giovedì 17 marzo 2011

Scrivere per piacere o scrivere per piacersi

Tra i tanti aspetti dei blog e della rivoluzione di internet che trovo intriganti c'è il fatto che si possono capire alcune tendenze del comportamento umano che senza l'occhio elettronico sarebbe più difficile notare.

Internet offre la possibilità di registrare le azioni, le scelte e quindi per congettura i ragionamenti di coloro che navigano, ricostruire le logiche con cui saltano da una pagina all'altra ed eventualmente prendere delle contromisure.

Così se hai un blog puoi divertirti a leggere le statistiche, ci sono diversi software che consentono di rilevare ogni tipo di dato su chi visita le tue pagine, quando, come e - con un po' di intuito - perché.


Per esempio, il tool con il quale sulla mia home compaiono i post più letti - letti in realtà vuol dire cliccati - ha ridato nuova vita a vecchi articoli, semplicemente perché il visitatore se li trova lì accanto e li clicca.

Questo si capisce in modo molto semplice perché dai dati si vede che è arrivato tramite un motore di ricerca e che poi si è spostato nelle pagine interne.

Avrebbe anche potuto, come fanno molti, digitare una delle etichette o usare la casella cerca.

Ma non è su questo che voglio soffermarmi, bensì sul rapporto con la lettura e su come i dati che posso raccogliere in qualche modo mi inducono a riflettere sulla scrittura.

Con le statistiche è possibile calcolare anche la permanenza sulla pagina.

Se un visitatore resta quarantacinque minuti su una pagina è probabile che intanto sia andato a stendere i panni tirati fuori dalla lavatrice, rispondere al telefono o rimettere in gabbia il serpente scappato.

Se però la sua permanenza si aggira intorno al minuto o anche meno, è molto improbabile che abbia letto il post (stavolta, per letto intendo dire che ne abbia percorso tutte le proposizioni, anche senza troppo impegno, ma almeno per avere un'idea).

Perciò io posso prendere un mio post, uno qualsiasi, calcolare quante volte è stato cliccato, calcolare poi la percentuale di coloro che hanno superato la soglia dei sessanta secondi.

Il 20 %.

Te l'ho detta brutalmente, ma le cose stanno così, in media.

Anzi, a essere precisi ci sarebbero altre considerazioni.

Per esempio da due mesi i post "inamovibili" tra i più letti (di nuovo s'intende cliccati) sono Tecniche di scrittura: acronimo e acrostico e Scrivere un'autobiografia - Dai spazio alle tue storie!: anche a non voler calcolare l'effetto contagio, cioè il fatto che essendo balzati in testa poi sono stati cliccati perché sono lì in bella vista, nota come i due titoli abbiano la tipica struttura in due tempi, con la prima parte utile, specifica e - probabilmente per chi legge - urgente.

Un'indicazione su come scrivere titoli che attraggono.

Così, quando ti accingi a scrivere il titolo, l'incipit, il primo paragrafo, le prime fatidiche cinquanta parole chiediti se il tuo inizio:
  • prospetta un vantaggio
  • contiene elementi specifici che possano catturare un preciso lettore
  • fa scattare una risposta emotiva
  • produce uno spiazzamento in chi legge
Attenzione a non usare i dati come l'oracolo di turno e uniformarti a scapito delle tue inclinazioni.

Infatti, non ti ho detto ancora la cosa più importante: esistono tanti altri post che non ricevono neanche un decimo delle visite di quelli citati, però
  1. il rapporto è inverso: l'80 % va oltre l'inizio
  2. succede ai post ai quali sono più affezionato
Domanda: scrivere per piacere o scrivere per piacersi?

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