduta davanti alla tv.

E quando siamo davanti alla tv le regole cambiano di parecchio.

Da una parte,mentre facciamo zapping, i programmi devono riuscire a catturare la nostra attenzione.

Dall'altra parte, una volta che ci siamo fermati per un secondo su un dato canale, quel programma deve convincerci a restare lì.

Sembrano la stessa cosa, e si completano a vicenda.

Ma sono due cose differenti.

Trasferendo l'esempio della tv al mondo della scrittura sul web, i testi in rete devono essere scritti sia per calamitare l'attenzione di chi naviga, sia per convincerlo di aver fatto la cosa giusta, scegliendo di leggere il nostro testo.

Ci sono almeno due elementi essenziali per ottenere entrambi i risultati.

Catturare l'attenzione può essere una gran cosa, ma diventa davvero grande solo se il testo che invitiamo a leggere è organizzato in modo da soddisfare il lettore.

venerdì 25 ottobre 2013

Quella sporca dozzina... di consigli sulla revisione

Perché alcuni testi sono scritti meglio di altri?

Non lasciarti ingannare, la domanda è solo apparentemente ovvia e banale.

Dal punto di vista del lettore, la risposta è più semplice: perché scorre bene, perché si capisce, perché è utile.

Per chi quel testo invece deve scriverlo, le cose non sono così immediate.

Non si tratta solo di mettere giù le parole che vengono in mente, ma di parlare - usando la scrittura - a qualcun altro, cioè comunicare.

Quando parliamo a qualcuno, standogli di fronte, pensiamo forse di dire ciò che ci passa per la testa in quel momento, ma non è così.

Il nostro linguaggio, cioè la scelta delle parole e del modo di incastrarle in frasi e pronunciarle con determinate inflessioni, è costantemente condizionato dal feedback immediato che riceviamo dal volto e dall'atteggiamento del nostro ascoltatore.

Ci basta un attimo, così breve da non poterlo calcolare, ad aggiustare il tiro della nostra comunicazione per renderla più efficace e aiutare il nostro interlocutore a comprendere meglio.

Forzando un po' la mano, potremmo dire che quando parliamo operiamo un costante editing, una revisione continua delle nostre parole, adattandole ai segnali che l'altra persona in ascolto ci manda, volente o nolente.

Un'opinione molto diffusa ma poco realistica afferma che un testo scritto è molto più efficace di un discorso a braccio, perché chi lo produce ha il tempo di pensare a che cosa dire.

In realtà non è così, perché chi scrive non ha mai e poi mai il segnale di ritorno da parte del lettore, mentre produce il suo testo.

Solo oggi, con i mezzi ultratecnologici, abbiamo un feedback molto più rapido che in passato, ma che comunque si realizza a partire almeno da qualche ora dopo la pubblicazione di un testo.

Fino a pochi anni fa, a un giornalista toccava aspettare almeno due o tre giorni prima che qualche lettore si prendesse la briga di scrivere all'apposita rubrica per commentare l'articolo, e avere così un segnale da parte di chi legge.

Però, anche se la rete ci permette di ricevere feedback rapidissimi, essi non consentono a chi scrive di sapere l'effetto delle proprie parole mentre le sta ancora scrivendo.

Per questo, la scrittura - anche in formato online - può rimanere un salto nel buio, a meno che non si faccia di tutto, ma proprio di tutto per far sì che il testo funzioni.

Non basta la bontà del contenuto a garantire quella del testo e della sua comunicazione, è necessario un serio lavoro di revisione e aggiustamento del testo.

Non è facile e soprattutto non è una cosa rapida come correggere le proprie parole mentre le si dice, ma è un lavoro estremamente fruttuoso e se proverai a farlo ne uscirai con un'altra idea sulle tue potenzialità nella scrittura.

Pronti? Via...

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