Creare il titolo al nostro testo è un'operazione così importante da meritare tempo e attenzioni speciali.
Il titolo di un testo ha la stessa importanza di un nome per una persona: la gente li identifica, così io, Sergio, e il mio nome, sempre Sergio, siamo un'unica cosa e nello stesso modo il titolo di questo e altri post vanno a corrispondere - nella mente del lettore - al testo degli stessi articoli.
Chiunque abbia sfogliato un quotidiano sa quanto siano importanti i titoli nella scelta dell'articolo dal quale iniziare la lettura: nel caso del quotidiano, poi, il titolo ci fa "predire" il contenuto e spesso anche il tenore del testo che stiamo per leggere.
Ma il discorso vale anche per altra letteratura: oggi molti romanzi giocano su titoli "non predittivi" e chissà quanti lettori acquistano libri per la curiosità di svelarne il senso.
Ci sono ancora tantissimi testi, comunque, i cui titoli aprono al lettore la possibilità di scelta, in quanto illustrano già il contenuto che svilupperanno, basti pensare ai titoli dei testi espositivi come i manuali e i saggi, ma anche a titoli di narrativa come "I promessi sposi".
Le caratteristiche generali di un titolo sono tre:
- stimolare/indurre un turbamento: se un titolo mi smuove dalla mia posizione di partenza vuol dire che è riuscito a toccarmi.
- motivare il lettore: se il titolo è il trampolino dal quale mi tuffo nella lettura di tutto il testo, allora è un titolo molto efficace.
- appassionare/disorientare: se un titolo mi paventa la possibilità di cambiare le mie idee o i miei sentimenti, dunque è un titolo che mi coinvolge.
Quasi ogni titolo riesce a veicolare una o più delle caratteristiche suddette.
Possiamo costruire anche noi titoli così potenti?
Di sicuro possiamo provarci, aiutandoci con questi consigli:
- annunciamo un vantaggio! Come faccio io nel titolo di questo post, in cui dichiaro di fornire regole per costruire un buon titolo, cosa vantaggiosa per chiunque voglia scrivere!
- shockiamo il lettore! Alcuni titoli di testi ("Mindfucking" di Stefano Re) ma anche di film ("Pinky la negra bianca" di Elia Kazan) o trasmissioni televisive ("125 milioni di cazzate" di Adriano Celentano) - a volte slegati dal loro vero contenuto - hanno il solo scopo di stuzzicare la curiosità di chi lo leggerà.
- Poniamo una domanda retorica! Molti titoli soprattutto di manuali pongono al lettore una finta ma provocatoria domanda la cui risposta ovviamente si ricava solo dalla lettura del testo. tra i tanti manuali che usano questa tecnica, famosa è la serie americana di Allan e Barbare Pease con titoli come "Perché gli uomini possono fare una sola cosa per volta e le donne ne fanno troppe tutte insieme?" oppure "Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?".
- Imperiamo! Ossia usiamo il modo imperativo, come faccio io addirittura nel titolo del blog "scrivi bene!". Non sono certo il solo, basta fare un giro in libreria per accorgersi della diffusione di questa tecnica in titoli come "Prendi la vita nelle tue mani" di Wayne Dyer o "Amati!" di Fabio Marchesi.
- Descriviamo il testo/il personaggio! La tecnica più diffusa nella narrativa, dove la metà dei testi porta come titolo il nome del personaggio principale (come "Anna Karenina"), una sua descrizione (come "L'uomo senza qualità") o una descrizione del contenuto della trama (come "La guerra dei mondi").
Un consiglio utile a chi scrive sul web: cercate sempre di far corrispondere (anche ripetendo le stesse parole) il titolo e la prima riga del testo, così gli utenti e i motori di ricerca vi troveranno più agevoli.
Buon lavoro!
Mi sono casualmente imbattuto in questo post. Ho gironzolato un po' in giro fra i vari post. Ironia dealla casualità (ma io non credo nel fato, ho letto per primo il post sull'acronimo P.O.S.T., poi questo.
RispondiEliminaLa cosa mi intriga, proseguo nella lettura.