Abbiamo letto e sentito di Scattone che prima si è visto assegnare una cattedra e poi vi ha rinunciato per evitare l'ostracismo di parte dell'opinione pubblica.
Abbiamo anche letto e sentito, o visto, di membri della famiglia di Vittorio Casamonica ospiti di Bruno Vespa e abbiamo soprattutto subito gli strascichi, forse ancora più spinosi del fatto in sé.
Con la retorica bisogna stare attenti.
Io capisco il desiderio di chi fa informazione - anche il mio - di dare ai propri testi - quelli da leggere, ma anche quelli da ascoltare o da vedere - una bella forma, che possa accattivare, che possa inchiodare il lettore o lo spettatore, che possa suscitare in lui una reazione emotiva.
Al di là della verità e dell'utilità dei tuoi contenuti, per ottenere questo devi per forza ricorrere alla retorica.
Ma spesso, anzi, sempre, la retorica è un inganno.
Un inganno a fin di bene, ma sempre inganno resta.
Una metafora è bella, ma non contiene nessuna verità, una similitudine addirittura assume l'aspetto esteriore di un ragionamento corretto quando in realtà non lo è.
Da un punto di vista strettamente logico la retorica è fallace, ossia i collegamenti logici tra gli elementi in gioco non sono validi, anche se i singoli elementi possono essere veri o plausibili.
E nei fatti di Scattone e dei Casamonica della scorsa settimana, di fallacie ce ne sono a iosa.