martedì 5 gennaio 2010
A spasso nel tempo... del racconto
Chi ha visto American Beauty di Sam Mendes ricorderà come tutto inizi dalla fine, con la voce narrante del protagonista già morto.
Si è parlato tanto dei contenuti sociologici di questo film ma non abbastanza di questa invenzione narrativa: in pratica noi vediamo - anzi, rivediamo - l'ultimo anno di vita del protagonista proprio dai suoi occhi perché si dice che in punto di morte tutti rivediamo "il meglio di" noi stessi.
Quindi, ciò che avviene prima lo vediamo dopo e viceversa, ciò che vediamo per due ore in realtà dura due secondi.
Scrivere richiede una particolare abilità: viaggiare nel tempo.
Vediamo più in dettaglio quanti modi ci sono per farlo.
Primo tempo
Diamo subito la soluzione: flashback.
L'Odissea di Omero testimonia l'antica efficacia di questo "trucco".
Ulisse viene favorito dagli dei e attraversa tre quarti di Mediterraneo per approdare nell'isola dei Feaci, praticamente a una nuotata da Itaca.
Accolto dal re, si decide a raccontare il suo viaggio di ritorno da Troia: dieci anni di navigazione pericolosa.
E finalmente inizia la storia che tutti sanno, con i suoi capisaldi, Polifemo, Circe, le Sirene, la discesa nell'Ade ecc.
Ma lui è praticamente arrivato, il giorno dopo metterà piede nella sua amata patria.
Tutti i narratori possono sfruttare - e devono farlo quando le circostanze lo permettono - le sfasature tra fabula e intreccio: sebbene i fatti siano accaduti in modo lineare, noi veniamo a saperli "saltando" nel tempo e il racconto inizia dalla fine per poi riprendere il filo degli avvenimenti precedenti.
Il bello è che la "responsabilità" di dipanare il racconto è tutta nelle mani del protagonista e questo ci attrae, ci chiediamo quale strategia stia seguendo, cosa lo muove a raccontare.
Anche nell'Iliade è pieno di gente che racconta avvenimenti del passato ma essi servono solo a informare il lettore su genalogie, fondazioni di città, piccole beghe tra dei.
Qui invece le disavventure di Ulisse servono a far crescere la suspense, una suspense costante per chi legge dato che qualcosa o qualcuno si mette sempre di mezzo a ritardare il suo ritorno.
Nel gioco tra fabula e intreccio l'autore mescola come carte gli avvenimenti per poi servirli con regole nuove e a volte sorprendenti.
Intervallo
Ma gli autori hanno un potere ancora più grande: fermare il tempo.
Tutte le volte che entriamo nella mente dei personaggi per ascoltare le loro riflessioni in un certo senso il racconto, lo svolgersi dei fatti, è in standby, ma non bisogna abusare della pazienza dei lettori per riempire i racconti di informazioni storico-geografiche senza importanza per lo sviluppo dei fatti.
Silenzio, sta per iniziare il...
Secondo tempo
Ma quanto ci vuole a raccontare una storia?
Un po' come in quelle barzellette infinite dove chi racconta vuole sfiancare chi ascolta, una storia i cui avvenimenti durano un soffio potrebbe essere raccontata in dieci tomi.
E viceversa.
Qui è l'autore a giostrare il rapporto tra il tempo della storia e il tempo del racconto.
Tanto per restare tra poemi, il nostro Dante ci offre, nel V canto dell'Inferno, un minicorso sulla gestione del tempo nel racconto e il docente è Francesca.
Con la famosa anafora amor... amor... amor... Francesca ci racconta in tre sentenze nascita, sviluppo e conclusione dell'adulterio più discusso della nostra letteratura.
In questo caso, il racconto dura pochissimo rispetto al tempo "reale" degli avvenimenti.
Più avanti, però, Francesca narra passo dopo passo, sguardo dopo sguardo e pensiero dopo pensiero come avvenne il bascio fatale che quel giorno li portò a buttare via il romanzo di Artù e dedicarsi ad altre avventure.
Noi siamo ancora lì a bere ogni parola in questo ralenty amoroso mentre due labbra vere magari si sarebbero incollate da un pezzo.
Così un evento da un batter d'occhio può essere dilatato dall'autore a suo - e nel caso di Dante a nostro - piacimento.
Anche se la Commedia è poesia, Dante non nasconde di ispirarsi al teatro, perciò gli piace intrattenersi con i personaggi usando il dialogo proprio come nei testi per il palcoscenico.
Le due parti del racconto di Francesca sono in realtà risposte a domande di Dante.
Dobbiamo supporre dunque che l'atto del domandare e del rispondere raccontando, quindi il dialogo tra i due, potrebbe avvenire in un tempo identico o molto simile a quello che impieghiamo a leggerlo, tralasciando i problemi di comprensione e di declamazione.
E infatti le sequenze dialogiche sono le uniche nelle quali tempo della storia e tempo del racconto finiscono per coincidere.
Titoli di coda
Scrivere un post scandito dai tempi della visione di un film è l'ennesimo esempio di come il tempo possa muovere la nostra creatività di scrittori.
Come insegna Luc De Clapiers:
non è nato per la gloria chi non conosce il valore del tempo
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