Perché alcuni testi sono scritti meglio di altri?
Non lasciarti ingannare, la domanda è solo apparentemente ovvia e banale.
Dal punto di vista del lettore, la risposta è più semplice: perché scorre bene, perché si capisce, perché è utile.
Per chi quel testo invece deve scriverlo, le cose non sono così immediate.
Non si tratta solo di mettere giù le parole che vengono in mente, ma di parlare - usando la scrittura - a qualcun altro, cioè comunicare.
Quando parliamo a qualcuno, standogli di fronte, pensiamo forse di dire ciò che ci passa per la testa in quel momento, ma non è così.
Il nostro linguaggio, cioè la scelta delle parole e del modo di incastrarle in frasi e pronunciarle con determinate inflessioni, è costantemente condizionato dal feedback immediato che riceviamo dal volto e dall'atteggiamento del nostro ascoltatore.
Ci basta un attimo, così breve da non poterlo calcolare, ad aggiustare il tiro della nostra comunicazione per renderla più efficace e aiutare il nostro interlocutore a comprendere meglio.
Forzando un po' la mano, potremmo dire che quando parliamo operiamo un costante editing, una revisione continua delle nostre parole, adattandole ai segnali che l'altra persona in ascolto ci manda, volente o nolente.
Un'opinione molto diffusa ma poco realistica afferma che un testo scritto è molto più efficace di un discorso a braccio, perché chi lo produce ha il tempo di pensare a che cosa dire.
In realtà non è così, perché chi scrive non ha mai e poi mai il segnale di ritorno da parte del lettore, mentre produce il suo testo.
Solo oggi, con i mezzi ultratecnologici, abbiamo un feedback molto più rapido che in passato, ma che comunque si realizza a partire almeno da qualche ora dopo la pubblicazione di un testo.
Fino a pochi anni fa, a un giornalista toccava aspettare almeno due o tre giorni prima che qualche lettore si prendesse la briga di scrivere all'apposita rubrica per commentare l'articolo, e avere così un segnale da parte di chi legge.
Però, anche se la rete ci permette di ricevere feedback rapidissimi, essi non consentono a chi scrive di sapere l'effetto delle proprie parole mentre le sta ancora scrivendo.
Per questo, la scrittura - anche in formato online - può rimanere un salto nel buio, a meno che non si faccia di tutto, ma proprio di tutto per far sì che il testo funzioni.
Non basta la bontà del contenuto a garantire quella del testo e della sua comunicazione, è necessario un serio lavoro di revisione e aggiustamento del testo.
Non è facile e soprattutto non è una cosa rapida come correggere le proprie parole mentre le si dice, ma è un lavoro estremamente fruttuoso e se proverai a farlo ne uscirai con un'altra idea sulle tue potenzialità nella scrittura.
Pronti? Via...
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venerdì 25 ottobre 2013
Quella sporca dozzina... di consigli sulla revisione
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sabato 14 settembre 2013
8 errori (più uno) da evitare quando scrivi email
Email: ne abbiamo tutti le caselle piene...
Sì, anche in senso figurato, ma soprattutto in quello letterale.
Del resto, l'email è giustamente diventata il principale mezzo di comunicazione scritta di una certa rilevanza.
Ovvio che a volte gli sms sono ancor più rilevanti per la vita privata, e che i social network cercano di riprodurre piazzette nelle quali ritrovarsi e condividere più che altro pensieri, spunti, desideri, se e ma di varia natura.
Ma la scrittura, quella che comunque è necessaria per certe transazioni interpersonali, quella che una volta si faceva con le lettere e che in parte ancora oggi avviene tramite raccomandate, trova ormai il suo terreno nella comunicazione via mail.
L'email si usa largamente nei rapporti di lavoro, e questo può ingannare circa la sua specificità.
Oserei dire invece che il suo utilizzo riguarda la professionalità in genere.
Così, ci possono essere professionisti di un settore, che tuttavia non lavorano in quel settore ma lo praticano per passione o perché lo stanno studiando, che senz'altro preferiscono usare le mail per comunicarsi informazioni, risultati, dati, appuntamenti.
Un corso si può organizzare in tutto e per tutto comunicando via mail con i partecipanti, dato che ogni discussione si può condividere con gli altri.
Ma anche un gruppo di amatori di qualsiasi cosa possono trovare comoda la mail per dirsi dove incontrarsi, a che ora, suggerire strade e percorsi, avanzare proposte su dove andare, quali posti o persone visitare e così via.
Infine, la comunicazione via mail consente di allegare files, e chi con le mail ci lavora o condivide una professione o un'attività anche come hobby, trova molto comoda questa funzione.
L'email funziona, insomma, e gli scettici se ne facciano una ragione.
Come possiamo usare questo mezzo rendendolo più semplice, utile, gestibile, per noi che scriviamo e per gli altri che leggeranno?
Per la sua natura poliedrica, l'email difficilmente si può inglobare in un modello preciso.
Certo, se stiamo scrivendo un'email alla stregua di quelle che una volta si chiamavano lettere commerciali dovremo seguire più o meno una scaletta precisa.
Ma quella è solo una delle tante tipologie di lettere elettroniche che scriviamo o leggiamo.
Spesso la mail slitta dal linguaggio più formale a quello discorsivo, i saluti si fanno più confidenziali, all'improvviso, oltre alle informazioni essenziali, c'è spazio per il superfluo, tutto per mimare una certa vicinanza tra le persone, come se parlassimo a tu per tu.
Ecco dunque per te otto errori fatali da non commettere, per sfruttare al meglio la tua posta elettronica, scrivere più facilmente le tue email e facilitare agli altri la lettura.
Sì, anche in senso figurato, ma soprattutto in quello letterale.
Del resto, l'email è giustamente diventata il principale mezzo di comunicazione scritta di una certa rilevanza.
Ovvio che a volte gli sms sono ancor più rilevanti per la vita privata, e che i social network cercano di riprodurre piazzette nelle quali ritrovarsi e condividere più che altro pensieri, spunti, desideri, se e ma di varia natura.
Ma la scrittura, quella che comunque è necessaria per certe transazioni interpersonali, quella che una volta si faceva con le lettere e che in parte ancora oggi avviene tramite raccomandate, trova ormai il suo terreno nella comunicazione via mail.
L'email si usa largamente nei rapporti di lavoro, e questo può ingannare circa la sua specificità.
Oserei dire invece che il suo utilizzo riguarda la professionalità in genere.
Così, ci possono essere professionisti di un settore, che tuttavia non lavorano in quel settore ma lo praticano per passione o perché lo stanno studiando, che senz'altro preferiscono usare le mail per comunicarsi informazioni, risultati, dati, appuntamenti.
Un corso si può organizzare in tutto e per tutto comunicando via mail con i partecipanti, dato che ogni discussione si può condividere con gli altri.
Ma anche un gruppo di amatori di qualsiasi cosa possono trovare comoda la mail per dirsi dove incontrarsi, a che ora, suggerire strade e percorsi, avanzare proposte su dove andare, quali posti o persone visitare e così via.
Infine, la comunicazione via mail consente di allegare files, e chi con le mail ci lavora o condivide una professione o un'attività anche come hobby, trova molto comoda questa funzione.
L'email funziona, insomma, e gli scettici se ne facciano una ragione.
Come possiamo usare questo mezzo rendendolo più semplice, utile, gestibile, per noi che scriviamo e per gli altri che leggeranno?
Per la sua natura poliedrica, l'email difficilmente si può inglobare in un modello preciso.
Certo, se stiamo scrivendo un'email alla stregua di quelle che una volta si chiamavano lettere commerciali dovremo seguire più o meno una scaletta precisa.
Ma quella è solo una delle tante tipologie di lettere elettroniche che scriviamo o leggiamo.
Spesso la mail slitta dal linguaggio più formale a quello discorsivo, i saluti si fanno più confidenziali, all'improvviso, oltre alle informazioni essenziali, c'è spazio per il superfluo, tutto per mimare una certa vicinanza tra le persone, come se parlassimo a tu per tu.
Ecco dunque per te otto errori fatali da non commettere, per sfruttare al meglio la tua posta elettronica, scrivere più facilmente le tue email e facilitare agli altri la lettura.
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venerdì 6 luglio 2012
L'italiano in TV: tiriamo la catena?
Ai tempi di Mike, il quiz in tv era l'occasione per vedere che cosa significa essere esperti in una materia.
Oggi invece, nei giochi televisivi, è facile vedere persone balbettare davanti a domande per le quali serve una conoscenza elementare.
Sarà per questo che i momenti migliori dei quiz di oggi sono basati sull'enigmistica, e il caso più eclatante è la famosa ghigliottina che chiude L'eredità condotto da Conti su Rai 1.
Ben consapevoli del successo di quella prova, da qualche anno i creativi di mamma Rai sostituiscono d'estate L'eredità con Reazione a catena, interamente basato - come la ghighiottina - sull'associazione semantica delle parole.
A differenza dei quiz di una volta, dove qualcosina la dovevi sapere, oggi puoi vincere sia grazie al meccanismo perverso di assegnazione dei punti - che naturalmente crea il brivido capace di incollare lo spettatore - sia perché le parole sono una merce molto più diffusa, anche se non la padroneggi benissimo (del resto, nei giochi in questione non è richiesto).
Così, mentre sorseggio un aperitivo casalingo e guardo quindici minuti di TV, anch'io gioco tra Una tira l'altra e L'intesa vincente - così come d'inverno cerco di vincere la ghigliottina - e non posso fare a meno di assistere alle pericolose derive della nostra lingua.
Oggi invece, nei giochi televisivi, è facile vedere persone balbettare davanti a domande per le quali serve una conoscenza elementare.
Sarà per questo che i momenti migliori dei quiz di oggi sono basati sull'enigmistica, e il caso più eclatante è la famosa ghigliottina che chiude L'eredità condotto da Conti su Rai 1.
Ben consapevoli del successo di quella prova, da qualche anno i creativi di mamma Rai sostituiscono d'estate L'eredità con Reazione a catena, interamente basato - come la ghighiottina - sull'associazione semantica delle parole.
A differenza dei quiz di una volta, dove qualcosina la dovevi sapere, oggi puoi vincere sia grazie al meccanismo perverso di assegnazione dei punti - che naturalmente crea il brivido capace di incollare lo spettatore - sia perché le parole sono una merce molto più diffusa, anche se non la padroneggi benissimo (del resto, nei giochi in questione non è richiesto).
Così, mentre sorseggio un aperitivo casalingo e guardo quindici minuti di TV, anch'io gioco tra Una tira l'altra e L'intesa vincente - così come d'inverno cerco di vincere la ghigliottina - e non posso fare a meno di assistere alle pericolose derive della nostra lingua.
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mercoledì 30 novembre 2011
Il mensile di Scrivibene: Novembre 2011
Questo mese abbiamo parlato di:
Persuasione e scrittura
Gran parte di coloro che seguono questo blog sono interessati a scrivere per convincere.
In questo post, Di che cosa deve parlare un testo persuasivo, potrai trovare l'elemento cardine attorno al quale far ruotare l'interesse di chi legge: i vantaggi.
Perché mai, altrimenti, una persona dovrebbe spendere il suo tempo a leggere le nostre parole, se non in cambio di un vantaggio che possa realmente cambiare qualcosa nella sua vita?
Analfabetismo di ritorno
È il fenomeno sottolineato più volte anche dal nostro illustre linguista Tullio De Mauro che, qualche giorno fa, ha evidenziato dati allarmanti sulle capacità di letto-scrittura degli italiani.
Nel mio (molto) piccolo, ecco, in questo articolo, una personalissima indagine sulle mostruosità comunicative nelle quali ci si può imbattere di questi tempi.
Poi dicono che c'è la crisi: per forza, abbiamo fallito la questione-istruzione su tutti i fronti...
Perché il tuo foglio bianco rischia di non colorarsi mai
Per alcune persone, sedersi a scrivere e farsi venire delle idee volontariamente è un vero tormento.
Non si tratta per forza di persone con poca dimestichezza o con evidenti limiti.
Più spesso, sono persone che vivono secondo modalità che le allontanano dalla creative-zone intorno alla quale invece è importante bazzicare sempre, se si vuol essere pronti a buttar giù parole su parole.
Ho raccolto in questo post i principali motivi per i quali il bianco del tuo foglio diventa sempre più abbagliante, indicando anche come "sporcarlo" e uscire dal blocco dello scrittore.
Persuasione e scrittura
Gran parte di coloro che seguono questo blog sono interessati a scrivere per convincere.
In questo post, Di che cosa deve parlare un testo persuasivo, potrai trovare l'elemento cardine attorno al quale far ruotare l'interesse di chi legge: i vantaggi.
Perché mai, altrimenti, una persona dovrebbe spendere il suo tempo a leggere le nostre parole, se non in cambio di un vantaggio che possa realmente cambiare qualcosa nella sua vita?
Analfabetismo di ritorno
È il fenomeno sottolineato più volte anche dal nostro illustre linguista Tullio De Mauro che, qualche giorno fa, ha evidenziato dati allarmanti sulle capacità di letto-scrittura degli italiani.
Nel mio (molto) piccolo, ecco, in questo articolo, una personalissima indagine sulle mostruosità comunicative nelle quali ci si può imbattere di questi tempi.
Poi dicono che c'è la crisi: per forza, abbiamo fallito la questione-istruzione su tutti i fronti...
Perché il tuo foglio bianco rischia di non colorarsi mai
Per alcune persone, sedersi a scrivere e farsi venire delle idee volontariamente è un vero tormento.
Non si tratta per forza di persone con poca dimestichezza o con evidenti limiti.
Più spesso, sono persone che vivono secondo modalità che le allontanano dalla creative-zone intorno alla quale invece è importante bazzicare sempre, se si vuol essere pronti a buttar giù parole su parole.
Ho raccolto in questo post i principali motivi per i quali il bianco del tuo foglio diventa sempre più abbagliante, indicando anche come "sporcarlo" e uscire dal blocco dello scrittore.
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venerdì 18 novembre 2011
Scrivere bene, ma c'è la crisi
la foto qui a sinistra l'ho scattata qualche tempo fa, uscendo dal supermercato.
La scritta era incollata con lo scotch su una vetrina in allestimento.
Ma guarda che rompiscatole puntiglioso, potrebbe pensare qualcuno e forse anche tu.
Però courricolum era veramente irresistibile.
Prima reazione: risata.
Seconda reazione: constatazione della scarsità informativa del volantino.
Terza reazione: idea di farci su un post.
La scritta era incollata con lo scotch su una vetrina in allestimento.
Ma guarda che rompiscatole puntiglioso, potrebbe pensare qualcuno e forse anche tu.
Però courricolum era veramente irresistibile.
Prima reazione: risata.
Seconda reazione: constatazione della scarsità informativa del volantino.
Terza reazione: idea di farci su un post.
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