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mercoledì 30 gennaio 2013

E allora virgola, ce la vedremo!

Facciamo qualche passo nel regno della scrittura imprecisa.

E per farlo, parliamo un secondo di Picasso.

Quando qualche benpensante guarda un quadro del periodo cubista e afferma che anche il suo bambino sarebbe in grado di fare meglio, una cosa è certa: egli ignora l'esistenza di tutti quei quadri nei quali il grande pittore spagnolo diede sfoggio delle sue capacità illustrative.

Nei cosiddetti periodi rosa e blu infatti Picasso dipinse in maniera pressoché convenzionale, dimostrando di conoscere la pittura realistica.

Una volta dimostrata questa competenza - e per ragioni legate alle tendenze dell'epoca - cominciò a dare il suo contributo alle rivoluzioni in campo artistico che scossero l'inizio del secolo scorso.

Come a dire che per fare qualcosa di straordinario c'è bisogno prima di saper fare le cose ordinarie.

Venendo alla scrittura, io auspico sempre la profusione della creatività, anche a costo di sorvolare sulle regole della corretta scrittura.

Ma siamo poi così sicuri che chi le trasgredisce lo fa in maniera consapevole, potendoselo permettere?

Non è che in nome della creatività si commettono abomini?

Non sto parlando di ortografia o errori di coordinazione e coniugazione, perché almeno questi aspetti ci si augura che gli scrittori sappiano padroneggiarli.

Andiamo a cercare tra le virgole, invece, che in questo caso non è solo un modo di dire ma il vero focus del post.

L'uso della virgola come elemento di giunzione tra frasi o parti di esse può celare trappole ben mimetizzate.

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